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Tour de France 2020, Egan Bernal alza bandiera bianca ed esce di classifica. Le cause della debacle

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Cosa succede a Egan Bernal? Nella frazione odierna, con arrivo sul Col du Grand Colombier e le scalate, in precedenza, del Montée de la Selle de Fromentel e del Col de la Biche, ci aspettavamo di vedere il campione uscente della Grande Boucle battagliare con Primoz Roglic e Tadej Pogacar. Il colombiano, invece, si è staccato all’inizio dell’erta conclusiva, mentre in testa faceva il forcing Van Aert, ed è andato a fondo, perdendo oltre sette minuti dai due sloveni.

Bernal non aveva fatto faville fin qui in questo Tour, ma una controprestazione del genere era difficile da prevedere. Quando un corridore del rango di Egan fallisce un obiettivo in maniera così fragorosa, si tende subito a parlare di un errore nella preparazione. Ma questa sembra essere una scusa tanto banale quanto errata per giustificare la crisi di Bernal. Il colombiano, al rientro dalla pausa dovuta al Covid, aveva vinto la Route de l’Occitanie staccando corridori come Sivakov, Vlasov, Pinot e Porte sul Col de Beyrède. Dopodiché, inoltre, si era scontrato alla pari con lo stesso Roglic al Tour de l’Ain.

Il colombiano non si è di certo presentato alla ripresa della stagione in condizioni precarie, come dimostrano le evidenze di cui sopra. Ha iniziato a lanciare segnali negativi dal Giro del Delfinato, dal quale si è pure ritirato a causa di alcuni problemi alla schiena. Forse proprio questo fastidio lo sta limitando durante questa Grande Boucle, ma dietro a una crisi enorme come quella odierna potrebbe esserci qualcosa in più.

L’anno scorso Egan non aveva nulla da perdere, quest’anno tutto. La pressione che ha addosso da inizio Tour, nel 2019 non l’aveva mai avuta. Sicuramente, dal punto di vista mentale, questa Grande Boucle è molto più dura per lui, che ricordiamo essere comunque un ragazzo di ventitré anni e mezzo. Probabilmente, sentendosi, come detto da lui stesso, svuotato, non ha retto neanche di testa.

La debacle odierna di Egan ricorda molto quella di Vincenzo Nibali a La-Pierre-Saint-Martin al Tour de France 2015. Quel giorno si affrontava il primo arrivo in quota della Grande Boucle e lo Squalo, il quale era il campione in carica proprio come lo è oggi il colombiano, andò in crisi, si staccò da venti corridori e perse 4’20” dal vincitore Froome. Come nel caso di Egan, la gara non era iniziata nel migliore dei modi per il siciliano. Vincenzo, infatti, aveva ceduto oltre un minuto al sopraccitato Froome e a Contador, a causa dei ventagli nella seconda frazione, e la pressione su di lui era sempre più forte.

Nibali, nel prosieguo di Tour, dimostrò di avere comunque buone gambe. Cosa che Bernal ha già fatto in questa Grande Boucle. Ci sono delle volte, in cui, anche i campioni, hanno dei passaggi a vuoto. Questo è il ciclismo. La gara, però, è ancora lunga e se Egan non dovesse avere dei problemi di natura fisica importanti, potrebbe ancora riscattarsi. La maglia gialla, ormai, è irraggiungibile, ma una bel successo sulle Alpi, proprio come quello che ottenne Vincenzo a La Toussuire, sarebbe una soddisfazione nemmeno troppo magra.

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luca.saugo@oasport.it

Twitter: @LucaSaugo

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Foto: Lapresse

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