Ciclismo
Ciclismo, Mondiali 2020: come ha corso l’Italia? Impossibile attaccare da lontano, Nibali ci ha provato: impossibile fare meglio?
L’Italia di Davide Cassani torna a casa dai Campionati Mondiali di Imola 2020 con un decimo posto di Damiano Caruso come miglior piazzamento. Un risultato in linea con le aspettative anche se, complessivamente, la selezione azzurra si è dimostrata più competitiva del previsto. Nei primi venticinque dell’ordine d’arrivo, i quali, peraltro, sono i corridori che sono arrivati entro il minuto e mezzo dal vincitore Alaphilippe, infatti, troviamo ben quattro alfieri del Bel Paese. Nessun’altra Nazionale è riuscita a fare altrettanto. La domanda, dunque, sorge spontanea: era impossibile fare meglio?
Nibali nel finale ci ha provato a più riprese. Inoltre, lo Squalo è stato anche l’ultimo a staccarsi dal sestetto che si è, poi, giocato la gara. Il resto della squadra, invece, è stato, forse, un po’ troppo timido. Masnada e Caruso hanno fatto un paio di allunghi poco convinti, mentre un brillante Bettiol non hai mai messo il muso fuori dal plotone e sulla Gallisterna ha perso le ruote dei più forti in salita.
L’impressione è che l’Italia si sia rivelata più forte di quello che pensavano i tecnici stessi. Mancava l’uomo capace di competere con Alaphilippe e Van Aert, ma c’erano diversi corridori che avrebbero potuto far esplodere la gara già a due giri dalla fine. Anzi, proprio perché non vi era la possibilità, sulla carta, di competere coi favoriti, si poteva impostare la corsa in maniera un po’ più garibaldina.
Valeva la pena, ad esempio, provare a seguire lo scatto di Pogacar nel penultimo passaggio sulla Gallisterna. Non era facile, ma corridori come Nibali o lo stesso Caruso, con la condizione palesata, potevano riuscire a prendere la ruota del vincitore del Tour de France e questo avrebbe complicato le cose ad un Belgio brillante fino al penultimo giro, ma che nell’ultima tornata ha iniziato a sciogliersi, tanto che lo stesso Van Aert ha dovuto tamponare in prima persona uno scatto dello Squalo dello Stretto.
Alla fine di rimpianti non ce ne sono molti, perché con questo canovaccio era chiaro che la gara fosse favorevole ad un profilo di corridore che l’Italia non aveva. Inoltre, era difficile immaginare alla vigilia una selezione azzurra così forte, per cui non si può contestare troppo il fatto che non si sia provato ad inasprire la corsa prima dell’ultima tornata.
A questo aggiungiamoci, oltretutto, che Nazionali come la Germania e, soprattutto, la Spagna, che erano in condizioni simili a quelle dell’Italia e potevano essere preziose alleate in un tentativo convinto prima dell’ultimo giro, hanno deciso di subire la gara e rimanere passive, anziché provare ad animarla. E’ indubbio, però, che con quattro azzurri che hanno dimostrato di possedere una condizione eccellente, si poteva raccogliere anche un risultato migliore.
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luca.saugo@oasport.it
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