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Tennis
Masters 1000 Cincinnati 2020: perché Matteo Berrettini ha perso contro Opelka? Errori da fondo e poca mobilità
29 vincenti di cui 20 ace e 12 errori non forzati. Sono questi alcuni numeri della prestazione dell’americano Reilly Opelka contro Matteo Berrettini, nel match valido per gli ottavi di finale del Masters 1000 di Cincinnati (Stati Uniti). L’azzurro ha dovuto fare i conti con una prestazione ai limiti della perfezione dell’avversario, che ha potuto contare soprattutto su un apporto della battuta superiore ai suoi standard già eccellenti.
Come si dice in gergo, lo statunitense è stato a tratti ingiocabile e quella sensazione di impotenza è stata palpabile nel corso dell’intero match. Un giocatore particolarissimo Opelka, molto alto (213 cm), che imposta il suo tennis alla ricerca del winners, non dando mai ritmo all’avversario. Va detto che il classe ’97 nativo del Michigan ha fatto vedere dei miglioramenti sostanziali anche da fondo, cosa che ha affossato le velleità del nostro portacolori, che mai si era confrontato con un tennista con caratteristiche di questo genere.
Dunque, perché Berrettini ha perso? Detto della prestazione notevolissima di Opelka, delle responsabilità le ha anche l’italiano. Contro un giocatore del genere, infatti, non sono ammessi errori nello scambio perché questi poi vanno a pesare sugli equilibri del confronto. Di fatto Matteo non ha mai messo sotto pressione, in termini di punteggio, il rivale, anche quando magari avrebbe potuto farlo. I 10 errori non forzati hanno pesato notevolmente sugli equilibri di una partita del genere ed è questo un aspetto su cui l’azzurro dovrà migliorare in vista dei prossimi US Open che avranno inizio il 31 agosto e termineranno il 13 settembre.
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In generale, infatti, l’azzurro ha denunciato qualche problema di troppo in risposta, criticità che poi Opelka ha reso ancor più di difficile risoluzione. Forse una posizione alla battuta, nel primo set, troppo arretrata non è stata una scelta così azzeccata e nello stesso tempo, da fondo, l’uso dello slice di rovescio, piuttosto che il colpo coperto, avrebbe potuto creare qualche problema in più a un tennista così alto. In buona sostanza, fatti i dovuti complimenti all’americano, il romano deve rivedere qualcosa anche nei movimenti, visto che il suo timing non era ideale.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse