Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Roglic non è scoppiato, ma Pogacar è un fenomeno. Damiano Caruso salva l’Italia

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POGACAR STELLARE: CE LO SAREMMO ASPETTATO?

No, onestamente. Ieri vi avevo raccontato di come il giovane della UAE fosse un ottimo interprete delle prove contro il tempo e avesse di recente sconfitto Primoz Roglic ai Campionati nazionali sloveni a cronometro. Alzi la mano, però, chi si sarebbe aspettato non solo che ribaltasse il Tour, ma che riuscisse ad infliggere addirittura 1’56” al connazionale. Già nei primo tratto della cronometro, quello in pianura, Pogacar era partito con un’altra marcia. All’imbocco della Planche des Belles Filles aveva dimezzato lo svantaggio in classifica. Si poteva pensare che il nativo di Komenda non avesse gestito al meglio lo sforzo e che avrebbe potuto pagare sull’ascesa conclusiva. Invece il meglio doveva ancora arrivare…In salita si è assolutamente scatenato, volando sulle ali dell’entusiasmo man mano che veniva a conoscenza via radio dei secondi recuperati sull’avversario. Ha compiuto un’impresa tra le più grandi della storia del ciclismo. Non da campione, ma da campionissimo. Se manterrà questo livello anche in futuro, diventerà uno dei grandissimi di ogni epoca, anche se non mancheranno avversari temibili, su tutti Remco Evenepoel (e, forse, anche Wout Van Aert). Ha meritato questo Tour perché sarebbe stato in testa già ben prima di oggi se non avesse perso 1’21” nella tappa dei ventagli; in salita, inoltre, era stato l’unico a riuscire a fare il vuoto sui Pirenei, staccandosi tutti, Roglic compreso. Oggi, nell’uno contro uno, si è rivelato semplicemente due spanne sopra la concorrenza.

PRIMOZ ROGLIC, E ADESSO?

Era convinto di aver già vinto, forse troppo. Le certezze hanno iniziato a sgretolarsi chilometro dopo chilometro, quando la radio annunciava implacabile la rimonta di Pogacar. Si è indurito, ha fatto fatica. La macchina perfetta si è riscoperta improvvisamente umana. Dopo 19 giorni da padrone, si è ritrovato all’improvviso sul ciglio di un baratro senza fine. Ancora una volta, come già accaduto al Giro d’Italia 2019, la terza settimana lo ha tradito. Attenzione: Roglic non è crollato. Ha disputato una buona cronometro, pur se non eccezionale, ma sicuramente più che sufficiente. Non aveva però le armi per arginare il ciclone Pogacar. E adesso? Mentalmente sarà durissima smaltire una simile batosta. Il Tour era lì, ad un passo. Chissà se gli si ripresenterà una simile occasione in futuro.

RICHIE PORTE SUL PODIO A 35 ANNI

Quante volte, negli ultimi anni, Richie Porte veniva indicato come uno dei principali rivali di Chris Froome per la conquista del Tour de France? Finora l’australiano aveva collezionato solo delusioni in serie e tanta sfortuna. La quinta piazza del 2016, fino ad oggi, rappresentava l’unica comparsata nella top10 in carriera nella Grande Boucle. Oggi, finalmente, una prestazione che dà il senso ad una vita. Una cronometro straordinaria che vale un podio meritato per un uomo di 35 anni che non è riuscito a sfondare come si sarebbe aspettato e che con caparbietà si è preso la sua personale rivincita sul destino. Il podio al Tour è un dono per pochi eletti.

DAMIANO CARUSO, FRATELLO D’ITALIA

Diciamolo senza giri di parole: è stato un Tour de France molto negativo per l’Italia. Non abbiamo più corridori da grandi corse a tappe e siamo ancora qui a sperare che Vincenzo Nibali, all’alba dei 36 anni, ci regali una perla al Giro tra qualche settimana. Così è, se vi pare… Una top10 in questa Grande Boucle appariva oggettivamente fuori portata per i colori azzurri, fermo restando che, personalmente, non riponevo grande fiducia in Fabio Aru, mentre Davide Formolo, poi ritirato, era partito per ricoprire un ruolo da gregario di Pogacar (il quale, a proposito, ha vinto di fatto senza squadra, o quasi…). Per questo va reso onore ad un Caruso straordinario. Signori, questo è un Corridore con la C maiuscola. Ha vinto poco in carriera, ma è giunto 9° alla Vuelta 2014, 8° al Giro d’Italia 2015 ed ora 10° al Tour de France 2020. Giungere nella top10 in tutte e tre le grandi corse di tre settimane significa poter disporre di qualità non indifferenti di fondo e resistenza. E dire che era venuto alla Grande Boucle esclusivamente per supportare il capitano Mikel Landa. Oggi ha disputato una cronometro straordinaria, chiusa al settimo posto. Se avesse gareggiato solo per se stesso, forse avrebbe potuto ambire addirittura a qualcosa di più. Non lo sapremo mai, ma va benissimo così. C’è una bandiera tricolore nella top10. Grazie Damiano, fratello d’Italia!

SPAGNA, UNA DOPPIA TOP5 INSPERATA

Anche la Spagna, come l’Italia, non sta vivendo una delle migliori epoche della propria storia e, proprio per questo, la doppia top5 era insperata alla vigilia. Sia Landa sia, soprattutto, Mas sono stati bravi a farsi largo in un Tour ad eliminazione, dove giorno dopo giorno sono usciti di classifica diversi uomini attesissimi alla vigilia. I due iberici, senza fare nulla di speciale, hanno puntato sulla regolarità, chiudendo a ridosso del podio. Se i limiti di Landa appaiono ormai evidenti, Mas può ancora migliorare sotto diversi aspetti. Quest’ultimo sembrava essersi perso dopo il 2° posto alla Vuelta 2018, ma l’approdo alla Movistar lo ha completamente rivitalizzato. Landa o Mas potranno vincere in futuro una corsa a tappe? E’ difficile, ma non è detto che non possano farsi trovare pronti, qualora capiti l’occasione.

MIGUEL ANGEL LOPEZ, CHE SCOPPOLA!

Non è un cronoman, lo sappiamo. Ma chiudere 45° a 6’17” da Pogacar è un fallimento fragoroso. E’ andato piano in pianura e, contrariamente alle previsioni, ancora più piano sull’ascesa conclusiva. Vedersi superare a velocità tripla prima da Pogacar e poi da Roglic, partiti rispettivamente 2 e 4 minuti prima, deve aver contribuito a provocare un vero e proprio crollo emotivo. Il colombiano non ha saputo gestirsi, sprofondando in un colpo solo dalla terza alla sesta piazza. Anche in questo caso rialzarsi non sarà semplice, forse ancor più che per Roglic.

LE TOUR DU DIRECTEUR FINISCE QUI…APPUNTAMENTO CON “LA FAGIANATA”!

Grazie amici di OA Sport per aver seguito per tre settimane con affetto questa rubrica che si conclude questa sera. L’appuntamento è per il Giro d’Italia, quando ogni sera analizzeremo i temi della tappa con la mitica ‘Fagianata’ di Riccardo Magrini, da anni apprezzato commentatore tecnico di Eurosport!

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse

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