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Ciclismo

Pagelle Tour de France 2020, ottava tappa: Bernal insufficiente, Pogacar stacca tutti, Pinot saluta

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L’ottava tappa del Tour de France 2020 ha riservato sorprese e colpi di scena a ripetizione. E’ cambiata radicalmente la classifica generale, con diversi big che hanno alzato bandiera bianca, su tutti i francesi Thibaut Pinot e Julian Alaphilippe. Ha salvato la maglia gialla il britannico Adam Yates, tutt’altro che brillante. Andiamo a scoprire i voti di oggi.

PAGELLE TOUR DE FRANCE 2020, OTTAVA TAPPA

Nans Peters, 8,5: ha sfruttato le difficoltà in discesa di Ilnur Zakarin per andare a conquistare un prestigioso successo di tappa. Sulla carta non era il migliore in salita tra i fuggitivi, ma alla fine è risultato il corridore più in forma.

Ilnur Zakarin, 5: le lacune tecniche del russo nel guidare la bici sono agghiaccianti. Ha rischiato di cadere ad ogni curva. Stiamo parlando di un corridore che giunse terzo alla Vuelta e quinto al Giro nel 2017, non proprio uno qualunque. Non è più quello di allora, ma oggi ha gettato al vento un’occasione ghiotta.

Tadej Pogacar, 8,5: nel ciclismo moderno è difficilissimo fare la differenza in salita. Il 21enne sloveno ci è riuscito: è scattato una, due, tre volte. La terza è stata quella buona. Brillante e agile la pedalata sul Col de Peyresourde, dove si è rivelato una spanna sopra gli avversari, anche se probabilmente Primoz Roglic non ha volutamente risposto all’azione del connazionale. Pogacar è arrivato a guadagnare fino ad un minuto, prima di perdere una ventina di secondi nella discesa conclusiva. Questa mattina lo aveva detto: “Non sono preoccupato per il tempo perso ieri“. Ha risposto con i fatti. E’ tornato prepotentemente in corsa per il podio ed anche per la maglia gialla, dovendo recuperare appena 48” ad Adam Yates.

Primoz Roglic, 7: forse ha messo al gancio la Jumbo-Visma troppo presto. Non si aspettava di perdere subito un uomo prezioso come Kuss, ma anche Bennett non ha reso secondo le aspettative. Il ritmo imposto dalla corazzata olandese, in particolare sotto l’impulso di Van Aert, ha prodotto un vero e proprio sfascio nel gruppo, provocando vittime eccellenti, a partire da Pinot. Eppure Roglic, per il quale si è messo a completa disposizione anche Dumoulin, nella fase finale del Col de Peyresourde si è ritrovato da solo, dovendo rispondere in prima persona agli attacchi degli avversari. Si è riportato con irrisoria facilità alla ruota di Pogacar dopo i primi due allunghi del capitano della UAE Emirates, poi al terzo ha lasciato fare: probabilmente non ha voluto piazzare l’affondo, ma si può ritenere anche che non fosse sicuro di poter tenere il passo del connazionale senza andare fuori giri. In discesa aveva guadagnato metri insieme a Quintana, poi si è rialzato.

Romain Bardet, 6: guadagna due secondi ai favoriti con una “fagianata” nell’ultimo chilometro, ma in salita si era staccato, rientrando però in discesa. E’ quarto in classifica generale, ma non ha convinto.

Adam Yates, 6: è ancora in maglia gialla e ciò vale la sufficienza. Sembrava brillante alla ruota di Roglic sull’ascesa conclusiva, poi è andato in apnea non appena sono iniziati gli scatti. Oggi almeno 8 corridori andavano più forte del britannico. Solo il tatticismo e la marcatura tra gli uomini di classifica gli hanno consentito di salvarsi. Ma lo Yates visto oggi non sembra un uomo in grado di vincere il Tour.

Guillaume Martin, 7.5: come vi avevamo anticipato, può essere la grandissima sorpresa di questa Grande Boucle. Pedala bene, è sempre davanti, ha anche la personalità per attaccare. Dopo il terzo posto al Giro del Delfinato, sogna di ripetersi anche nella corsa a tappe più importante. L’incognita? Non si è mai ritrovato a gestire un obiettivo così grande in carriera.

Egan Bernal, 5: oggi non ci sono alibi. Con tre GPM impegnativi, era una tappa adatta al colombiano. Ma il vincitore dell’edizione 2019 ha confermato quanto intravisto già sul Massiccio Centrale: non è in condizione come nella passata stagione, almeno per ora. Non sta male, ma non riesce a cambiare ritmo quando scattano gli avversari. Oggi si è salvato grazie al grande lavoro del fido Carapaz. I problemi alla schiena si fanno sentire, ma il Tour è appena iniziato ed ha tempo per crescere (e magari qualche avversario calerà…).

Nairo Quintana, 7,5: questo è il vero Quintana. Non lo vedevamo su tali livelli da anni. E’ realmente rinato dopo l’approdo all’Arkea-Samsic, nella quale ha ritrovato motivazioni e voglia di vincere. Ha risposto presente ai primi due attacchi di Pogacar, poi ci ha provato in prima persona a 500 metri dal GPM conclusivo, portandosi dietro Roglic. Sta davvero bene e, a differenza di tanti avversari, ha l’esperienza dalla propria parte. Oggi ha dimostrato di poter ambire almeno al podio.

Miguel Angel Lopez, 7: non perde nulla, ma non è brillantissimo a tal punto da provare un’azione.

Rigoberto Uran, 6.5: difficilmente vedremo mai un attacco del colombiano, è un corridore che fa della difesa l’arma migliore. Ed oggi si è difeso veramente con i denti. Sarà un cagnaccio per tutti fino a Parigi.

Enric Mas, 6: ha sudato le proverbiali sette camice, ma non è affondato, riuscendo a tenere le ruote dei migliori. Il decimo posto in classifica fa morale.

Mikel Landa, 6: ci ha provato con Porte, senza fare selezione. E, in effetti, in carriera non si ricordano sue progressioni tali da fare una vera differenza in salita (escluse ovviamente le fughe).

Richie Porte, 6: almeno oggi ha fatto vedere che c’è anche lui in questo Tour de France. Non sarà un fattore, ma una top10 resta possibile.

Damiano Caruso, 6,5: orgoglio italiano, è 18° in classifica generale e prova a tenere alta la bandiera di una nazione che, nelle corse a tappe, rischia di faticare per troppi anni.

Bauke Mollema, 4,5: perde secondi anche oggi. Un trend negativo che non si arresta.

Richard Carapaz, 7,5: egregio il lavoro con cui si sacrifica per Egan Bernal. Oggi il colombiano si è salvato grazie al vincitore del Giro d’Italia 2019.

Wout Van Aert, 8: dopo la vittoria di ieri, oggi si è messo a tirare come un forsennato in salita, frantumando il gruppo. Siamo davvero sicuri che, tra qualche anno, non possa giocarsi il successo in un grande giro?

Alejandro Valverde, 5: non vogliamo infierire su questo grande campione. Ma l’età presenta un conto salatissimo. Al momento è una comparsa.

Thibaut Pinot, 4: la classica giornata nera. Si stacca sul Port de Balès e le gambe non girano più. Chiude a quasi 20 minuti dai migliori. Esce di classifica e, soprattutto, viene ancora una volta respinto da una Grande Boucle che sembra stregata per il capitano della FDJ.

Julian Alaphilippe, 5: esce di classifica, confermando di non attraversare il periodo d’oro di forma della passata stagione. Ora si concentrerà sui successi di tappa, affinando la condizione in vista del Mondiale di Imola.

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Foto: Lapresse

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