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Calcio
Inter-Shakhtar Donetsk, la rosa degli ucraini ai raggi X. Un mix ucraino-brasiliano all’insegna della qualità
Domani, lunedì 17 agosto alle ore 21.00, l’Inter sfiderà lo Shakhtar Donetsk sul campo neutro di Dusseldorf. I nerazzurri sono chiamati alla grande impresa per superare i temibili ucraini allenati da mister Luis Castro e per agguantare la finale di Europa League 2020. La compagine allenata da Antonio Conte vuole tornare in un atto finale di una Coppa continentale dall’ormai celebre finale di Madrid di Champions League di 10 anni fa e, nel caso, spezzerebbe un tabù incredibile per le squadre italiane. Non portiamo una squadra all’ultimo atto della Europa League (o Coppa Uefa) dal lontano 1999, quando il Parma di Alberto Malesani alzò il trofeo a Mosca. 21 anni. Davvero troppo.
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Non sarà, però, una passeggiata per l’Inter. La squadra milanese ha tutte le carte in regola per essere definita la più attrezzata tra le quattro rimaste in lizza ma, ad ogni modo, dovrà fare particolare attenzione allo Shakthar Donetsk, una squadra di ottima qualità e, soprattutto, abituata a questi palcoscenici. Ad inizio anno era inserita nel girone di Champions League assieme all’Atalanta che, come ben ricordiamo, andò a vincere facilmente in Ucraina per blindare la qualificazione. La rosa, come sempre, ha due colori: quello ucraino e quello brasiliano. Gli atleti indigeni sono 15 (con due naturalizzati), mentre i sudamericani sono addirittura 10. A parte queste due nazionalità rimane solo un georgiano e un israeliano.
Lo Shakhtar Donetsk solitamente si schiera con il 4-2-3-1 con l’esperto Pyatov tra i pali, Dodò, Kryvcov, Bondar e Matviienko in difesa, Antonio e Stepanenko davanti alle retroguardia, quindi Marlos, Alan Patrick e Taison a sostegno di Moraes. Si può definire una squadra che gioca a calcio, che propone una idea ben precisa e che sa sfruttare il proprio talento. Si tratta di una squadra matura che costruisce e cerca il dominio del gioco. Ha qualità e lo vuole dimostrare costantemente, con tanti giocatori che giocano insieme da diverso tempo. L’Inter dovrà essere attenta nella gestione dei ritmi e dovrà togliere dei riferimenti a questa squadra.
Dal complessivo passiamo ai singoli. In porta il guardiano di mille battaglie: Andrij Pjatov classe 1984 un portiere solido ma che spesso commette qualche errore di troppo. Un portiere che si avvicina alle 300 presenze con questi colori. Terzino destro il giovane Dodò classe 1998 un giocatore che rappresenta il classico esterno basso brasiliano: ovvero sa spingere, meno forte quando deve chiudere. La coppia di centrali difensivi è aperta da Serhij Kryvcov, classe 1991. Elemento esperto anche della Nazionale, che va a braccetto con Valerij Bondar che, nonostante sia un classe 1999, ha già dimostrato di poter giocare titolare negli arancio-neri. Sull’out di sinistra Mykola Matvijenko classe 1996 un terzino solido che pensa poco ad offendere, ma che ha già 4 gol segnati in carriera.
A centrocampo troviamo due “frangiflutti”. Il primo è il brasiliano classe 2000 Marcos Antonio. Nonostante abbia solo 20 anni ha messo in mostra ottima tecnica e vivacità, sa inserirsi in area, ma gioca comunque davanti alla difesa. Assieme a lui troviamo uno dei senatori: Taras Stepanenko classe 1989. 203 presenze in carriera con lo Shakthar e tanta sostanza.
Arriviamo al pacchetto offensivo. 4 elementi che sanno dare tecnica e imprevedibilità alla squadra. A destra troviamo Marlos, classe 1988, un mancino che gioca sulla fascia opposta che fa del dribbling il suo punto forte, ma la porta la vede eccome. In zona centrale gioca Alan Patrick, un altro brasiliano classe 1991, il regista offensivo, se così si può dire, mentre a sinistra troviamo il pericolosissimo Taison. Ancora un brasiliano, classe 1988, ancora un ottimo dribblatore, ma che ha comunque le capacità per vedere la porta. Il punto di riferimento in attacco, invece, è Junior Moraes. Brasiliano a sua volta, classe 1987, che vanta uno score non da poco con gli ucraini, ovvero 39 gol segnati in 54 match disputati.
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Lapresse