Ciclismo
Ciclismo, fioccano i problemi alla schiena. Colpa di alterazioni posturali in sella
Egan Bernal si è ritirato dal Giro del Delfinato prima e dal Tour de France poi, per mal di schiena? Quali ne sono le motivazioni? Cosa avrebbe prodotto questo infortunio?
Al Tour de France 2020, ho più volte visto Peter Sagan, inquadrato in corsa dalle telecamere, pedalare con l’arto inferiore sinistro più “aperto” del corrispettivo destro e con la zona lombare della colonna vertebrale poco mobile. Un atteggiamento posturale momentaneo? Quanto il suo attuale rendimento, non certo all’altezza delle prestazioni dello scorso anno, potrebbe dipendere da questa postura non corretta? Cosa ha prodotto questo?
Anche un trauma può generare nell’atleta delle alterazioni posturali (i famosi “compensi”) messe in atto dal corpo umano per sopperire alle capacità muscolari al momento non più operative. Sempre al Tour de France 2020, ho visto Thibaut Pinot toccarsi più volte la zona lombare mentre pedalava. Sono i postumi della caduta avvenuta durante la prima tappa che ne ha compromesso pesantemente il rendimento?
E cosa dire della spalla sinistra di Vincenzo Nibali che tende a ruotare durante uno sforzo intenso? E’ la conseguenza della frattura del 2018 che ha prodotto delle alterazioni posturali non opportunamente corrette nel periodo di recupero funzionale?
Sono solo delle ipotesi ma gli staff medici delle squadre dovranno approfondire questi temi in sede d’indagine valutativa degli atleti. Si può inoltre pensare di utilizzare questa metodica non solo a posteriori, dopo un ritiro o un infortunio, ma anche in fase preventiva, per valutare la prestazione potenziale di un atleta in quanto un ciclista con una postura non corretta, non potrà certamente rendere al massimo e sarà sempre a rischio infortunio.
Una cosa è sicuramente vera: le prestazioni dei ciclisti di oggi erano impensabili solo dieci anni or sono e richiedono impegni al corpo umano ben diversi dal passato. Pedalare a 60 km/h in pianura vuol dire utilizzare quasi tutta la potenza muscolare prodotta per vincere la resistenza dell’aria e pertanto ricercare una posizione aerodinamica migliore produce un sicuro vantaggio. Ciò ha richiesto ai corridori, come contropartita, una migliore mobilità articolare e una maggiore elasticità muscolare rispetto al passato. A questo si aggiunga che le cadenze medie di pedalata sono notevolmente aumentate. In sostanza le posture dinamiche che sono assunte oggi richiedono agli atleti una sempre più attenta valutazione della loro postura statica, poiché la posizione posturale assunta in movimento è la diretta conseguenza della postura statica del soggetto.
Un’accentuata lordosi, una cifosi o una rotazione del bacino (antero o retroversione) è indubbio che durante l’attività motoria non si risolvano, anzi è possibile che si accentuino e nel tempo portino a fenomeni degenerativi i quali si manifesteranno all’inizio con sintomi dolorosi. Anche un trauma può indurre un atleta a un atteggiamento posturale scorretto che dovrà essere opportunamente trattato durante la fase di recupero funzionale.
Ma che cos’è la postura di una persona? La postura è usualmente definita come la risposta di ogni individuo all’ambiente esterno e si attua con una posizione del proprio corpo, nello spazio tridimensionale, determinata dalla relazione tra i suoi segmenti corporei. Un’altra definizione che personalmente trovo più interessante, è la seguente: “La postura è la risposta del corpo umano alla forza di gravità”.
In sintesi la postura non è altro che la posizione, assunta nello spazio, dal nostro corpo che in funzione antigravitaria, mantiene la condizione di equilibrio, cercando al tempo stesso di sviluppare il movimento con il minor dispendio energetico.
E’ un’eredità che ci viene dai nostri antenati che, per cacciare una preda o fuggire da un pericolo, dovevano farlo attuando, in primis, la condizione di equilibrio (necessaria per iniziare il movimento), poi svolgere l’attività motoria al massimo risparmio energetico (al tempo non c’era certezza di un pasto giornaliero) e in ultimo, ma non meno importante, non accusare dolore. Alla base di tutto ciò ci sono fattori neuromuscolari, biomeccanici e psicosomatici.
Ecco perché ogni ciclista, professionista o amatoriale che sia, prima del corretto posizionamento biomeccanico (la postura dinamica più efficiente) dovrebbe sottoporsi a un’attenta valutazione posturale statica. Un disequilibrio delle catene muscolari produrrà in movimento un utilizzo non corretto della muscolatura dell’atleta che non solo lo porterà a non esprimere la migliore prestazione ma nel tempo aumenterà il rischio d’infortunio.
In conclusione valutiamo sempre e con molta attenzione la nostra postura statica prima di svolgere una qualsiasi disciplina sportiva e in particolar modo prima di effettuare il posizionamento biomeccanico sulla bicicletta perché una corretta postura migliora il nostro rendimento meccanico e soprattutto riduce il rischio di infortunio. Non a caso questi sono i principali obiettivi della scienza biomeccanica applicata allo sport!
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A cura del Dottor Luigi Pimpinella
Foto: Lapresse