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Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Damiano Caruso, orgoglio italiano. Roglic ha meritato la maglia gialla

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UNA VITTORIA DI COPPIA

L’arrivo in parata di Kwiatkowski e Carapaz sta facendo scrivere fiumi di inchiostro in tutto il mondo. Ritengo il logo comportamento inevitabile, trattandosi di compagni di squadra. Oggi hanno dominato, mettendo una doppia pezza in un colpo solo allo sciagurato Tour della Ineos. Oltre alla vittoria di tappa del polacco, è arrivata infatti anche la maglia a pois per l’ecuadoriano. Gli obiettivi erano ben altri, ma in un anno come questo bisogna accontentarsi.

PRIMOZ ROGLIC HA ORMAI VINTO IL TOUR DE FRANCE

Qualcuno di voi starà pensando che c’è ancora una cronometro di 36,2 km da affrontare. Peccato che le prove contro il tempo siano il pane quotidiano dello sloveno, che probabilmente sabato cercherà di mettere il sigillo con una nuova vittoria di tappa. Ha dominato questa Grande Boucle in lungo in largo, senza dare davvero mai un minimo segnale di flessione. Padrone della situazione, a tratti è parso quasi irridere gli avversari, pur se inconsapevolmente (Roglic è un corridore molto rispettoso nei confronti del resto del gruppo). Lo ha dimostrato oggi sullo sterrato, quando con poche pedalate aveva staccato tutti, salvo rialzarsi per non infierire ulteriormente. E’ stato il corridore migliore, con la squadra nettamente migliore, almeno tre spanne sopra tutte le altre. Inevitabile e corretto, dunque, che vesta la maglia gialla a Parigi. E peccato che abbia già deciso di non prendere parte al Giro: con i tanti km di cronometro in programma alla Corsa Rosa, non è escluso che avrebbe potuto mettere nel mirino quella doppietta che manca dal 1998 (l’ultimo a riuscirci fu Marco Pantani).

RICHIE PORTE E MIGUEL ANGEL LOPEZ: IL PODIO DA GIOCARE NELLA CRONOMETRO

Dando per scontato che domani non accadrà nulla, la prova contro il tempo di sabato sarà decisiva per assegnare l’ultimo gradino del podio. Il colombiano, attualmente terzo, potrà gestire un gruzzolo di 1’39” nei confronti dell’australiano, che però è uno specialista. Se fosse completamente piatta, diremmo che Porte avrebbe ottime possibilità di scavalcare l’avversario. Gli ultimi 6 km prevederanno però la scalata verso La Planche des Belles Filles, pendenza media dell’8,5% e punta del 20% negli ultimi 1000 metri. E proprio l’ascesa conclusiva potrebbe consentire a Lopez di salvarsi.

TRE SPAGNOLI NEI 10

Non sarà più quella dei tempi di Contador, eppure la Spagna piazza al momento ben tre corridori nella top10. Mikel Landa ed Enric Mas si giocheranno la quinta piazza nella cronometro: per entrambi si tratterebbe di un risultato di assoluto prestigio, insperato soprattutto per il capitano della Movistar, che aveva sovente faticato in salita, salvo trovare una condizione di forma soddisfacente nell’ultima settimana sulle Alpi. Non sarà un fenomeno, ma a quasi 26 anni Mas potrebbe ritrovarsi in bacheca un secondo posto alla Vuelta ed un quinto al Tour. Mica male: al momento all’Italia manca un corridore di questo genere, ovviamente Nibali escluso. Inoltre ha del sensazionale il Tour di Alejandro Valverde: pur se ormai sul viale del tramonto, è comunque decimo a 40 anni! Va detto che tutti gli spagnoli hanno avuto buon gioco in una Grande Boucle molto mediocre, dove è mancata quasi in toto la Colombia, salvata solo da Lopez.

DAMIANO CARUSO, SERVE LA CRONOMETRO DELLA VITA

Il siciliano sta disputando una corsa coraggiosa. Compirà 33 anni ad ottobre, ha vissuto una carriera importante, sovente da ottimo gregario, ma talvolta anche con piazzamenti di prestigio nei grandi giri. Giunse 8° al Giro d’Italia 2015 e 9° alla Vuelta 2014. Ora la top10 del Tour è lì ad un passo: 19″ dividono il siciliano dalla decima piazza di Valverde. Sarà durissima, perché lo spagnolo resta un cagnaccio ed a cronometro si è sempre difeso bene, pur non essendo uno specialista. Lo stesso discorso vale però anche per Caruso, anche se resta l’incognita di quante energie saranno rimaste all’azzurro dopo aver lavorato per tre settimane al servizio di Landa. Di sicuro gli stimoli saranno enormi: chiudere la carriera con una top10 in tutti e tre i grandi giri non è un’impresa da tutti. Damiano se la meriterebbe, soprattutto per come sta tenendo alto con orgoglio l’onore di un’Italia che non sta vivendo il miglior periodo della sua storia nel ciclismo.

LA TAPPA DI DOMANI

166,5 km da Bourg-en-Bresse a Champagnole. Solo un GPM di quarta categoria ad 84 km dall’arrivo. Poi tanti ‘mangia e bevi’ che renderanno la corsa molto nervosa. E’ una tappa da fughe, ma i velocisti potrebbero provare a giocarsela.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse

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