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Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Primoz Roglic semina tanto e raccoglie poco. Pogacar è della razza dei fenomeni

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PRIMOZ ROGLIC A CHE GIOCO STA GIOCANDO?

Di difficile comprensione l’approccio tattico dello sloveno alla tappa odierna. Dopo una frazione a lungo soporifera, decide di cambiare decisamente registro, ordinando alla squadra di accelerare. La Jumbo-Visma rende la corsa dura sin dai chilometri conclusivi del Port de Balès, poi Van Aert frattura letteralmente il gruppo nella prima parte del Peyresourde. Rispetto al solito vengono a mancare troppo presto pedine preziose come Kuss e Bennett, per cui lo sloveno si ritrova a corto di uomini. A quel punto è Tom Dumoulin in persona a mettere in atto una progressione impressionante: sembra il preludio dell’attacco del vincitore della Vuelta 2019, che tuttavia non avviene. Roglic si è limitato a rispondere (agevolmente) ai primi due attacchi di Pogacar, poi al terzo ha lasciato andare il connazionale; ha nuovamente risposto presente sull’allungo di Quintana e sembrava addirittura poter guadagnare secondi importanti in discesa, ma si è rialzato. Morale della favola: oggi Roglic ha messo alla frusta la squadra, e cosa ha raccolto? Pinot e Alaphilippe sono andati alla deriva, ma sui vero avversario, Egan Bernal, non ha guadagnato nulla. Si potrebbe pensare che lo sloveno stia cercando volutamente di non indossare la maglia gialla, con tutto il conseguente dispendio di energie che comporterebbe per sé e per la squadra. Ma allora perché non limitarsi ad una corsa di attesa, senza nulla chiedere ai compagni. Non sappiamo quali fossero i piani odierni di Roglic, ma certamente ha seminato tanto e raccolto poco. 

EGAN BERNAL INSEGUE LA MIGLIOR CONDIZIONE

Qualche avvisaglia si era intuita, oggi ne abbiamo avuto la conferma: Egan Bernal non è al 100%. Il problema alla schiena accusato dal Delfinato in avanti si è rivelato più grave del previsto. Al colombiano manca brillantezza: sale regolare, ma non ha il cambio di ritmo e soffre tremendamente le accelerazioni. Di solito è il contrario. Al momento Roglic è superiore, ma il Tour è lungo: in due settimane può cambiare tutto. 

TADEJ POGACAR NON E’ UNA SORPRESA

Chi segue il ciclismo sa che questo ragazzo, insieme ad Egan Bernal e Remco Evenepoel, è destinato a giocarsi il Tour da qui ai prossimi 10 anni. E’ un predestinato e, in effetti, basta vederlo pedalare per capire che dispone di una classe cristallina. Senza l’inconveniente di ieri, oggi sarebbe in maglia gialla. Ha sfiancato gli avversari a suon di scatti e promette di rifarlo. 22 anni da compiere tra qualche giorno, vanta già un terzo posto alla Vuelta 2019. E’ qui per il podio, ma c’è da giurarci che proverà a vincerlo questo Tour. Sperando di non dover rimpiangere il tempo perso ieri. 

ADAM YATES ANCORA IN MAGLIA GIALLA GRAZIE AL TATTICISMO

Non appena sono iniziati gli scatti, il britannico ha cominciato a faticare, ancor più di Bernal. Solo grazie al tatticismo esasperato degli avversari è riuscito a rientrare ed a conservare la maglia gialla. Ha corso sempre di rimessa. Al Tour de France vanta un quarto posto nel 2016 come miglior risultato, ma da allora non si è mai più ripetuto in un grande giro. Improbabile che avvenga in questa edizione.

THIBAUT PINOT E LA MALEDIZIONE DEL TOUR DE FRANCE

Nel 2019, quando tutto sembrava apparecchiato per l’assalto alla maglia gialla, un problema muscolare alla coscia sinistra lo costrinse all’abbandono. Oggi una crisi nerissima provocata dal mal di schiena. Il Tour de France sembra davvero maledetto per il capitano della FDJ. Dal terzo posto del lontano 2014, quando vinse Vincenzo Nibali, non è mai andato oltre la 16ma piazza del 2015, non concludendo poi le edizioni del 2016, 2017 e 2019. E’ molto probabile che non porti a termine nemmeno questa Grande Boucle. Chissà che d’ora in poi, avendo scavallato le 30 primavere, Pinot non decida di puntare tutto sulle classiche di un giorno.

ADIEU, ALAPHILIPPE!

E’ tornato il vero Alaphilippe, ovvero un fuoriclasse delle corse di un giorno che difficilmente può pensare di fare classifica in un grande giro. Il 2019, in questo senso, aveva rappresentato un’eccezione, provocata sia dalla forma della vita di cui godeva il francese sia da un percorso estremamente favorevole. Quel quinto posto conclusivo resterà un traguardo di rango e prestigio nella carriera del transalpino, ma è difficile che venga migliorato. Attenzione però a lui per i Mondiali di Imola: il tracciato sembra ideale per esaltarne le qualità…

I PROMOSSI DI OGGI 

Sicuramente mi ha convinto tantissimo Nairo Quintana, rigenerato dall’approdo in Arkea: sta dimostrando di essere ancora un grande scalatore. E’ da podio, ma se Roglic incappasse in una giornata negativa…
Guillaume Martin si conferma in terza posizione con una condotta di gara determinata, che denota grande personalità: sembra veramente sbocciato e va assolutamente tenuto d’occhio. 
Pur senza brillare, hanno tenuto duro i colombiani Rigoberto Uran e Miguel Angel Lopez. Segnali di vita da parte di Mikel Landa e Richie Porte: difficile aspettarsi più di così da loro. 

I BOCCIATI 

Detto di Pinot, Adam Yates ed Alaphilippe, abbiamo compreso come il ruolo di Alejandro Valverde in questo Tour sarà molto marginale. Legnosi e in difficoltà Buchmann e Mollema, ha perso terreno anche Chaves. Non mi ha convinto nemmeno Romain Bardet: a dispetto dei 2 secondi guadagnati all’arrivo, il francese si era staccato in salita, pagando dazio da quasi tutti gli avversari. Solo grazie alle sue doti di discesista è riuscito a rientrare.

LA TAPPA DI DOMANI

Sulla carta è un po’ più “facile” rispetto a quella odierna. Si resta sui Pirenei, 153 km da Pau a Laruns. Dopo un GPM di quarta categoria, i corridori troveranno subito il Col de la Hourcère, una salita veramente dura (11,1 km all’8,8% di pendenza media), ma posta a troppa distanza dal traguardo. Poi altri due GPM di terza categoria, prima dell’atteso Col de Marie Blanque, 7.7 km all’8,6%: attenzione, gli ultimi tre chilometri saranno tremendi, con pendenze sempre comprese tra il 10 e il 13,6%! La selezione sarà inevitabile, ma c’è un problema: dal GPM mancheranno 18 km all’arrivo, di cui 10 di discesa e 8 di pianura. E’ tuttavia possibile che possano formarsi vari gruppetti tra gli uomini di classifica: a quel punto vivremmo un finale di tappa esplosivo. Non è escluso che anche domani possa andare in porto una fuga da lontano, soprattutto se i corridori che vi faranno parte non impensieriranno la leadership di Adam Yates.

LE TOUR DU DIRECTEUR

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Foto: Lapresse

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