Formula 1
F1, Luigi Mazzola: “La Ferrari ha una mentalità perdente, sembra di essere tornati ai primi anni ’90”
Passione, energia, emozioni, ricerca maniacale della performance e commitment: sono questi alcuni dei valori che portano a ottenere grandi risultati e a fare la differenza. L’ingegnere Luigi Mazzola ne sa qualcosa, avendo alle spalle anni e anni di F1, iniziando nel 1988 la sua avventura nel Circus e legando la propria esperienza alla Ferrari fino al 2009. Con la Rossa riesce a vincere otto campionati mondiali costruttori in qualità di Responsabile Tecnico delle attività test, e ben sei campionati di F1 piloti come Test Team Manager. Lo stretto contatto con piloti di grande rilievo come Alain Prost, Michael Schumacher, Nigel Mansell, Gerhard Berger, Ruben Barrichello, Eddie Irvine, Kimi Raikkonen, Felipe Massa, e Jean Alesi, gli hanno permesso di sviluppare delle competenze anche un po’ trasversali, al punto che la sua curiosità lo ha portato ad approfondire la preparazione nell’ambito della gestione delle risorse umane, come dimostrato dall’attività di Performance Coach e Speaker motivazionale, forte di quanto vissuto in F1 e di una mentalità vincente.
Il suo, poi, è un volto molto noto per la presenza in trasmissioni di approfondimento come Race Anatomy su Sky Sport e quindi chi meglio di lui può dare una chiave di lettura a quello che la Ferrari al momento sta vivendo? Mazzola, intervistato da OA Sport (in collaborazione con Sport2U) nel corso della trasmissione FormulaUno2U, ha fornito delle chiavi di lettura interessanti. In primis, l’ing. ci ha spiegato i motivi del disastro tecnico della SF1000, finita doppiata dalla Mercedes nell’ultimo GP di Spagna: “E’ possibile in un anno che si seguano degli indirizzi di progetto e si vada inevitabilmente a fallire. L’anno scorso la Ferrari era una macchina molto veloce in qualifica, ma poco consistente in gara in certi GP e con mancanza di carico aerodinamico. Questo ha portato a pensare di aumentare il livello di carico quest’anno. Non è complicato farlo, ma si paga con una diminuzione di velocità e la situazione motore non deve aver troppo agevolato la Rossa, dopo il famoso accordo con la Fia. L’idea era quella di un’evoluzione della SF90, sbagliando per certi aspetti e non avendo più la stessa potenza dell’anno scorso. Se si vanno a guardare i cronologici, sono due secondi al giro (quasi) e sembra di essere tornati indietro ai primi anni ’90. In più, questa macchina è poco prevedibile, certe volte va bene con Sebastian Vettel (in Ungheria) e certe volte con Charles Leclerc (in Gran Bretagna). Una vettura di cui è difficile capire il comportamento e in cui il legame imprescindibile tra motore e aerodinamica è poco prestazionale“.
Sfruttando le sue competenze, sia nell’ambito tecnico che delle risorse umane, Mazzola ha espresso anche un parere sulla situazione gestionale interna alla scuderia di Maranello. L’annuncio di una futura competitività nel 2022 da parte della dirigenza ha un po’ fatto storce il naso a chi ha vissuto e vive a pane e ambizione: “Nel 2022 non è detto che questo accadrà. E’ un’affermazione che lascia il tempo che trova e in questi due anni che facciamo? Il mondo delle persone che competono in F1 è fatto da Racer, un ambiente in cui si vuol vincere e competere per arrivare alla vittoria. Lottare per il secondo o il terzo posto che cosa vuol dire? Avrei comunicato qualcosa di diverso. E’ vero che telaio, motore, cambio sono congelati, ma attenzione che dal punto di vista aerodinamico si può lavorare. Non mi sembra che si sia fatto un grande passo da questo punto di vista. Gli sviluppi vanno programmati a breve, medio e lungo tempo e invece…E’ necessario dare il massimo, un po’ quello che è accaduto in passato in Ferrari e ora avviene in Mercedes. Il secondo è sempre il primo dei perdenti, come diceva Enzo Ferrari“.
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L’ex tecnico della Ferrari ha poi rivelato un altro aspetto interessante riguardante il diverso andamento tra l’ultima gara disputata a Silverstone (Gran Bretagna) e vinta dall’olandese della Red Bull Max Verstappen e quella in Spagna, con successo del britannico della Mercedes Lewis Hamilton: “Il motivo per cui c’è stata una differenza importante tra i due weekend, al di là delle piste, sono state le gomme. In terra iberica c’erano delle mescole con pressioni più basse, il compound era differente e poi i tecnici sono stati abili nell’analisi. In Gran Bretagna, confrontandosi Hamilton e Bottas, hanno portato al limite le gomme fin da subito, avendo problematiche di blistering di cui Verstappen ha approfittato; in Catalogna Lewis è andato “piano” nei primi giri, guadagnando pochi decimi, funzionali alla sua strategia. Non appena infatti è venuto il momento di spingere, si è vista la differenza. Un vantaggio in termini di mappatura del motore? Probabile. Questo dimostra che margine abbiano, potendosi permettere di gestire la situazione“.
INTERVISTA VIDEO A LUIGI MAZZOLA
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse