Formula 1
F1, GP Italia 2020. Le edizioni entrate negli annali. Dalle volate mozzafiato alle lacrime di Mika Häkkinen
Archiviato il Gran Premio del Belgio, il Mondiale di Formula Uno sbarca nel nostro Paese, dove rimarrà per due weekend consecutivi. Domenica 6 settembre a Monza andrà in scena il 71° Gran Premio di Italia con valenza iridata, ottavo atto della stagione 2020. L’evento è un’autentica istituzione del Circus, in quanto ha sempre fatto parte del calendario del Mondiale. Solo il Gran Premio di Gran Bretagna può vantare il medesimo status. Cionondimeno, a differenza dell’appuntamento in terra inglese, a lungo alternatosi tra Silverstone e Brands Hatch, quello italiano è perennemente andato in scena a Monza (a eccezione del 1980). Dunque l’autodromo brianzolo è quello dove si sono disputati in assoluto più Gran Premi validi per il Mondiale di Formula Uno.
Le radici del GP di Italia affondando addirittura al 1921, anno in cui la corsa venne tenuta per la prima volta su un tracciato stradale nei pressi di Montichiari (Brescia). A partire dal 1922 l’appuntamento si trasferì sul nuovissimo autodromo costruito a Monza, alle porte di Milano, che peraltro divenne sede del Gran Premio non appena questo venne inserito nel programma del Mondiale di Formula Uno, ovvero dall’edizione inaugurale del 1950. La pista seguiva già il disegno attuale, seppur con alcune differenze. Non esistevano chicane o varianti, inoltre al posto della Parabolica vi era una sequenza di due curve di 90° chiamate “Curva Sud”. La Parabolica venne concepita nel 1955, anno in cui peraltro venne (ri)costruito anche il famigerato “anello ad alta velocità”, un catino in stile americano collegato al resto del circuito e caratterizzato da un esagerato banking che sottoponeva le vetture a terrificanti stress meccanici. La pista in questa configurazione era lunga ben 10 km e fu utilizzata in Formula Uno solamente quattro volte tra il 1955 e il 1961, generando perennemente preoccupazioni in tema di sicurezza. Non a caso, fu definitivamente abbandonata a partire dal 1962, quando si tornò a usare solamente il resto del circuito. Questo subì una prima modifica sostanziale nel 1972, anno in cui per calmierare le folli velocità raggiunte si decise di introdurre due chicane, una sul rettilineo principale e l’altra sulla Curva del Vialone (successivamente denominata Ascari). Nel 1976 queste modifiche vennero perfezionate e le due chicane si tramutarono in più elaborate varianti, a cui se ne aggiunse una terza, alla Curva della Roggia. Nel 1995 ragioni di sicurezza portarono a modificare il raggio delle due curve di Lesmo, mentre nel 2000 vi furono lavori più elaborati che comportarono il ridisegno completo della prima variante, diventata come la conosciamo oggi.
Ricapitolando, sono 70 le edizioni sinora disputate nella storia del Mondiale di Formula Uno. Di esse, ben 69 si sono tenute a Monza. L’unica eccezione è quella del 1980, disputatasi a Imola poiché nell’autodromo brianzolo fervevano i lavori di ammodernamento delle infrastrutture. Per l’analisi statistica dell’evento si rimanda all’articolo dedicato. In questa sede affrontiamo invece l’aspetto storico, ricordando i GP d’Italia più memorabili. Ne abbiamo scelti undici. Eccoli.
1956 – Monza è l’ultima gara della stagione. La Ferrari è già certa di conquistare il Mondiale poiché Juan Manuel Fangio è saldamente al comando della classifica iridata. Solo il compagno di squadra Peter Collins può soffiargli il titolo, ma deve vincere il Gran Premio e realizzare il giro più veloce. Però durante la gara l’argentino si deve ritirare a causa di un guasto allo sterzo. Il muretto del Cavallino Rampante segnala allora a Luigi Musso di fermarsi per lasciare la sua vettura al sudamericano. Tuttavia il pilota italiano, che vuole vincere il GP di casa, ignora l’ordine di scuderia e prosegue nella sua corsa. Fangio a questo punto è a piedi e rischia di perdere il titolo! Il suo manager, Marcello Giambertone, si infuria con il Direttore Sportivo della Ferrari Eraldo Sculati. Tra i due si genera una violenta lite al termine della quale il DS, che è anche un giornalista, lascia il box stizzito, andandosene in tribuna stampa! Al box Ferrari, clamorosamente rimasto senza timoniere, Giambertone prende l’iniziativa. Fa richiamare in pit-lane Collins e gli chiede di lasciare la sua vettura a Fangio, rinunciando così alla possibilità di vincere il Mondiale. Incredibilmente il britannico accetta, riconoscendo il ruolo di prima guida dell’argentino e affermando “di essere ancora giovane e di avere sicuramente altre possibilità di laurearsi Campione”. In effetti l’inglese è un ragazzino per gli standard dell’epoca, non ha neppure 25 anni, mentre l’argentino ha già scollinato le 45 primavere. Collins peraltro è conosciuto da tutti come un vero gentleman e ha un’autentica devozione per la causa ferrarista, in quanto aveva stretto amicizia con il figlio primogenito di Enzo Ferrari, Dino, scomparso a causa della distrofia muscolare solo poche settimane prima. Salendo sulla vettura del britannico, Fangio, peraltro commosso per il gesto, si laurea automaticamente Campione del Mondo per la quarta volta. L’inglese purtroppo non avrà modo di vincere un Mondiale, poiché morirà poco meno di due anni dopo in un incidente durante il Gran Premio di Germania.
1965 – La gara viene caratterizzata da un furibondo duello per la vittoria tra la Lotus di Jim Clark, la Ferrari di John Surtees e le Brm di Graham Hill e Jackie Stewart, i quali si scambiano la prima posizione a ritmo forsennato. Nel corso del Gran Premio, l’alfiere del Cavallino Rampante deve però ritirarsi a causa di un problema alla frizione, mentre quello della Lotus abbandona per via di un guasto alla pompa del carburante. La Brm ha la doppietta in pugno e gli ordini di scuderia sono chiari, la vittoria deve andare a Hill, prima guida indiscussa del team. Quando le due vetture britanniche percorrono la Parabolica per l’ultima volta si preparano ad arrivare in parata, tuttavia Graham Hill allarga troppo la traiettoria e finisce nell’erba, evitando per un pelo di finire in testacoda! Così Stewart ha la strada spianata verso la sua prima vittoria in Formula Uno! Quel Gran Premio d’Italia del 1965 resta tutt’oggi nella storia come quello in cui si è avuto il maggior numero di cambi al comando. Infatti, durante la gara, il leader cambiò ben 42 volte!
1967 – Quanto avviene a Monza il 10 settembre del 1967 è semplicemente incredibile. Jim Clark realizza la pole position e rimane in testa per una dozzina di giri prima di subire una foratura. Lo scozzese rientra lentamente ai box per cambiare gli pneumatici, ma quando riparte è ormai penultimo e doppiato. A questo punto l’alfiere della Lotus comincia quella che viene ritenuta la più grande rimonta nella storia della Formula 1. Si sdoppia dai battistrada e tenendo un ritmo forsennato recupera posizioni su posizioni, riducendo sempre di più il distacco dal comando della gara. A quattordici tornate dalla fine è quarto, ma prosegue il suo strabiliante recupero. Quando mancano dieci passaggi, il compagno di squadra Graham Hill, che aveva ereditato la leadership, si ritira per la rottura del motore. A questo punto Clark è terzo, ma ha ormai raggiunto i primi. Li sorpassa e a otto passaggi dal termine è al comando, dopo aver recuperato un intero giro di svantaggio! Lo scozzese sembrerebbe avviato verso una sensazionale vittoria, ma non è proprio la sua giornata. Alla tornata conclusiva un guasto alla pompa della benzina lo obbliga a rallentare, lasciando John Surtees e Jack Brabham a giocarsi il successo in volata. Vince Surtees, il quale regala alla Honda la sua prima storica affermazione in Formula Uno. Clark taglia il traguardo in terza posizione, completando comunque una prova che lo fa entrare nella leggenda. Alla luce del tourbillon di emozioni che si susseguono durante la gara, il Gran Premio d’Italia 1967 viene considerato uno dei più belli di tutti i tempi.
1969 – Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 Monza non è solo il tempio della velocità, ma anche degli arrivi in volata. D’altronde i connotati del circuito, uniti alle caratteristiche delle monoposto dell’epoca, hanno come conseguenza il fatto che non si riesca a fare la differenza. Questo significa che spesso si assiste ad autentiche gare di gruppo, dai distacchi minimi e con ripetuti cambi di leadership. L’edizione 1969 ne è un esempio, poiché sei monoposto ingaggiano un autentico corpo a corpo per quasi tutto il Gran Premio. Quattro di esse sono ancora in piena bagarre all’ultimo giro e la gara si risolve letteralmente in volata. Vince Jackie Stewart, che precede di 8 centesimi Jochen Rindt, di 17 centesimi Jean-Pierre Beltoise e di 19 centesimi Bruce McLaren! Peraltro, con questa affermazione, lo scozzese conquista matematicamente il primo dei suoi tre Titoli Mondiali.
1971 – Quanto accaduto due anni prima si ripete anche nel 1971, ma in maniera ancor più marcata. Per la verità, il 5 settembre del 1971 sembrerebbe finalmente il giorno di Chris Amon. Dopo essere rimasto a lungo nel folto gruppo di testa, il neozelandese allunga e sembra avviato verso la tanto agognata prima vittoria. Cionondimeno, la sua proverbiale sfortuna si manifesta sotto forma di un problema grottesco. Amon infatti perde la visiera del suo casco e, faticando a tenere gli occhi aperti, è costretto a rallentare, lasciando gli altri a giocarsi il successo in una nuova volatona corale. Vince Peter Gethin, precedendo di 1 centesimo Ronnie Peterson, di 9 centesimi François Cevert, di 18 centesimi Mike Hailwood e di 61 centesimi Howden Ganley. Cinque vetture in meno di un secondo, è l’arrivo più tirato nella storia della Formula Uno. È anche l’ultima volta in cui si corre a Monza nella versione senza varianti. Dal 1972 verranno infatti introdotte due chicane allo scopo di ridurre le esagerate velocità raggiunte nell’autodromo brianzolo.
1984 – Il Gran Premio d’Italia è la terz’ultima gara stagionale. Impazza la lotta per il Mondiale tra i due alfieri della McLaren, Niki Lauda e Alain Prost, separati solamente da mezzo punto. A Monza però l’austriaco soffre di forti dolori alla schiena e, dopo essersi sottoposto agli esami del caso, scopre di essere vittima di una sublussazione a una vertebra. Gli viene sconsigliato di gareggiare, ma lui decide comunque di rischiare, conscio del fatto che se dichiarasse forfait, potrebbe perdere il titolo. Nelle fasi iniziali della corsa, prima Prost e poi Nelson Piquet si ritirano a causa della rottura del motore, lasciando campo libero agli outsider. Passa al comando la Renault di Patrick Tambay, braccato dall’altra Brabham di Teo Fabi. Il sofferente Lauda si sta accontentando della terza piazza, ma quando mancano otto giri al traguardo avviene l’imponderabile. Sia Tambay che Fabi si ritirano pressoché contemporaneamente, vittime di due distinti guasti, rispettivamente all’acceleratore e al motore! Così Niki si trova un’insperata vittoria servita su un piatto d’argento. Con il senno di poi, questo successo sarà fondamentale per la conquista del suo terzo Mondiale.
1988 – Monza è la dodicesima gara stagionale. Sino a quel momento le McLaren-Honda hanno vinto tutti gli undici Gran Premi disputati, realizzando peraltro otto doppiette. Le inarrivabili MP4/4 dettano legge anche in Brianza e sembrerebbero destinate a firmare l’ennesimo uno-due. Tuttavia a due terzi della distanza avviene un fatto inaudito, perché Alain Prost rompe il motore. Si tratta del primo guasto meccanico del team di Woking in tutta la stagione! I tecnici della Honda temono che il problema possa presentarsi anche sul propulsore di Senna e lo esortano a non forzare più di tanto. Fiutando l’occasione propizia, le Ferrari di Gerhard Berger e Michele Alboreto si gettano all’inseguimento del brasiliano, il quale si sente sotto pressione. Al terz’ultimo giro avviene l’imponderabile. Senna deve infatti doppiare la Williams di Jean-Louis Schlesser (il quale sta disputando quel GP una tantum come sostituto di Martin Brundle, a sua volta sostituto di Nigel Mansell). C’è un’incomprensione tra il francese e il paulista, così le due vetture si toccano. La McLaren è danneggiata irreparabilmente e questo permette alla Scuderia di Maranello di realizzare un’insperata doppietta, giusto un mese dopo la morte di Enzo Ferrari. Qualcuno parla apertamente di miracolo affermando che, forse, il Drake c’ha messo lo zampino dall’al di là…
1995 – Succede di tutto. David Coulthard, qualificatosi in pole position con la sua Williams, finisce incredibilmente in testacoda nel giro di ricognizione, dovendosi (apparentemente) ritirare. Per fortuna dello scozzese, nel primo giro viene esposta la bandiera rossa in seguito a un grosso incidente nelle retrovie. DC monta sul muletto e può ripartire, menando le danze per tredici giri. Però non è proprio la sua giornata, perché la rottura di un cerchione lo spedisce nuovamente nella sabbia. Al comando si forma un quartetto che procede a distanza ravvicinata capitanato dalla Ferrari di Gerhard Berger, il quale è seguito dalla Benetton di Michael Schumacher, dalla Williams di Damon Hill e dall’altra Ferrari di Jean Alesi. Al ventiquattresimo passaggio i battistrada stanno doppiando la Footwork di Taki Inoue, il quale – nel tentativo di non essere d’intralcio – cambia improvvisamente traiettoria alla variante della Roggia, traendo così in inganno Hill, che manca completamente la sua frenata e tampona Schumacher, obbligando entrambi al ritiro! Subito dopo comincia il valzer dei pit-stop, che permette ad Alesi si sopravanzare Berger, bloccato nel traffico una volta tornato in pista. Le Ferrari sono prima e seconda, padrone assolute della corsa. La tavola sembra apparecchiata per una doppietta, ma il Destino decide diversamente. Al trentatreesimo giro la camera-car montata sull’alettone posteriore del francese cede e trancia di netto una sospensione anteriore sulla vettura dell’austriaco, costringendolo a ritirarsi. Dopodiché, quando mancano solamente otto tornate al termine, anche Jean deve fermarsi poiché un cuscinetto della sua ruota posteriore destra sta andando letteralmente a fuoco. Così il successo va inopinatamente a Johnny Herbert sulla seconda Benetton, rimasto lontano dai guai sino al traguardo!
1999 – Quart’ultima gara di una stagione folle, caratterizzata dall’incidente in cui Michael Schumacher si spezza una gamba e dai ripetuti harakiri in casa McLaren. Così, nella classifica iridata, Mika Häkkinen non riesce a scrollarsi di dosso l’arcigno Eddie Irvine, incredibilmente ancora in corsa per il Mondiale. A Monza, però, il finlandese sembra in grado di sferrare un duro colpo alle ambizioni del nordirlandese poiché realizza una pole position da urlo, mentre il rivale si qualifica solo ottavo. In gara Häkkinen sta dominando. Cionondimeno, all’inizio del trentesimo passaggio, sbaglia clamorosamente a scalare le marce e la sua vettura parte in testacoda, andando a sbattere contro le barriere! Mika esce dalla sua monoposto e scoppia in lacrime in mondovisione, sfogando tutta la sua rabbia e la sua frustrazione. Il Gran Premio prosegue e viene vinto dalla Jordan di Heinz-Harald Frentzen, il quale grazie a questo successo e al contemporaneo sesto posto di Irvine, si trova a sua volta clamorosamente in lotta per il Mondiale.
2003 – Monza è la terz’ultima gara della stagione e la situazione in campionato è pirotecnica. Michael Schumacher comanda con 72 punti, seguito da Juan Pablo Montoya a 71 e Kimi Räikkonen a 70! L’inerzia è però tutta dalla parte del colombiano, che nei precedenti sette GP è sempre salito sul podio, raccogliendo 56 punti, contro i 34 del tedesco e i 28 del finlandese. Insomma, Montoya appare lanciatissimo verso l’Iride. Cionondimeno Schumacher non ha nessuna intenzione di abdicare e ruggisce in qualifica, tornando a realizzare la pole position per la prima volta dalla primavera, precedendo di soli 51 millesimi proprio lo straripante Juancho. Quando i semafori si spengono, il teutonico difende la leadership, tuttavia il sudamericano gli si incolla agli scarichi e lo attacca alla variante della Roggia. La Ferrari e la Williams rimangono affiancate sino alla prima di Lesmo, nessuno dei due vuole mollare e alla fine è Michael a spuntarla, restando al comando. Comincia un furibondo braccio di ferro sul filo dei decimi, in quanto Schumacher viene perennemente braccato da Montoya. Il tedesco è il primo a rifornire, seguito al giro seguente dal colombiano. L’alfiere della Ferrari mantiene il comando ed è nel secondo stint che la differenza. Ha caricato più benzina del rivale e può ritardare di tre giri la seconda sosta, rimanendo così in vetta. Juancho non ci sta e cerca in tutti i modi di restare incollato a Schumi. Quando si tratta di doppiare la Sauber di Frentzen, il teutonico si infila in maniera decisa, mentre il sudamericano esita e perde terreno in maniera decisiva. Così, Schumacher torna a vincere dopo quattro mesi di astinenza e prende l’abbrivio decisivo verso la conquista del suo 6° Titolo Mondiale.
2008 – Le qualifiche sono caotiche a causa di una pioggia di intensità cangiante. Per i piloti diventa quindi difficilissimo scegliere il momento e soprattutto le gomme giuste con cui scendere in pista. Ne fa le spese anche Lewis Hamilton, leader del Mondiale, che non va oltre la quindicesima piazza. Tra la sorpresa generale, la pole position viene realizzata dalla Toro Rosso di Sebastian Vettel! Il giorno dopo, prima dell’inizio della gara, piove a dirotto. Tuttavia le precipitazioni cessano poco prima della partenza, che viene data lanciata dopo un giro percorso dietro alla safety car. In testa il giovanissimo tedesco tiene un ritmo impressionante e guadagna terreno in maniera cospicua, conscio di avere a bordo meno benzina di chi lo segue. Infatti il suo pit-stop è anticipato, ma la strategia si rivela azzeccata, in quanto il teutonico recupera il comando quando anche Kovalainen, Webber e Massa si fermano per rifornire. Nella seconda metà del GP la traiettoria comincia ad asciugarsi e diversi piloti scelgono di montare pneumatici intermedi, i quali ben presto sono più efficaci di quelli da pioggia. Vettel però resta in pista con le rain e, nonostante siano usurate, riesce a difendere la sua leadership sino al traguardo, conquistando un’incredibile vittoria a bordo della Toro Rosso. Grazie a questo successo, Seb – che ha 21 anni e 73 giorni – diventa il più giovane pilota ad aver conquistato un GP di Formula 1, portando peraltro al successo il team satellite della Red Bull prima ancora della casa madre!
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Foto: La Presse