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US Open 2020, Jannik Sinner e una dimostrazione di classe: l’azzurrino si conferma talento puro, ma la preparazione?

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Aver assistito alla partita di Jannik Sinner e raccontarla ha in sé sentimenti contrastanti: da un lato la grande impressione fatta nei primi due set, con il braccio sciolto e colpi potenti; dall’altro l’infortunio e la voglia di andare avanti nonostante il fisico dica no. L’epilogo è stato favorevole al russo Karen Khachanov (al quinto set) nel 1° turno degli US Open di tennis, ma gli spunti che lascia la partita del giovane altoatesino sono due:

  1. Talento e carattere non fanno difetto al 19enne.
  2. C’è tanto da lavorare sul suo fisico.

Si parte dalla nota lieta. Il tennis espresso da Sinner nel corso del match è stato per due parziali di alto livello. Contro un giocatore capace di vincere il Masters 1000 a Parigi-Bercy nel 2018 e attualmente n.16 del ranking, Jannik ha fatto vedere tecnica e personalità. Nessun timore reverenziale e un progetto tattico molto chiaro: imporre la propria velocità di palla e costringere all’errore il rivale. Il 6-3 7-6 (7) delle prime due frazioni stava dando ragione ed ecco che già qualcuno intravedeva il traguardo.

Il tennis però è sport crudele e basta pochissimo per cambiare lo spartito. Un movimento inconsulto sulla schiena e una fitta fastidiosa. Jannik soffre, non può servire come vorrebbe ed è al 50%. Khachanov inesorabilmente risale, mentre l’azzurrino cerca di allungarsi a ogni cambio di campo per minimizzare il dolore. Niente da fare. Tanti, in quel momento, avrebbero suggerito il ritiro, ma per un giocatore di tennis è diverso, specie se si è sopra di due parziali.

Sinner resiste fino alla fine, portando un Khachanov quasi sorpreso dalla resistenza del suo giovane avversario al tie-break. Il russo la spunta, ma gli applausi “virtuali” sono tutti per l’altro. L’aspetto negativo risiede nell’infortunio e la domanda è: come è stato possibile farsi male? La risposta riguarda il lungo periodo di stop e l’evidenza che tra allenamento e partita ci sia una notevole differenza. Ma, non è tutto. Probabilmente l’azzurrino e il suo staff dovranno lavorare per irrobustire il fisico dell’altoatesino perché il suo tennis richiede molto. La potenza devastante con cui colpisce comporta una preparazione ad hoc e ben sostenuta per lungo tempo. Forse è questo aspetto su cui Riccardo Piatti e i preparatori dovranno attivarsi per rendere Jannik ancora più forte. New York, per questo, è stata una lezione.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Matchfotos.de / Shutterstock.com

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