Ciclismo
Tour de France 2020, vince la noia. I favoriti si guardano, nessuno prova l’azione
I primi sei giorni di Tour de France sono ormai andati in archivio. Le frazioni di montagna, sulla carta, erano ben tre. Al momento, però, di spettacolo non ne abbiamo visto neanche un po’. La tappa di oggi, la Le Teil – Mont Aigoual, la quale presentava un finale interessante con l’aspro Col de la Lusette prima dell’ascesa conclusiva, tra tutte, è stata la più brutta. Un vero e proprio trionfo della noia.
C’è qualcosa che non va nel Tour de France e ormai è così da anni. Chi disegna i percorsi, puntualmente, partorisce delle ciofeche. Siamo nella prima settimana e nessuno pretende di vedere ora le frazioni in cui si deciderà il Tour, ma, allo stesso tempo, ci piacerebbe assistere comunque a una gara frizzante, in grado di regalare qualche spunto di discussione. In questi sei giorni, invece, abbiamo seguito solo una serie di lunghe e noiose processioni.
Prendersela con gli atleti, che non stanno di certo correndo con il coltello tra i denti, sarebbe facile. Ma viene da chiedersi che senso abbia mettere tre tappe di montagna nei primi sei giorni senza una cronometro o una cronosquadre che scavi dei solchi e costringa gli attardati ad attaccare. Sarebbero state più interessanti frazioni ricche di brevi strappi, come quelle che erano presenti l’anno scorso e che furono teatro delle scorribande di Julian Alaphilippe.
E’ indubbio che negli ultimi anni talune squadre si siano approcciate alle gare con un modo di correre decisamente conservativo. Non si può, però, non sottolineare come gli organizzatori del Tour de France abbiano fatto di tutto per favorire chi interpreta la corsa secondo quel credo. Le cronometro sono ai minimi storici, i tapponi di montagna non esistono più e quest’anno non ci sono neanche le frazioni da imboscata nella prima settimana, sostituite da sterili arrivi in salita che non hanno nulla da dire.
Ciò che abbiamo visto in questi giorni, e oggi in modo particolare, è un bruttissimo spot per il ciclismo. Creare nuovi appassionati, con gare del genere, è un’impresa pressoché impossibile. Per quale motivo qualcuno dovrebbe seguire una tappa come quella di oggi? Il ciclismo deve riscoprire la ricetta che l’ha reso grande. E’ inutile ripetere in loop il dogma per cui: “la corsa la fanno i corridori” se poi si mettono gli atleti nelle condizioni di passare tutto il giorno a ruota poiché è la cosa migliore da fare. Ma se nei primi giorni avessero fatto una cronometro a squadre di 60 chilometri come quelle che si facevano negli anni ’80, siamo sicuri che sul Col de la Lusette avrebbero scollinato oltre cinquanta corridori i tutt insieme?
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: Lapresse