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Tennis: Matteo Berrettini, tra i buoni segnali delle esibizioni e i dubbi della programmazione
Questa settimana sono finite le questioni legate agli italiani nelle esibizioni. A vario titolo, soprattutto Matteo Berrettini e Jannik Sinner si sono cimentati nei vari eventi proposti fino a oggi, con una prima sorta di “prefazione” ad aprile in cui Paolo Lorenzi ha giocato tantissimi match negli Stati Uniti. Andiamo qui a concentrarci sul numero 8 del mondo.
Il romano ha partecipato all’Ultimate Tennis Showdown, l’evento creato da Patrick Mouratoglou nella sua Accademia, poi si è presentato al Thiem’s 7 di Kitzbuhel e ha infine ha accettato la richiesta di far parte, almeno per la prima metà, all’esibizione su erba del circuito Bett1 Aces di Berlino.
In tutti gli eventi ha fatto vedere delle cose piuttosto significative: l’UTS l’ha vinto, pur con il suo sistema di punteggio particolare, superando il greco Stefanos Tsitsipas in un’accesa finale, sulla terra austriaca è stato fermato dalla combinazione russa Rublev-Khachanov (ma ha portato a casa il terzo posto), e infine sull’erba berlinese è arrivato a pochi passi dal battere l’austriaco Dominic Thiem, dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, due cose: che al passo dei big ci sa stare e che ha tutte le carte in regola per poterli battere, come del resto già accaduto spesso nel corso dello scorso anno (per informazioni, chiedere ai vari Zverev, Monfils, Khachanov, lo stesso Thiem, per citarne alcuni).
E ora, i dubbi: Stati Uniti o Europa? Lo stesso Berrettini ha messo in chiaro il fatto che non è certo di partecipare ai tornei americani sul veloce. Una scelta di campo non così semplice, perché da una parte a Cincinnati (quest’anno trasferito a New York) ha perso al primo turno, dall’altra agli US Open è arrivato fino in semifinale, punteggio che difenderebbe in caso di non partecipazione visto com’è stato rimodulato il ranking ATP a seguito delle conseguenze dello stop da pandemia. E poi, in Europa i suoi risultati del 2019 potrebbero spingerlo a cercare di migliorare nel 2020: a Madrid non aveva giocato, a Roma era arrivato fino al terzo turno e al Roland Garros il norvegese Casper Ruud lo aveva trovato in una delle sue giornate più negative al secondo turno. In breve, c’è ancora tanto da comprendere del futuro del romano, numero 1 d’Italia, 8 del mondo e tra coloro che con più probabilità potranno rimanere a lungo in top ten nelle prossime stagioni.
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Foto: Matchfotos.de / Shutterstock.com