Pallamano
Pallamano, Davide Bulzamini: “Con Lettonia e Bielorussia ce la giochiamo, il prossimo anno giocherò in Spagna”
La Nazionale italiana di pallamano maschile è tra le prime ad essersi mossa dopo la fine del lockdown e proprio in questi giorni si sta allenando in Abruzzo, tra Montesilvano e Chieti, per uno stage riservato a seniores e under 20. Tra i convocati anche Davide Bulzamini, protagonista nella seconda divisione francese lo scorso anno, ma che ha da poco firmato un contratto con Cuenca, formazione della Liga ASOBAL spagnola che mira ad ottenere un posto in Europa.
Ne abbiamo dunque approfittato per fare due chiacchiere con il terzino ex Romagna, tra presente, passato e futuro, trattando anche il difficile problema della quarantena per un atleta professionista.
Come hai trascorso il periodo in quarantena?
“Ho avuto la fortuna tornare in Italia da subito, appena fermato il campionato, quindi sono a casa da metà marzo. Sono sempre riuscito ad allenarmi per quel che si poteva, ho guardato tante partite, ma anche letto molto, cercando di passare il periodo nel miglior modo possibile”.
Il campionato in Francia come stava andando?
“Stava andando bene, eravamo ad appena due punti dai play-off e penso che ci saremmo potuti qualificare. E’ stata una fine amara, ma la salute è sempre stata la priorità e abbiamo accettato di buon grado le scelte adottate dalla Federazione. Hanno interrotto tutto dov’era, promuovendo le prime due in prima divisione”.
La prossima stagione invece sarà in Spagna…
“Sì, ho firmato con Cuenca per i prossimi due anni, dove ritroverò Martin Doldan, mio compagno di Nazionale, e sarà un upgrade nella mia carriera. Andrò lì per cercare di crescere, provando a conquistare un ruolo importante all’interno della squadra. Non vedo l’ora di dare il massimo e cercare di portare Cuenca in Europa”.
Cuenca che poi è anche la ex squadra di un altro azzurro, Pablo Marocchi.
“Sì, esatto. Lui ora tornerà in Italia però, a Siena. Mi sarebbe piaciuto molto rigiocare insieme dopo l’esperienza di un anno a Vernon, in Francia. Per me è più di un amico e sarebbe stato bello, però sono contento anche della sua scelta perchè so che ne è felice”.
Cosa significa per un italiano giocare da professionista all’estero?
“E’ un po’ un’arma a doppio taglio, perchè hai la possibilità di pensare solo alla pallamano, il che ti permette di migliorare più velocemente rispetto ad un dilettante, ma allo stesso tempo, per chi non è abituato, avere una vita incentrata unicamente sullo sport ti toglie la possibilità di staccare un po’ la spina dallo stress, e questo aiuta per performare meglio. Però è il sogno che tutti hanno quando iniziano a giocare, cioè fare della propria passione un mestiere a tutti gli effetti”.
Passando alla Nazionale, sono usciti da poco i raggruppamenti di qualificazione ai prossimi Europei e l’urna ha riservato Norvegia, Lettonia e Bielorussia, non proprio le ultime arrivate. Cosa ne pensi di questo girone?
“Sarà un girone impegnativo, ma a questo livello in ogni caso non sarebbe stato facile. La Norvegia è forse un po’ fuori portata, perchè è una delle prime tre al mondo. Sarà spettacolare giocare contro campioni del genere e anche Lettonia Bielorussia sono due ottime selezioni, ma arrivando bene ed in forma sono certo che potremo giocarcela, soprattutto in casa”.
In particolare la Lettonia ha un giocatore, Dainis Kristopans, che fisicamente è uno scherzo della natura. Come si affronta un atleta così particolare?
“Kristopans è secondo me il giocatore che in questo momento fa la differenza più di chiunque altro. E’ un 2.20 che attacca, vede il pivot, vede l’ala, corre molto, praticamente immarcabile, ad oggi il più incisivo. E’ un osservato speciale, cercheremo di limitarlo il più possibile a livello tattico durante la preparazione”.
Nella pallamano è difficile vedere dei giocatori di quella portata fisica, può essere a tuo avviso il futuro di questo sport?
“Sì, anche se c’è un problema. Atleti di quelle dimensioni spesso peccano molto in mobilità e coordinazione e così altezza e peso possono avere effetti negativi. Bisogna lavorare molto e specificatamente sin da piccolissimi per costruire pallamanisti di quella portata”.
Ora siete in raduno con la Nazionale, come vi state comportando per seguire le norme anti-Covid?
“Stiamo rispettando tutte le norme previste a livello nazionale, sanificando tutto prima, dopo e durante gli allenamenti, tenendo la mascherina fino all’ultimo”.
Tu sei uno di quelli che “ce l’ha fatta” e gioca a pallamano di professione, cosa consigli ad un ragazzo che si è appena affacciato a questo sport?
“Sembra un luogo comune, ma quello che fa la differenza è il lavoro. Bisogna lavorare sempre e più degli altri, facendo anche molti sacrifici, rinunciando di conseguenza alla vita privata. Ci saranno difficoltà, ma non bisogna abbattersi e continuare con costanza”.
Chiudiamo con una curiosità: qual è il tuo giocatore preferito?
“E’ una domanda difficile, ma penso Ivano Balic. Quando aveva la palla in mano non sapevi mai cosa potesse fare, tirava fuori giocate incredibili entrate nella storia di questo sport, un talento puro. Poi mi vengono in mente anche Filip Jicha, Alberto Entrerrios, o uno meno conosciuto, Borge Lund, centrale norvegese del Kiel, anche se Balic è un gradino sopra”.
E tra quelli attualmente in attività?
“Ora come ora Nikola Karabatic per la sua completezza e tenuta mentale. E’ ad altissimi livelli da quando aveva 18 anni, ha vinto tutto e ancora oggi non perde la voglia di buttarsi su ogni pallone, non si risparmia mai ed è una cosa che non ho mai visto. Lo ammiro molto per questo”.
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gianni.lombardi@oasport.it
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Foto: FIGH