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Rugby
Rugby: Meno sostituzioni per evitare infortuni
Ridurre in numero di cambi permessi durante un match di rugby, per salvaguardare la salute dei giocatori e rendere il gioco meno “meccanico”. World Rugby, il governo della palla ovale mondiale sta mettendo a punto uno studio per capire se ridurre le sostituzioni nel rugby possa giovare sia al gioco sia alla salute dei rugbisti.
Oggi, infatti, sono ben 8 i cambi permessi durante gli ottanta minuti di gioco, cioè oltre metà squadra viene sostituita. Questo, ovviamente, significa forze fresche per tutto l’arco del match, con i ritmi del gioco che diventano insostenibili. I giocatori entrati in campo nella ripresa hanno una velocità e una potenza tale da influire in maniera pesante sul risultato, mentre quei giocatori che non sono stati sostituiti pagano il gap di fatica, sia in termini di velocità sia di prontezza dei riflessi e affaticamento.
Non solo, perché i tanti cambi influiscono anche sull’utilizzo dei giocatori. Un giocatore che sa che verrà utilizzato solo per pochi minuti può dare il 100% del proprio apporto fisico in quel lasso di tempo, spesso andando oltre i propri limiti, senza bisogno di dosare le forze per tutti gli 80 minuti del match. Questo porta a un rugby sempre più fisico, con contatti sempre più violenti e un aumento esponenziale del rischio di infortuni, anche seri.
Per questo motivo World Rugby vorrebbe limitare al massimo a sei, ma forse anche meno, i cambi nell’arco del match, obbligando così la maggior parte dei giocatori a dosare forza e potenza. “Abbiamo bisogno di informazioni e dati di buona qualità per prendere questo genere di decisioni. Ecco perché ne stiamo mettendo insieme in grande quantità, per esaminare l’impatto dei sostituti sul ritmo del gioco e sui tassi di infortunio. La prima cosa che dobbiamo capire con certezza è se la riduzione delle sostituzioni fa una grande differenza nei suddetti indici, e nel caso, se così fosse, iniziare a cercare le soluzioni pratiche a quel problema” ha spiegato Eanna Falvey, responsabile medico del World Rugby.
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Foto: Alfio Guarise – LPS