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Ciclismo
‘Le Tour du directeur’: Pedersen allevia l’argento di Trentin; Bernal, non un bel segnale. Domani Alaphilippe…
Amici di OA Sport, vi diamo il benvenuto alla rubrica “Le Tour du directeur”, nella quale ogni sera analizzeremo i temi principali della tappa del Tour de France 2020, proiettandoci poi anche sui temi della giornata successiva. Buona lettura!
ALEXANDER KRISTOFF, UNA VITTORIA ATTESA?
No, sono sincero. Faticavo persino ad inserirlo tra gli outsider, perché solo qualche giorno fa aveva disputato un Europeo da comparsa, senza neppure portarlo a termine. Invece oggi ha vinto con l’esperienza, si è esaltato con il freddo e nel finale ha lanciato una progressione che non ha dato scampo agli avversari. Non sarà più quello di un tempo, ma nella giornata giusta resta un cagnaccio difficile da battere.
CHE SPUNTI OFFRE LA PIAZZA D’ONORE DI MADS PEDERSEN?
Allevia, a quasi un anno di distanza, l’amarezza per l’argento mondiale di Matteo Trentin. Il danese sta legittimando ampiamente la maglia iridata, dimostrando peraltro di potersela giocare anche in volate a ranghi compatti. Attenzione, il risultato di oggi non è una sorpresa: ad inizio agosto aveva vinto uno sprint di gruppo al Giro di Polonia. Dunque si tratta di un corridore solido e, soprattutto, tanto veloce. Ci sta, dunque, che in una volata a due abbia battuto Trentin. Non fu un caso.
PETER SAGAN E’ FINITO?
No, assolutamente. Forse i tempi d’oro sono alle spalle, ma resta un corridore di gran classe, peraltro appena 30enne, sebbene piuttosto logoro dal punto di vista fisico. Resta il mio favorito per la maglia verde, anche perché andrà a caccia di punti nei traguardi volanti ed anche lanciandosi in fughe da lontano in tappe non adatte ai velocisti.
SOGNO SFUMATO PER GLI ITALIANI: CI ASPETTAVAMO DI PIU’?
Giacomo Nizzolo è stato bravo a recuperare dopo la caduta, nel rientro ha sprecato energie preziose. Negli ultimi 50 metri è rimasto chiuso da Pedersen, ma non avrebbe comunque raggiunto Kristoff. Elia Viviani è uno dei corridori che più ha patito il lockdown, dai primi di agosto sta faticando ad ingranare. Il sesto posto può dargli fiducia, ma non sarà semplice vincere una tappa. Per Matteo Trentin, in una volata di gruppo, le speranze erano oggettivamente ridotte al lumicino, mentre anche Sonny Colbrelli ha pagato dazio ad una caduta.
TANTE CADUTE: SARA’ UN TOUR DE FRANCE AD ELIMINAZIONE?
Sì, me lo aspetto. Negli ultimi anni, nei primi 10 giorni delle grandi corse a tappe, le cadute sono all’ordine del gioco a causa del nervosismo che regna in gruppo e di percorsi spesso insidiosi. Oggi ne ha fatto le spese il russo Pavel Sivakov, giunto a 13 minuti, ma sono finiti a terra anche Quintana, Pinot, Porte, Alaphilippe…Ogni giorno nasconderà delle insidie. Al Tour non solo vince il migliore, ma anche chi è bravo a rimanere in piedi…
TACITO ACCORDO TRA I CORRIDORI PER RALLENTARE IN DISCESA: LA SCELTA GIUSTA?
Sotto il profilo della sicurezza sì, ma dal punto di vista sportivo una scelta di questo genere danneggia lo spettacolo. 35 km quasi a spasso sono risultati stucchevoli.
COME SI PUO’ VALUTARE L’ATTACCO IN DISCESA DELL’ASTANA?
Folle, anche perché il capitano Miguel Angel Lopez è tutto tranne che uno specialista ed infatti è finito contro un palo. Un incidente spaventoso, per fortuna il casco lo ha salvato.
COME ESCONO I FAVORITI DALLA PRIMA TAPPA?
Quasi tutti male. Egan Bernal si è addirittura staccato in discesa, salvo rientrare: non un buon segnale, si è fatto sorprendere. Inoltre il colombiano potrebbe perdere un gregario di lusso come Sivakov, le cui condizioni saranno valutate nelle prossime ore. Thibaut Pinot (FDJ) e Nairo Quintana (Arkea-Samsik) hanno fatto amicizia con l’asfalto ed il francese è giunto al traguardo sconsolato. Lo stesso Primoz Roglic (Jumbo-Visma) ha tremato per la caduta di George Bennett in discesa: il neozelandese, inizialmente dolorante alla spalla sinistra, è rientrato. In questo Tour i gregari giocheranno un ruolo quasi decisivo, per questo perderli per strada potrebbe rappresentare una zavorra alle ambizioni di vittoria. Chi ha convinto è invece il giovane sloveno Tadej Pogacar, 17° all’arrivo e sempre vigile nelle prime posizioni: se realmente Bernal e Roglic non sono al 100%, il giovane capitano della UAE Emirates, già terzo alla Vuelta 2019, potrebbe rappresentare la grande sorpresa della Grande Boucle.
COSA ASPETTARSI DALLA TAPPA DI DOMANI?
Arrivano le prime montagne, con due GPM di prima categoria: il Col de la Colmiane (16,3 km molto pedalabili e costanti al 6,3% di pendenza media) ed il Col de Turini (ascesa molto irregolare, pendenza media del 7,4% e tre settori superiori al 10%). Dalla cima di quest’ultima salita mancheranno tuttavia 86,5 km all’arrivo, troppi per pensare che possano muoversi i favoriti. Nel finale i corridori affronteranno inoltre il Col d’Eze (7,8 km al 6,1%, GPM di seconda categoria) e il Col des Quatre Chemins, 5,5 km al 5,8% (ma i primi km sono all’8%). Quest’ultimo, di fatto, è una cote dalla cui vetta mancheranno 9 km all’arrivo, quasi tutti in discesa: un trampolino di lancio ideale per un attacco. Non mi aspetto grandi distacchi, ma è una frazione per corridori esplosivi. Da Julian Alaphilippe, per intenderci. Occhio anche al belga Wout Van Aert. Penso che la maglia gialla possa già cambiare padrone.
federico.militello@oasport.it
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Foto: Carola Semino