Formula 1

F1, l’ammissione di Charles Leclerc. Ferrari non competitiva: tutto il pacchetto non funziona

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Per la Ferrari il bilancio del Gran Premio di Spagna è indubbiamente negativo. Non basta il settimo posto di Sebastian Vettel per risollevare le sorti del Cavallino Rampante, uscito davvero male dalla prova di Barcellona. Peraltro la Scuderia di Maranello ha guadagnato il dubbio primato di registrare l’unico guasto meccanico di giornata, quello che ha costretto Charles Leclerc al ritiro. Proprio le dichiarazioni rilasciate dal monegasco ai microfoni di SkySport F1 fanno riflettere.

Si tratta di parole pronunciate a caldo, quindi con l’adrenalina della competizione ancora presente in corpo e, proprio per questa ragione, prive di filtri politically correct. Il ventiduenne del Principato ha testualmente detto: “La situazione non era differente rispetto ad altre volte. Non c’è il motore e non c’è l’aerodinamica, manca tutto il pacchetto”. Già, e su una pista come Montmelò le difficoltà emergono prepotentemente. Perché questo tracciato non è certo spettacolare, ma ha il pregio di mettere a nudo il reale valore delle monoposto. Qui non basta eccellere in una componente per fare la differenza, ma bisogna avere una vettura completa. Il verdetto di Barcellona 2020 per la Ferrari? Doppiate dalle Mercedes e da Max Verstappen, inferiori anche alle Racing Point, in piena bagarre con McLaren, Renault e… Alpha Tauri! Insomma, un disastro.

È incredibile pensare che in due anni si sia passati dal lottare per il Mondiale alla situazione attuale. Un’involuzione pazzesca che ricorda parecchio quelle del 1980, anno successivo al trionfo iridato del 1979, e del 1992, quando (proprio come oggi) si passò in due anni da un titolo perso in extremis ad avere una vettura da centro schieramento. Effettivamente per chi ha memoria storica sembra davvero di essere tornati al 1992, perché l’attuale SF1000 ha diversi punti in comune con la F92A. Come ha detto Leclerc, non c’è né il motore, né l’aerodinamica, quindi non funziona niente. Peraltro, anche la SF1000 ha l’inquietante tendenza a passare dal sovrasterzo al sottosterzo e viceversa a seconda delle caratteristiche delle curve, indice di come non abbia alcun genere di equilibrio. Peraltro, quest’oggi, osservare il camera car di Daniil Kvyat, che seguiva da vicino Vettel a inizio Gran Premio, ha fatto “apprezzare” tutte le difficoltà del tedesco nel tenere in pista un’auto che sbandava ovunque.

Ricapitolando, non c’è niente di competitivo in questa Ferrari, che per di più inizia a diventare anche inaffidabile. Tra Silverstone e Barcellona i problemi tecnici si sono moltiplicati. In Inghilterra tutti sulla vettura del tedesco e fortunatamente solo in prova, mentre in Spagna il monegasco è stato tradito in gara. Non può bastare la classe di due piloti di talento nella gestione degli pneumatici a tenere a galla le sorti dell’attuale progetto, rivelatosi sbagliato sotto ogni punto di vista. Di tanto in tanto arrivano dei lampi di competitività, ma la situazione è talmente ingarbugliata che non si capisce neppure la ragione degli improvvisi ed effimeri miglioramenti.

Inutile strepitare contro complotti orditi da chicchessia per depotenziare il fantasmagorico motore di Maranello, se poi uno dei problemi principali della monoposto è l’aerodinamica. D’accordo, il propulsore non è quello dell’anno scorso e su questo non ci piove. Però neppure l’efficacia aerodinamica della vettura è la stessa del 2017 e del 2018, quando la Ferrari sfidava ad armi pari la Mercedes, anziché venirne doppiata

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Dunque, quali prospettive ci possono essere per il futuro? Ora come ora sono davvero grame, perché la SF1000 dovrà essere giocoforza usata anche nel 2021. A Maranello bisognerà trovare il modo di tappare almeno alcune falle di questa disgraziata auto. Inoltre, e soprattutto, sarà necessario capire le ragioni della tremenda involuzione aerodinamica che ha colpito il team, perché la Ferrari non può permettersi di ritrovarsi con gli stessi problemi anche nel progetto del 2022. Vegetare a centro gruppo per più di due stagioni di fila non sarebbe degno del blasone del Cavallino Rampante e del talento di chi si troverà per le mani le Rosse del futuro.

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Foto: La Presse

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