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Basket, i migliori italiani della Supercoppa: Gigi Datome e Awudu Abass primi della classe. Tanti segnali di tre settimane
Si è conclusa la Supercoppa Italiana, e sono già partite alcune delle valutazioni che porteranno verso il campionato di Serie A al via sabato con la sfida tra Treviso e Trento, in un mare che ancora non si riesce a dipanare completamente in termini di presenze di pubblico sugli spalti delle arene del nostro Paese. Andiamo in questo caso a parlare di ciò che si è visto in fatto di giocatori italiani impegnati dal 27 agosto al 20 settembre (per chi ci è arrivato). Per ogni squadra verranno indicati sia i migliori che alcune sorprese, dal momento che sono davvero tanti i temi provenienti dall’evento di inizio stagione.
Un nome sulla finale: quello di Gigi Datome. A sette anni da quell’ultima gara-5 di finale scudetto disputata con la maglia della Virtus Roma, il sardo è tornato a vestire una casacca della nostra massima serie, approdando a Milano nel progetto di Ettore Messina. Cambia il numero, dall’antico 13 al 70 la cui storia nasce ben prima dell’approdo ai Boston Celtics, ma non la sostanza: il capitano della Nazionale è sempre decisivo. La gestione di Messina del suo minutaggio è stata sapiente, ripagata con quattro partite in doppia cifra nel girone e una finale da mattatore con 17 punti, cinque dei quali decisivi nel finale, anche se storicamente il contributo di Datome va ben oltre i punti, ma si concentra anche sulla conoscenza degli aspetti del gioco che non per forza implicano canestri. Minuti spesso importanti anche per Davide Moretti, che ha dimostrato che la fiducia in lui può essere ripagata e che potrà ritagliarsi ruoli di rilievo soprattutto in campionato, mentre Riccardo Moraschini, che ha iniziato con un paio di fiammate, per il momento, si fa attendere, così come gli altri italiani dell’Olimpia.
Volgendo lo sguardo alla rivale designata, la Virtus Bologna, si nota come almeno due degli innesti nel parco italiani siano già in forma e in grado di confermare le premesse già viste nella scorsa stagione e non solo. Per Awudu Abass l’elemento importante è dato, al di là delle difficoltà nei derby, dalla sua capacità di esserci tanto nelle due partite iniziali quanto in quelle importanti, la semifinale e la finale. Italiano per formazione, anche se nazionale bosniaco, Amar Alibegovic ha semplicemente mostrato ciò che era già a Roma: un 4 a metà tra il classico e il moderno, con una non secondaria dose di personalità, quella che lo ha fatto diventare il motore della (vana) rimonta virtussina in finale. Occasionali buoni segnali in formato doppia cifra per Amedeo Tessitori, che può quindi dare tranquillità a Julian Gamble in caso di necessità; diversi i discorsi di Alessandro Pajola e Giampaolo Ricci, l’uno ancora una volta dimostratosi difensivamente difficile da superare, l’altro in fase di carburazione e comunque con un gioco del quale non sono importanti solo i punti.
Venezia alle Final Four ci è arrivata, pur con difficoltà, con l’ormai usuale conferma di Stefano Tonut e i primi, più che validi passi di Davide Casarin da pro. Una squadra, quella di Walter De Raffaele, in cui le gerarchie sono sostanzialmente definite da tempo, ma in cui si stanno ritagliando ruoli anche gli altri tricolori: per rendere l’idea, in quintetto contro Milano c’erano Andrea De Nicolao (anche lui ogni anno in crescita, e anche in Supercoppa l’ha dimostrato) e Valerio Mazzola.
A Sassari, invece, la Dinamo sa di poter contare su una grande certezza, quella di Marco Spissu, le cui doti di playmaking associate a quelle di tiro non sono ormai più in discussione. Gianmarco Pozzecco l’ha praticamente messo al centro del progetto del Banco di Sardegna, e per il momento Spissu sta rispondendo presente con le qualità di migliore nel ruolo della nuova nidiata azzurra che sta rapidamente prendendo piede con grande qualità. Più da rivedere il discorso Stefano Gentile, se non altro per l’infortunio che ne ha condizionato pesantemente la Supercoppa.
Una squadra che sta puntando tanto sugli italiani è la Fortitudo Bologna, che mantiene in Pietro Aradori il suo faro offensivo, anche se gli si sono affiancati Adrian Banks ed Ethan Happ. Il canestro continua a morderlo senza troppe difficoltà, e sul suo contributo nella stagione in divenire di dubbi non ce ne sono; quel che si vede alle sue spalle, invece, desta interesse. Stanti le posizioni ancora in divenire di Mattia Palumbo (classe 2000 di ottima prospettiva) e Leonardo Totè all’interno della squadra, Matteo Fantinelli si è perfettamente calato nell’idea del supporting cast di costanza e sostanza, mentre possiamo aspettarci qualche minuto in più da Niccolò Dellosto, cui Meo Sacchetti sembra più propenso a dare fiducia visti gli ottimi segnali lanciati, soprattutto nel secondo derby.
Nello stesso girone delle bolognesi, a Reggio Emilia Filippo Baldi Rossi ha dimostrato che, senza presenze molto più ingombranti come ce n’erano alla Virtus Bologna, può dare un contributo di grande importanza alla causa di Antimo Martino, mentre Leonardo Candi, a suon di punti, capacità di mettere in ritmo i compagni e arte di Brandon Taylor al suo fianco, sta prendendosi sempre più la scena sul campo. A Cremona, invece, la progressiva costruzione della squadra ha messo in chiara evidenza un uomo da cui dipenderanno alcune delle fortune della Vanoli: David Cournooh, arrivato praticamente lampo dopo l’annuncio dell’iscrizione e protagonista di grandi partite, come quella della vittoria contro la Unahotels alla terza giornata.
Nel girone di Milano, Brescia continua a fare ottimale affidamento sul gruppo azzurro. Stanti le conferme dei senatori Luca Vitali e Brian Sacchetti, piacevolmente ritrovato Christian Burns (il migliore dei tricolori) e confermate le qualità di Giordano Bortolani, la sorpresa viene semmai da Andrea Ancellotti, più di una volta con i riflettori puntati addosso in questa Supercoppa. Cantù e Varese, stanti per l’una il doppio discorso legato alla conferma di Andrea Pecchia e alla crescita di Gabriele Procida e per l’altra una trazione che è per massima misura americana con Luis Scola in aggiunta, avranno invece davvero bisogno di un maggior contributo da parte della truppa tricolore.
Il girone C è stato particolarmente sottovalutato, ma alla fine è risultato il più combattuto di tutti. Merito di Trieste, e per certa misura anche di un giocatore, Tommaso Laquintana, che arrivato da Brescia ha subito iniziato a spingere sull’acceleratore, dando una nuova e brillante dimensione a una squadra che Eugenio Dalmasson ha costruito con sapienza. Molto buono l’ambientamento di Nicola Akele in quel di Treviso, mentre per Trento il contributo è per il momento un po’ limitato.
Nel raggruppamento di Olbia, invece, oltre a Sassari si sono viste anche altre buone cose in chiave Brindisi, con Riccardo Visconti che sta cercando di dimostrare che forse averlo lasciato qualche anno in A2 è stato in qualche modo uno spreco per la A, e a Pesaro, dove dal blocco italiano è emerso bene il duo Filloy-Tambone per costanza. Per la Virtus Roma, rimaneggiata per tutta la competizione, segnali positivi da Tommaso Baldasso, ma di più si potrà dire quando, a batteria di americani completa, inizieranno le danze in campionato.
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federico.rossini@oasport.it
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Credit: Ciamillo