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US Open 2020: finale dal sapore nuovo. Con Dominic Thiem e Alexander Zverev New York parla tedesco
Le foto che precedevano il riscaldamento della semifinale degli Australian Open dello scorso gennaio, in fin dei conti, parevano una premonizione, anche senza volerlo. Perché la scena verificatasi sulla Rod Laver Arena si tornerà a vedere, in modo del tutto diverso, a Flushing Meadows, negli US Open più particolari di sempre. Alexander Zverev e Dominic Thiem, due uomini per una finale tutta di lingua tedesca, per arrivare là dove la Germania e l’Austria non sono mai arrivate (è vero, Boris Becker ha vinto nel 1989, ma al tempo la Germania in questione era quella Ovest, due mesi prima della caduta del Muro di Berlino e un anno prima della riunificazione).
Nettamente diversi i percorsi dei due giocatori per arrivare fino a questo punto: Zverev ha spesso sofferto, vincendo in tre set soltanto negli ottavi contro lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina. In semifinale, poi, è partito in maniera che definire contratta è perfino motivo di generosità. Le sue qualità tennistiche, indubbiamente enormi, gli hanno permesso di girare una situazione che, contro l’altro iberico Pablo Carreno Busta, si era fatta complicatissima, ma rimane da capire quante energie abbia ancora il teutonico. Il traguardo da lunghissimo tempo atteso potrebbe perfino togliergli un pochino di tensione, giacché, ora che in una finale Slam c’è, da perdere ha davvero molto meno di quello che potrebbero pensare tanti. Di sicuro, per lui si è di fronte a qualcosa di nuovo.
A tenere banco alla vigilia è stato un problema al piede destro di Thiem, occorso durante il secondo set della semifinale contro il russo Daniil Medvedev. Lo staff dell’austriaco ha tranquillizzato tutti: la finale non è in pericolo. Resta però da capire quanto l’iperestensione del piede, riassorbita, sia in grado di far venire qualche grattacapo al numero 3 del mondo, che contro Medvedev ha sfoderato una prestazione sia da campione che da lottatore, impedendo al suo avversario di prolungare la sfida oltre il terzo set. I favori del pronostico, per buona misura, spettano a lui. E non potrebbe essere altrimenti: ha perso un solo set, è stato in campo decisamente di meno, ha convinto di più. Ma quella piccola incognita fisica rimane.
I precedenti, peraltro, sono a favore di Thiem: c’è un chiaro 7-2, con l’ultima sfida che è proprio quella di Melbourne, vinta dall’austriaco in quattro set. Per lui, poi, ci sarebbe stata una serratissima finale contro Novak Djokovic, vicinissimo a perdere per la prima volta all’ultimo atto in terra australiana. Oggi si scriverà la storia, perché un nuovo campione Slam sarà proclamato, e si sa già quale lingua parlerà. Per la nazionalità, bisogna attendere ancora qualche ora, in un Arthur Ashe Stadium che sarà vuoto, una stranezza che rivedremo per l’ultima volta con questo ultimo atto. O almeno è questo ciò che si spera.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: LaPresse