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Tour de France 2020: Ilnur Zakarin e il grande limite della discesa

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La frazione odierna del Tour de France ha visto ancora una volta protagonista la fuga di giornata, capace di guadagnarsi un margine ben superiore ai 10 minuti nella prima metà di tappa, fondamentale per potersi giocare la vittoria conclusiva. A trionfare, dopo il successo nella frazione di Anterselva al Giro dello scorso anno, è stato il francese Nans Peters, che tuttavia non era di certo l’uomo più atteso tra coloro che erano andati all’attacco.

Nel gruppetto che ha comandato tutta la tappa, il russo Ilnur Zakarin, con un palmarès che già annoverava un successo di tappa alla Grande Boucle oltre che altri grandi risultati di rilievo come il terzo posto alla Vuelta del 2017, era sicuramente considerato come l’uomo da battere. Per ciò che riguarda la salita, era indubitabile infatti che il corridore della CCC Team potesse avere un qualcosa in più rispetto ai suoi compagni di fuga.

Ciò che però quest’oggi ha beffato Zakarin, solo quarto al traguardo conclusivo, sono state ancora una volta le discese, suo storico tallone d’Achille. Se nel tratto a testa in giù che ha seguito la salita di Port de Balès (al cui scollinamento il russo era ancora con Peters) non è arrivata una rovinosa caduta come quella che lo estromise dai discorsi di podio del Giro 2016 sullo storico Colle dell’Agnello, gli evidenti limiti palesati nel tratto di discesa dal corridore della CCC Team, che ha letteralmente rischiato di finire a terra su moltissime curve, gli sono costati carissimi.

Al termine della prima discesa, il francese Peters ha infatti guadagnato un margine più che sufficiente per portarsi a casa la tappa e, come beffa, durante il secondo tratto, successivo al Col de Peyresourde, il russo si è visto scavalcare anche dal lettone Tom Skujins e dallo spagnolo Carlos Verona, che si sono poi garantiti il podio odierno.

Come molto spesso gli è capitato durante la sua carriera, il russo oggi ha tradito completamente tutte le aspettative che erano state riposte su di lui. Negli ultimi anni infatti il suo status si è spostato da uomo di classifica a corridore più adatto a cercare qualche successo in tappe di montagna con attacchi da lontano ma, anche per inseguire questo tipo di traguardo, un limite come quello palesato oggi nelle discese dovrà essere necessariamente superato, soprattutto alla soglia dei 31 anni.

michele.giovagnoli@oasport.it

 

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Foto: LaPresse

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