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Calcio, Carlo Tranquilli sull’infortunio di Nicolò Zaniolo: “Frutto del caso, non c’entrano i tempi di recupero o la preparazione”

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Una giornata negativa per il calcio italiano e per Nicolò Zaniolo, come ormai è noto. Il talentuoso calciatore della Roma si è procurato, nel corso della partita tra Olanda e Italia (valida per la Nations League 2021), la rottura del crociato anteriore del ginocchio sinistro e dovrà stare fuori per altri sei mesi.

Un altro infortunio per il giovane centrocampista azzurro, ricordando quanto era accaduto a gennaio nel match di campionato contro la Juventus quando si ruppe il crociato del ginocchio destro. Per la serie poco fortunata, alcuni hanno ipotizzato che il recupero in tempi celeri non abbia sorriso a Zaniolo che, in una fase particolare come questa con tante partite e pochi allenamenti, ha rischiato più del dovuto.

A smentire, però, queste argomentazioni ci ha pensato Carlo Tranquilli, specialista in medicina dello sport, ex medico della Nazionale Under21: “C’è un numero considerevole di calciatori che sono già stati operati e poi sono incappati in un altro infortunio. I tempi di recupero, però, non c’entrano, perché i protocolli ormai sono standardizzati. L’unica spiegazione è legata al caso: chi ha subito un trauma una prima volta, può subirlo anche una seconda volta. Non credo ci sia una correlazione diretta con l’intervento chirurgico, anzi ritengo che l’intervento stabilizzi bene il ginocchio, irrobustendolo e preservandolo“, le parole all’Ansa di Tranquilli, che ha aggiunto: “L’atleta operato spesso è più forte di quello non operato diventa quasi invulnerabile. Se dovessi scegliere fra un calciatore che è già stato operato al legamento del ginocchio e un altro, sceglierei il primo. Mediamente il primo è più preparato del secondo. Questo tipo di infortuni sono frutto del caso. Non c’entrano i tempi di recupero o la preparazione. I tempi di rimessa in campo sono standardizzati: mediamente un calciatore, dopo un intervento di ricostruzione del crociato, torna in campo dopo 100 giorni per il lavoro di recupero funzionale e, nei mesi successivi, lavora per riprendersi dal punto di vista della velocità, della forza e della coordinazione. Fino a prova contraria, si tratta di infortuni frutto della casualità. I calciatori sono super-controllati e hanno le maggiori garanzie“. In buona sostanza, solo sfortuna?

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Foto: LaPresse

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