Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Egan Bernal, scatto dal profumo di sfida; Danimarca una realtà del ciclismo

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DANIMARCA, UNA REALTA’ DEL CICLISMO

Fino a 10-15 anni fa la Danimarca era una realtà molto marginale del ciclismo, di sicuro non di prima fascia. Ora vanta addirittura il campione del mondo in carica, Mads Pedersen; uno dei migliori interpreti per le corse di un giorno, il veterano Jakob Fuglsang; senza dimenticare corridori di valore come Michael Valgren e Kasper Asgreen. Oggi è toccato a Soren Kragh Andersen togliersi la soddisfazione di alzare le braccia al cielo al Tour de France: il 26enne ha piazzato la stoccata giusta da vero finisseur, capitalizzando al meglio l’ottimo lavoro della Sunweb.

JULIAN ALAPHILIPPE, UNO SCATTO MONDIALE

Vedendo attaccare Julian Alaphilippe sulla Cote de la Croix-Rousse abbiamo subito pensato ai Mondiali di Imola, dove sarà il favorito numero uno. Quando scatta il francese, nessuno riesce a tenergli testa nelle prime pedalate. Rispetto al 2019, tuttavia, il campione della Deceuninck non riesce però a dare continuità all’azione. Ha la sparata, ma fatica a tenere lo sforzo prolungato. Il ‘rischio’ che in Romagna sentiremo suonare la ‘Marsigliese’, tuttavia, resta concreto: anche se non al 100%, sarà l’uomo da battere.

EGAN BERNAL, CHE FAI?

Il colombiano che attacca su una salitella di 1400 metri al 4,8% non me lo sarei mai aspettato. Sapeva di non poter concludere nulla e infatti Roglic ha chiuso con irrisoria facilità. Forse il campione in carica voleva lanciare un messaggio, un avvertimento al grande rivale. Un segnale di vita che promette battaglia sulle montagne vere, a partire da domani. La sensazione è che, in questo momento, la testa chieda più di ciò che possono dare le gambe.

PETER SAGAN NON MOLLA, MA SERVE UN MIRACOLO

Anche oggi non ha vinto, ma ha creato la spaccatura del gruppo grazie all’azione della Bora-hansgrohe che ha tagliato fuori i velocisti. Si è portato a -43 da Sam Bennett nella classifica a punti. Sono tanti e sarà durissima recuperarli, anche perché le occasioni a disposizione dello slovacco saranno risicatissime: su 7 tappe alla conclusione della Grande Boucle, 5 saranno per uomini di classifica (cronometro compresa), una di media montagna ed una per velocisti (l’ultima a Parigi). Non mi stupirei di vedere Sagan all’attacco anche nelle tappe di montagna per andare a prendersi i punti dei traguardi volanti. Ci proverà di sicuro.

LA TAPPA DI DOMANI

Domani si arriva sul Massiccio del Giura: assisteremo al primo tappone di questo Tour. 174,5 km da Lione al Grand Colombier. I primi 98 km saranno pianeggianti, poi due GPM di prima categoria e un Horse Categorie. Prima il Montée de la Selle de Fromentel (11,1 km all’8,1%), poi il Col de la Biche (6,9 km all’8,9%): qui non si muoverà nessuno dei favoriti, ma qualcuno potrebbe decidere di rendere la corsa dura mettendo la squadra in testa a tirare. In ogni caso, saranno due salite dure che resteranno nelle gambe. Infine, dopo una lunga discesa di quasi 30 km, il Grand Colombier: 17,4 km al 7,1% di pendenza media, 1501 metri di altitudine. Si tratta di una salita molto irregolare, con alcuni tratti più duri: due al 12% ed uno al 10% nel km conclusivo. Chi ha le gambe può fare una grande differenza, guadagnando anche un minuto o più. Se Egan Bernal vorrà vincere questo Tour, domani dovrà guadagnare su Roglic. Per lo sloveno si tratterà dell’ennesimo banco di prova sulla strada verso Parigi. Attenzione poi a Tadej Pogacar: sin qui ci ha sempre provato e già una volta si è tolto tutti di ruota. In una tappa come quella di domani potrebbero far bene anche i colombiani, in particolare Quintana e Lopez.

federico.militello@oasport.it

LE TOUR DU DIRECTEUR

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Foto: Lapresse

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