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Ciclismo
Ciclismo, il pagellone dei Mondiali: Alaphilippe da dieci. Italia e Spagna non convincono, delusione Colombia
Julian Alaphilippe ha vinto, in solitaria, il Campionato del Mondo di ciclismo su strada di Imola 2020. Il transalpino ha letteralmente surclassato la concorrenza con uno scatto dei suoi sulla Gallisterna, la salita più dura del tracciato romagnolo. Nemmeno corridori come Wout Van Aert, Marc Hirschi e Primoz Roglic sono riusciti a tenergli testa. Di seguito, a mente fredda, andiamo a dare i voti a tutti i protagonisti della rassegna iridata con il nostro pagellone.
JULIAN ALAPHILIPPE (FRANCIA) VOTO 10: tutti dovrebbero sapere che se si va a ritmo regolare fino all’ultima salita, lui è pressoché imbattibile. Il suo scatto, se non accumula tossine nelle gambe, non ha eguali. Eppure tutte le altre nazionali gli stendono il tappeto rosso non facendo praticamente nulla fino all’ultima tornata. A quel punto, sulla Gallisterna, Julian non deve far altro che prodursi nel suo eccezionale cambio di ritmo. Ciò che gli riesce meglio. Dà una botta secca e lo rivedono al traguardo. Semplicemente perfetto.
WOUT VAN AERT (BELGIO) VOTO 8: il Belgio fa quello che deve fare, imposta una gara non troppo dura dando modo a Van Aert di arrivare decisamente brillante al finale. Stavolta, però, al contrario di quanto successo alla Milano-Sanremo, non riesce a rintuzzare, su Alaphilippe, subito dopo lo scollinamento della Gallisterna e si vede così costretto, suo malgrado, a farselo sfuggire. Porta a casa un argento agrodolce, il secondo in tre giorni, che conferma, una volta di più, il momento straordinario che sta vivendo.
MARC HIRSCHI (SVIZZERA) VOTO 9: è uno dei pochi che vorrebbe fare corsa dura, ma, purtroppo, la selezione svizzera può supportarlo fino a un certo punto. Nel finale deve correre da isolato, ma riesce a rimanere nel gruppo degli inseguitori di Alaphilippe sulla Gallisterna e conquista un bronzo che testimonia come, a soli ventidue anni, Hirschi sia già uno dei migliori interpreti al mondo delle gare in linea.
MICHAL KWIATKOWSKI (POLONIA) VOTO 8,5: come Hirschi, anche Kwiatkowski è costretto a fare le nozze coi fichi secchi data un Polonia decisamente non all’altezza. Gli diamo mezzo voto in meno, rispetto all’elvetico, poiché perde lo sprint per la terza piazza. Detto questo, bisogna sottolineare che era davvero da tanto tempo che non si vedeva un Michal forte come quello ammirato ieri a Imola.
JAKOB FUGLSANG (DANIMARCA) VOTO 7,5: nel finale e là davanti e sembra avere anche una buona condizione. Tuttavia, non riesce a seguire Alaphilippe né prova, in precedenza, un attacco. Lui e la sua Danimarca, che ha trovato anche un Michael Valgren capace di chiudere all’undicesimo posto, hanno gareggiato in modo un po’ troppo remissivo.
PRIMOZ ROGLIC (SLOVENIA) VOTO 7: la notizia positiva è che, nonostante la tragica sconfitta al Tour de France, non è andato alla deriva psicologicamente e alla prima occasione disponibile si è subito dimostrato competitivo. Nel finale, però, si limita a rimanere nel gruppo che si gioca le medaglie e non prova nemmeno un piccolo guizzo. Le corse di un giorno sono un mondo che può esplorare, ma deve imparare a limare meglio (sovente prendeva le salite troppo dietro) onde evitare di trovarsi nel finale, come gli è accaduto ieri, con poca benzina nel serbatoio.
MICHAEL MATTHEWS (AUSTRALIA) VOTO 7: è da considerarsi un eterno piazzato, ma il settimo posto colto oggi, su un tracciato decisamente duro, gli fa onore.
ALEJANDRO VALVERDE (SPAGNA) VOTO 5,5: onn è certamente un corridore finito, ma, ormai, la sua portentosa esplosività lo ha abbandonato. Il Valverde degli anni d’oro, sulla Gallisterna, avrebbe tenuto testa, senza problemi, ad Alaphilippe. Questo deve accontentarsi di un mesto ottavo posto.
MAXIMILIAN SCHACHMANN (GERMANIA) VOTO 5,5: dà l’idea di essere in difficoltà già sul penultimo passaggio sulla Gallisterna e, infatti, nel finale non riesce a rimanere coi migliori. Chiude nono, ma ci si aspettava altro.
DAMIANO CARUSO (ITALIA) VOTO 7,5: migliore degli italiani al Tour e migliore degli azzurri al Mondiale. Non era un tracciato per lui, ma grazie all’eccellente momento di forma che sta vivendo, riesce a cogliere un dignitosissimo decimo posto.
MICHAEL WOODS (CANADA) VOTO 5: su salite corte con pendenze che superano il 20% è un’eccellenza assoluta. Su ascese dalle pendenze un po’ più dolci, siano esse lunghe o brevi, però, non è all’altezza dei migliori al mondo. Buon corridore, ma con dei limiti evidenti.
VINCENZO NIBALI (ITALIA) VOTO 6,5: prima scatta nella seconda parte dell’ultima scalata del Mazzolano, poi prova a tenere le ruote dei migliori sulla Gallisterna e per poco non ci riesce. Non è il suo tracciato e il modo conservativo in cui ha corso l’Italia non ha giocato a suo favore. Però si è dimostrato vivace e in crescita di condizione. Al Giro sarà al top.
TOM DUMOULIN (PAESI BASSI) VOTO 5,5: prova qualche timido allungo, ma non ottiene risultati e nel finale non ha le gambe per competere coi più forti. Non sembra essere uscito con una buona gamba dal Tour de France.
TADEJ POGACAR (SLOVENIA) VOTO 7: è l’unico che tenta da lontano, a quaranta chilometri dal traguardo, sul penultimo passaggio sulla Gallisterna. Purtroppo nessuno ha il coraggio di seguirlo e la sua azione si rivela velleitaria. Almeno lui, ad ogni modo, può dire di aver provato a variare sullo spartito.
ITALIA & SPAGNA VOTO 5,5: sette corridori tra i primi ventitré, quasi un terzo, appartengono a queste due nazionali. Eppure nessuna delle due riesce a mettere un uomo nel gruppo che si è giocato le medaglie. Potevano fare qualcosa in più, anziché subire la corsa fino all’ultimo giro.
RICHARD CAPARAZ (ECUADOR) VOTO 6: è attivo prima della Gallisterna e si leva, quantomeno, lo sfizio di essere il primo dei sudamericani al traguardo. Il tutto nonostante lui corresse da isolato, mentre la Colombia schierava uno squadrone.
COLOMBIA VOTO 4,5: tolto il veterano Uran, gli altri non si vedono mai. Evanescenti.
TOM PIDCOCK (GRAN BRETAGNA) S.V.: a tre giri dalla fine si aggirava nelle prime posizioni del gruppo di testa con fare battagliero. Poi, però, quando si sono superati i 200 chilometri, lui si è spento totalmente. La personalità non gli manca, ma quest’anno non era pronto per competere coi migliori in un Mondiale Elite.
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: LaPresse