Ciclismo

Route d’Occitanie 2020: la giovane Ineos di Bernal e Sivakov fa paura. Vlasov è una realtà

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Si è conclusa ieri la Route d’Occitanie 2020 che ha visto la vittoria di Egan Bernal davanti al compagno di squadra Pavel Sivakov. La giovane coppia della Ineos ha letteralmente demolito la concorrenza nel tappone di lunedì che prevedeva le scalate di Port de Bales, Peyresourde e Col de Beyrède. Con questo trionfo, il primo del 2020, il campione in carica della Grande Boucle lancia un segnale forte in vista del grande giro francese che prenderà il via sul finire di agosto. I suoi potenziali rivali presenti alla breve corsa a tappe transalpina, da Pinot e Bardet, passando per Richie Porte e Miguel Angel Lopez, sono stati letteralmente spazzati via. Il prossimo test al Tour de l’Ain, ove saranno della partita anche Quintana e Roglic, con gli altri due leader della Jumbo al seguito, pare decisamente più probante. Egan, però, dopo questa prova di forza, è tornato a far paura a tutti.

Come detto, tuttavia, di fianco a Egan è emerso un Pavel Sivakov, secondo a 10″ dal sudamericano sul Col de Beyrède, che se non avesse dovuto lavorare per il compagno, avrebbe potuto contendergli la vittoria. Il russo, coetaneo del colombiano, da U23 aveva mostrato lampi di talento grandiosi diventando il primo, nella storia, a vincere Ronde de l’Isard, Giro d’Italia U23 e Giro della Valle d’Aosta nella stessa annata. Dopo un 2018 interlocutorio, nel 2019 aveva vinto Tour of the Alps e Giro di Polonia e si era piazzato al nono posto al Giro d’Italia dei grandi. Ora il figlio d’arte sembra aver fatto un ulteriore salto di qualità a pare sia prossimo a realizzare tutto il suo potenziale. La Ineos, che in questa stagione ha in programma di portarlo al Tour come gregario di Bernal, Thomas e Froome, inizia a stargli stretta. Pavel è in scadenza a fine stagione e viene da chiedersi se ha senso, per lui, rimanere nel team britannico a recitare il ruolo di spalla del vincitore uscente del Tour de France, quando avrebbe le qualità per essere uno dei suoi rivali più temibili, insieme a Pogacar ed Evenepoel, nel prossimo decennio.

L’unico capace di avvicinarsi alla coppia Ineos è stato un altro giovane, di un anno più vecchio rispetto ai due enfant prodige sopraccitati, vale a dire Alexander Vlasov dell’Astana. Anch’egli russo, anch’egli trionfatore del Giro d’Italia U23, più precisamente dell’edizione 2018, l’alfiere del team kazako continua a stupire ogni volta che attacca il numero alla schiena. Quando vinse la Corsa Rosa dedicata alla categoria antecedente agli elite, infatti, era un corridore già professionista e all’ultimo anno disponibile per partecipare alle manifestazioni riservate agli U23. Il modo in cui conquistò la gara, oltretutto, sfruttando la sua solidità e il suo acume tattico, senza però dominare in salita, faceva pensare che potesse diventare un atleta capace di centrare tanti bei piazzamenti, ma non in grado di competere coi migliori uomini da corse a tappe del globo. Grazie a una mentalità da vero campione e alla sua etica del lavoro, però, Alexander sta migliorando senza sosta. A febbraio il nativo di Vyborg, nell’unica altra gara disputata con la casacca dell’Astana, era arrivato secondo, vincendo anche una tappa, al Tour de Provence. Solo il maestoso Quintana di inizio stagione lo aveva battuto. Ora, alla ripresa delle competizioni, si leva subito lo sfizio di staccare nettamente in salita corridori come Thibaut Pinot, Bauke Mollema e Richie Porte.

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L’appena citato Thibaut Pinot, ad ogni modo, ancora non è quello del Tour 2019, ma è stato l’unico, oltre ai due russi, in grado di tagliare il traguardo con meno di 1′ di distacco da Bernal (più precisamente 31″). Viene da chiedersi, però, se può ritoccare i livelli della scorsa Grande Boucle e se questo possa bastare per vincere l’edizione 2020 del grande giro francese, nel quale la concorrenza si prospetta decisamente più agguerrita. Tra gli altri uomini di classifica, il migliore è stato Bauke Mollema, autore di una prestazione accorta e brillante. Sul Col de Beyrède si è staccato prima di altri, ma salendo del suo passo è riuscito a giungere in cima prima di atleti come Romain Bardet e Richie Porte che hanno provato fino all’ultimo a tenere le ruote dei migliori. Anche Warren Barguil ha sfornato una prestazione analoga ed è arrivato alla meta appena quattro secondi dopo il neerlandese. Il campione di Francia dimostra, così, di avere un colpo di pedale migliore rispetto a quello delle ultime due stagioni e alla Grande Boucle potrebbe rivelarsi un gregario fondamentale per Nairo Quintana.

La delusione più grande della manifestazione è stata indubbiamente Miguel Angel Lopez. Il colombiano è andato malissimo in salita, dimostrandosi particolarmente imballato. Il suo stato di forma, a poche settimane dalla Grande Boucle, preoccupa e non poco. Il tempo a disposizione per trovare il colpo di pedale giusto è sempre meno. Non brilla neanche Chris Froome, il quale si è limitato a lavorare per i compagni in salita, nella terza frazione, per pochi minuti, prima di farsi da parte e salire con il suo passo.

Tornando ai giovani, alla Route d’Occitanie si è messo in luce anche Remy Rochas, 24enne transalpino della Nippo-Delko, il quale ha concluso la gara a un passo dalla top-10. Ai più il suo nome dirà poco, ma un lustro fa era un grimpeur molto quotato. Rochas nelle categorie giovanili aveva mostrato colpi notevoli. Nel 2014, da junior, vinse la Classica delle Alpi battendo David Gaudu. Nel 2015, al primo anno da U23, dominò il Tour de la Caba mentre l’anno seguente si impose, in solitaria, sull’ascesa di Ax3 Domaines alla Ronde de l’Isard. Nell’ultimo triennio, tuttavia, i suoi risultati erano calati notevolmente. Lo scalatore transalpino aveva già lanciato bei segnali al Sibiu Cycling Tour, ove era giunto quarto, ma chiaramente vederlo lottare alla pari coi migliori al mondo ha tutt’altro significato.

Nell’ultima frazione della breve gara tappe transalpina, con arrivo su un muro a Rocamadour, abbiamo avuto un altro saggio del talento di Benoit Cosnefroy. Il puncheur francese ha anticipato gli uomini di classifica con una stoccata d’autore a cui nessuno ha avuto il coraggio di rispondere. Per quanto concerne i velocisti, invece, arrivano ottimi segnali da Sonny Colbrelli, che ha conquistato una frazione battendo uno sprinter sulla carta più rapido come Coquard. Resta a bocca asciutta, invece, Elia Viviani, il quale, con la maglia della Cofidis, proprio non riesce a sbloccarsi.

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luca.saugo@oasport.it

Twitter: @LucaSaugo

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Foto: Valerio Origo

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