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Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Fabio Aru, un attacco per il morale e per il 2021

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FABIO ARU: UN ATTACCO PER IL MORALE E PER IL FUTURO

Rivedere Fabio Aru all’attacco, peraltro su una salita impegnativa come il Col de la Lusette, ha fatto certamente piacere. Inizialmente il sardo è stato anche bello da ammirare, con una pedalata decisa ed incisiva. Poi progressivamente ha perso brillantezza, iniziando a dimenare le spalle. E’ stato ripreso dal gruppo maglia gialla dopo aver raggiunto poco più di un minuto di vantaggio. Sull’ascesa conclusiva ha perso una manciata di secondi dai migliori, quasi inevitabili dopo lo sforzo profuso.
A livello tattico l’azione di Fabio Aru non ha portato oggettivamente a nulla. Non era possibile riprendere i fuggitivi per giocarsi il successo di tappa. Il Cavaliere dei Quattro Mori avrebbe potuto fungere da punto d’appoggio per il capitano Tadej Pogacar, ma il giovane sloveno non si è mosso. Dunque si è trattato di un attacco sostanzialmente fine a se stesso, ma importante sotto il profilo mentale: da anni il 30enne non provava l’ebbrezza di evadere dal gruppo in una fase topica della corsa. Non dimentichiamoci, inoltre, che Aru è in scadenza di contratto con la UAE Emirates a fine stagione e difficilmente verrà rinnovato. Mettersi in luce al Tour può aiutare per trovare una nuova squadra in vista del 2021. Ad ogni modo, dopo quanto visto quest’oggi, non è escluso che il vincitore della Vuelta 2015 possa tentare qualche fuga da lontano in questa Grande Boucle per giocarsi una vittoria di tappa.

LUTSENKO, CHE AZIONE

Dei corridori in fuga era quello con la cilindrata decisamente superiore e lo ha dimostrato con un’azione prepotente. Sul Col de la Lusette ha viaggiato ad una velocità superiore a quella del gruppo maglia gialla, di cui parleremo a breve. Un successo meritato e non è detto che non possa togliersi qualche altra soddisfazione da qui a Parigi.

IN GRUPPO REGNA IL TATTICISMO: COME SPIEGARE IL COMPORTAMENTO DI EGAN BERNAL? 

Per il secondo giorno di fila abbiamo assistito ad una tappa molto noiosa. Nessuno dei favoriti ha preso l’iniziativa sul Col de la Lusette, asperità di tutto rispetto. Probabilmente a Primoz Roglic non interessa indossare troppo presto la maglia gialla, con conseguente dispendio di energie per la squadra: non a caso la Jumbo-Visma oggi è rimasta nascosta come non mai. Egan Bernal sembrava voler fare fuoco e fiamme, ma alla fine si è limitato a gestire. Il colombiano ha messo in testa la Ineos nella fase calda della corsa, aumentando decisamente l’andatura prima dell’imbocco del Col de la Lusette. Sembrava il preludio di fuochi d’artificio, tuttavia il copione è cambiato dopo aver perso Amador: il vincitore dell’edizione 2019 ha chiesto ai compagni di impostare un ritmo regolare e pedalabile, tutt’altro che impossibile. Ora i quesiti sono due: Bernal si è reso conto di non stare così bene come avrebbe voluto? O, semplicemente, ha preferito tenere a bada la corsa senza rischiare, ritenendo di non aver potuto guadagnare così tanto in questa frazione? Per le risposte dovremo attendere i Pirenei. Di sicuro tanti corridori come Quintana, Lopez, Landa o Pinot hanno perso un’occasione per saggiare la reale consistenza degli avversari.

LA TAPPA DI DOMANI

168 km da Millau a Lavaur. Prima parte mossa con due GPM di terza categoria ed uno di quarta. Poi finale molto veloce: sarà volata. In questo Tour non vi è un vero padrone degli sprint, dunque il pronostico è aperto. Dai soliti Ewan e Bennett, passando per Bol, Van Aert e Kristoff. Fari azzurri su Giacomo Nizzolo, mentre si attende un segnale di vita da parte di Elia Viviani.

LE TOUR DU DIRECTEUR

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Foto: Lapresse

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