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Masters 1000 Cincinnati 2020: Matteo Berrettini l’ultimo azzurro a cadere. Bilancio preoccupante in vista degli US Open?

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Con l’uscita di scena, ieri, di Matteo Berrettini l’Italia non ha più alcun rappresentante nel Masters 1000 di Cincinnati, prestigioso torneo di tennis che ha rappresentato la ripresa effettiva del circuito ATP.

Delusione? Forse un po’ sì, ma sulla base di quello che gli azzurri avevano fatto vedere nella stagione passata. Indubbiamente l’autentica “Caporetto” delle qualificazioni non era stato un buon presagio, viste le sconfitte di Stefano Travaglia contro lo slovacco Norbert Gombos, di Gianluca Mager contro l’altro slovaco Andrej Martin e di Andreas Seppi che ha ceduto al coreano Kwon. Un percorso nel quale vi è stato anche un derby tricolore tra Salvatore Caruso e l’atteso Jannik Sinner, con il successo a sorpresa del siciliano, bravo poi a entrare nel tabellone principale, perdendo in maniera molto più che onorevole contro il serbo Filip Krajinovic.

E’ chiaro che la battuta d’arresto di Sinner non fosse prevista. Grandi i meriti di Caruso, ma male Jannik che sulla sua superficie preferita non ha espresso il suo tennis, commettendo davvero troppi errori e dando la sensazione di essere molto lontano dalle punte di rendimento offerte l’anno scorso. Una bocciatura, però, non certo dal sapore di condanna perché parliamo di un ragazzo giovane che sta ancora costruendo il suo gioco e a cui va dato il tempo necessario, senza pretendere la luna. Tuttavia, è giusto rimarcare una prestazione al di sotto delle aspettative.

Venendo a Lorenzo Sonego e a Berrettini i discorsi vanno distinti. Il piemontese è caduto sotto i colpi dell'”ammazza italianiTennys Sandgren, giocatore rognoso e non facile da battere, sprecando delle opportunità importanti nel secondo set del primo turno. Del rammarico c’è per quello che avrebbe potuto essere e invece non è stato. Per Matteo la sconfitta contro l’altro americano Reilly Opelka è frutto soprattutto dell’eccellente prova dello statunitense, ma anche di una prestazione non irresistibile in risposta, non cogliendo quelle poche occasioni concesse per togliere qualche sicurezza in più al suo avversario.

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Un quadro preoccupante in vista degli US Open (31 agosto-13 settembre)? Sicuramente non si sorride, ma si sa che in uno Slam le situazioni cambiano, già per il fatto di dover affrontare partite al meglio dei cinque set. Un contesto diverso, anche se l’assenza del pubblico renderà il tutto un po’ strano.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Leonard Zhukovsky / Shutterstock.com

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