Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Fabio Aru, contratto in scadenza e futuro incerto. Ipotesi ritiro da non scartare

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COSA FARA’ FABIO ARU NEL 2021? 

Che Fabio Aru non fosse più un corridore in grado di fare alta classifica in un grande giro era ormai chiaro a tutti e ne avevamo già parlato la scorsa settimana. Viene da chiedersi ora che corridore sia realmente il sardo oggi. Allo stato attuale anche una singola vittoria di tappa appare una chimera. E siamo sicuri che possa realmente risultare utile per un capitano nelle vesti di gregario? No, non lo sarebbe. Non adesso. E non siamo neanche certi che lo voglia: chi era abituato a lottare per grandi traguardi, fatica ad accettare un ridimensionamento di tale portata. “Non so cosa mi succeda, non ho risposte”, ha dichiarato sconsolato il Cavaliere dei Quattro Mori. Una risposta l’aveva data qualche ora prima Giuseppe Saronni, advisor della UAE Emirates: “Aru ha problemi psicologici. Gli manca quel carattere per reagire alle difficoltà, si abbatte subito”. Nel triennio in corso Aru ha preso parte a cinque corse a tappe di tre settimane: tre non le ha portate a termine (Giro 2018, Vuelta 2019 e Tour 2020), in una è arrivato 23° (Vuelta 2018) ed in un’altra 14° (Tour 2019): numeri impietosi. Non vince dal 2017, ovvero da quando indossava ancora la maglia dell’Astana. L’approdo alla UAE Emirates si è rivelato un fallimento totale per entrambe le parti. Aru firmò un contratto triennale da 3,2 milioni di euro a stagione: è tutt’ora il quarto ciclista più pagato al mondo dietro Sagan, Froome e Nibali. Un investimento andato letteralmente in fumo da parte del team emiratino. Il contratto scadrà tuttavia a fine stagione e, neanche a dirlo, non verrà rinnovato. Diciamolo chiaramente: non c’è la fila per accaparrarsi Fabio Aru, tutt’altro. Nessuno sarebbe disposto a sostenere le cifre attuali, è scontato che l’italiano dovrà in ogni caso andare incontro ad un brusco ridimensionamento delle pretese economiche. Ma, in fin dei conti, si tratta di un aspetto di secondo piano. In primis occorre fare i conti con la realtà: chi ingaggerebbe un corridore che da tre anni colleziona brutte figure in serie? Si tratterebbe di una vera e propria scommessa… Lo scorso anno Gianni Savio, storico direttore sportivo della Androni, ci rivelò che sarebbe stato affascinato dalla possibilità di poter rilanciare Fabio Aru, come d’altronde ha già fatto in passato con altri corridori che sembravano persi. Logicamente si tratterebbe di ricominciare da zero o quasi, per di più in una squadra Professional: il sardo sarebbe disposto a rimettersi in gioco dal basso e con umiltà? Non è affatto detto che il vincitore della Vuelta 2015 riceva offerte allettanti in vista del 2021. Ed è invece più che probabile che inizi ad essere stanco di dover far fronte a giornate come quella odierna. Tre anni di agonia sono tanti. Per questo non va esclusa l’ipotesi di un ritiro dal ciclismo di Fabio Aru a fine stagione.

PRIMOZ ROGLIC NELLA POSIZIONE PREDILETTA

Adesso che ha preso la maglia gialla, potrà correre in difesa come piace a lui. E’ un passista-scalatore in grado di imporre una netta selezione nelle cronometro, ma al tempo stesso fatica a scattare e produrre distacchi notevoli in salita. Oggi si è impegnato a fondo per guadagnare più secondi possibili su coloro che inseguivano il primo gruppetto composto dallo sloveno e da Pogacar, Bernal, Landa e Hirschi. Ha tirato praticamente sino ai 300 metri dall’arrivo, vanificando la chance di vincere a causa di una posizione di partenza in volata non ottimale. Insieme alla Jumbo-Visma è stato il padrone di questa prima settimana di Tour de France. Si trova in maglia gialla, ma in fin dei conti dispone di un vantaggio in classifica irrisorio di appena 21″ su Egan Bernal. La terza settimana potrebbe sorridere al colombiano, ma di sicuro questo Roglic sarà un osso duro e non sarà semplice staccarlo. Senza dimenticare poi i 36 km di cronometro della Planche des Belles Filles. Quel che è certo è che ora il copione tattico dovrebbe mutare. Roglic e la Jumbo dovrebbero limitarsi a contenere le fughe ‘pericolose’ per la maglia gialla, lasciando ai rivali l’iniziativa ed eventuali attacchi. Lo sloveno si trova nella posizione tattica che predilige.

MA EGAN BERNAL FA PAURA…

Non è al meglio, ma già oggi ha compiuto dei passi avanti rispetto a ieri. Se crescerà giorno dopo giorno, con le tante montagne da scalare all’orizzonte, allora potrebbe tornare a fare il vuoto come già accaduto nel 2019. Non è ancora il Bernal che va via in progressione imponendo un ritmo insostenibile, ciò nonostante è secondo in classifica generale…Una preoccupazione è rappresentata dalla squadra: Carapaz a parte, la Ineos attuale è lontana parente della corazzata che sino alla passata stagione monopolizzava la Grande Boucle.

TADEJ POGACAR PUO’ VINCERE IL TOUR?

Nel ciclismo moderno, come stiamo vedendo, i distacchi sono ormai minimi ed è diventato più che mai arduo scavare grossi solchi sulle grandi montagne. Per questo perdere 1’21” come accaduto allo sloveno nella tappa dei ventagli può risultare decisivo in senso negativo: potrebbe rimpiangere a lungo quegli 81 secondi…Sui Pirenei il capitano della UAE Emirates è stato il migliore in salita, ma sappiamo che il Tour è lungo e non è detto che lo sarà anche sulle Alpi. La sensazione è che sia progredito a tal punto da potersela giocare anche con Roglic e Bernal. Il podio, ad ogni modo, resta l’obiettivo minimo.

BRAVO LANDA, MA…

Oggi in salita è stato tra i quattro migliori. In classifica però è decimo, distante ben 1’42” da Roglic e 1’14” dal podio virtuale di Guillame Martin: è tanto. Per quanto brillante, Landa non sembra potersi issare a miglior scalatore di questo Tour. Non ce lo vediamo staccare nel corpo a corpo i vari Bernal, Pogacar e Roglic, per intenderci. Ma in passato ha già dimostrato di poter stupire con degli attacchi da lontano a sorpresa.

CHI NON VINCERA’ IL TOUR DE FRANCE?

Adam Yates, Valverde, Buchmann, Porte, Mas, Mollema, Dumoulin.

CHI SI GIOCA IL PODIO?

Quintana, Uran, Bardet, Martin, Lopez, Landa. Al momento, va detto, sono tutti un gradino sotto i tre grandi favoriti della vigilia: Roglic, Bernal e Pogacar.

DOVE PUO’ ARRIVARE DAMIANO CARUSO?

Se non avrà una giornata storta, la top20 appare quasi in ghiaccio, ma anche la top15 è ad un passo. La top10 invece appare fuori portata.

ORA IL GIORNO DI RIPOSO: OCCHIO AI TAMPONI…

Domani i corridori verranno sottoposti ai tamponi per rilevare la presenza del Covid-19. Un nemico molto più spaventoso e subdolo di qualsiasi altro avversario. Sappiamo che, da regolamento, una squadra è obbligata a ritirarsi se due corridori risultano positivi. Ci auguriamo di cuore che la classifica non venga stravolta da sgradite sorprese.

LE TOUR DU DIRECTEUR

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Foto: Lapresse

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