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Sport paralimpici. Concluso con successo il “Tor in gamba”, la staffetta sulle Valli Valdostane per persone amputate

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Il giro delle alte vie valdostane a staffetta, compiuto da persone amputate: una sfida vinta da coloro che l’hanno ideata e compiuta dal 12 al 19 settembre nata in modo informale, tra amici, tra persone che sono riuscite in qualche modo a non mettere da parte la passione e la voglia di sfidarsi nonostante le difficoltà che la vita ha imposto loro e che si è chiusa ieri a Curmayeur.

L’ultima giornata del Tor in Gamba è stata bagnata dalla pioggia, ma all’arrivo di Courmayeur i dieci protagonisti hanno ricevuto un’accoglienza speciale: per loro la passerella da piazza Brocherel a Chalet de l’Ange tra gli applausi del pubblico. La chiusura del cerchio per un progetto che ha messo al centro il messaggio legato all’inclusione degli amputati attraverso il mondo dello sport. Un’iniziativa che, archiviato il successo dell’edizione zero, guarda già al 2021.

Abbiamo un sogno nel cassetto – ha spiegato Danilo Barmaz, presidente dell’ASD Team3gambe in spalla – che è quello di trasformare a piccoli passi, la Valle d’Aosta in una palestra a cielo aperto per quei soggetti che hanno dovuto fare i conti con l’amputazione di un arto. Abbiamo dimostrato che attraverso lo sport, si possono ritrovare stimoli e motivazioni per tornare alla vita piuttosto che rassegnarsi alla sedentarietà”. Ma a Courmayeur è stato anche tempo di bilancio. Considerate le tempistiche con cui abbiamo messo in piedi questo progetto e le ulteriori difficoltà dettate dal Codiv-19 possiamo parlare di un progetto riuscito. Ne abbiamo avuto riscontro nel sostegno dei tanti che anche attraverso i social hanno sostenuto questa iniziativa e soprattutto gli atleti. Da qui speriamo di aver sensibilizzato anche potenziali nuovi partner con i quali pensare al 2021”.

A traghettare il Tor in Gamba a Courmayeur è stato il paralimpico toscano dell’atletica leggera Andrea Lanfri che, avuto via libera sul ritmo da tenere, ha coperto la frazione da
Tsa di Merdeux al rifugio Bertone in 3 ore e 7′. Poi, dal Bertone, è stata una parata trionfale sino a piazza Brocherel dove il gruppo si è riunito e, insieme, è giunto al traguardo dello Chalet l’Ange. A mettere il cappello alla giornata, le lacrime all’arrivo di Francis Desandré che oltre a essere stato nel gruppo dei 10 è stato anche l’ideatore. “Assistere alla realizzazione di un progetto a cui si è pensato per lungo tempo, genera una grande emozione. Speriamo che questo progetto possa essere condiviso in maniera più ampia e
che molti altri possano unirsi a noi in futuro”. Giornata di emozioni forti anche per Moreno Pesce, l’altro ideatore del Tor.Vedere tutte quelle persone all’arrivo è stato emozionante. Non mi aspettavo un’accoglienza simile. Altra cosa importante – ha aggiunto – è aver dimostrato a tutti che anche nella nostra condizione è possibile vivere un’esperienza come quella del Tor”.

Il progetto Tor in Gamba racchiude in sé tanti elementi fondamentali dello sport paralimpico – ha dichiarato in un saluto Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico – il concetto di sfida, la determinazione, l’entusiasmo, la voglia di partecipare. È un esempio perfetto di come attraverso lo sport si possa costruire un nuovo ed entusiasmante percorso di vita, qualunque siano le proprie abilità. Il Tor in Gamba mette in luce anche un altro dato interessante: gli atleti paralimpici, grazie a una preparazione sempre più qualificata, si rendono protagonisti di prestazioni apprezzabile non solo dal punto di vista valoriare ma anche tecnico-sportivo. Un altro segno della crescita di un movimento sempre che vuole essere sempre più protagonista”.

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