Tennis
Tennis, Stefanos Tsitsipas: “I giocatori non vogliono fare amicizie, voglio dimostrare alla Grecia di poter raggiungere qualsiasi traguardo”
E’ uno dei tennisti più affermati del circuito ATP e in pochissimi anni ha scalato il ranking mondiale, dove attualmente occupa la posizione numero 6, a seguito dello strepitoso successo delle ultime Finals. Stiamo parlando di Stefanos Tsitsipas, talento greco che tra pochi giorni spegnerà 22 candeline, il quale è stato recentemente intervistato dal portale specializzato Behind the Racquet, dove ha parlato della sua infanzia, della carriera sin qui trascorsa, e delle difficoltà che trova un tennista di alto livello nella vita di tutti i giorni. Queste le parole di Tsitsipas.
“Nel 2018, sono entrato in Top 15, diventando testa di serie in un Grande Slam. E’ qui ho capito il mio potenziale. All’inizio della mia carriera ho viaggiato solo con mio padre, ora riesco a portarmi mio padre, mia mamma e tre fratelli. Sono diventato la principale fonte di reddito per la mia famiglia”.
“Ho degli hobby che mi tengono interessati in diversi momenti della vita -racconta Tsitsipas – Queste attività stimolano la mia creatività e si riflettono nel mio giocare a tennis. A volte inserisco post sui miei social media che non molte persone capiscono, questi esprimono il mio aspetto interiore. Mi piace la filosofia, vengo da un paese che ha fatto la storia di questa arte, e mi piace pensare che nella mia vita precedente sono stato Pitagora o Socrate, ma non saprei scegliere tra i due“.
Nonostante i successi l’ascesa non è stata facile neanche per un talento come quello di Tsitsipas: “C’è stato un tempo in cui andava tutto male. Ho iniziato a pensare al futuro e dubitavo di me stesso. Non ero sicuro di essere abbastanza bravo da giocare a tennis da professionista. Il mio paese era sull’orlo della bancarotta, l’intera popolazione stava soffrendo. I fratelli di mio padre erano disoccupati e non potevano nutrire le loro famiglie. Le persone mi guardavano come se fossi io a governare il paese e pensavano che fossi parte del problema. Mi sono sentito isolato, non ero a casa per vedere cosa stava succedendo perché stavo viaggiando. Avevo bisogno di supporto. Il mio mental coach mi ha aiutato molto in quei momenti. Poi mi sono detto: “Hai dedicato tutta la tua vita al tennis, non puoi arrenderti. Devi andare avanti.”
Il senso di appartenenza di Tsitsipas è molto forte e lo spinge ad alzare sempre di più l’asticella: “Gioco a tennis per dimostrare che il mio paese ha una grande storia e può raggiungere qualsiasi successo. Il tennis è uno sport molto introverso e affrontiamo tutto da soli, e anche se abbiamo un team che ci segue in tutto il mondo ho trascorso innumerevoli notti insonni in solitudine. Tutti i viaggi e le competizioni causano molto stress. Da piccolo ero un bambino introverso e non avevo molti amici. Quando ho iniziato a giocare nei circuiti internazionali ho pensato di aver creato nuove amicizie, ma mi sbagliavo. La maggior parte dei giocatori tiene tutto per sé. Sento che i giocatori non vogliono diventare amici perché pensano che qualcuno ne trarrà vantaggio per sconfiggerti.”
gianni.lombardi@oasport.it
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Foto: LaPresse