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US Open 2020: Novak Djokovic, un attimo che cambia un torneo. Ora tante strade aperte. L’occasione di Naomi Osaka
Un solo argomento domina la giornata e le discussioni: la squalifica di Novak Djokovic. Un fatto inatteso, che da trent’anni non si verificava in uno Slam e che, più in generale, a un numero 1 del mondo non era mai capitato nella storia del tennis.
Si è letto, detto, scritto e sentito di tutto a proposito della pallata tirata dal serbo alla giudice di linea che gli è, di fatto, costata l’intero torneo e anche qualche soldo da dover spendere in multe. Si è parlato del precedente pericoloso del 2016, in cui di giudice di linea ne ha sfiorato un altro con la racchetta (e anche in quel caso se l’avesse centrato il Career Grand Slam, forse, non l’avrebbe mai raggiunto). Si è anche tanto posto l’accento su vari comportamenti per certi versi vicini al limite da parte del serbo, le cui manifestazioni di rabbia all’interno del campo sono spesso state riprese dalle telecamere in maniera piuttosto impietosa. Colpire una giudice di linea, però, è qualcosa di diverso, e Nole lo sa benissimo, come dimostra il fatto che si è prontamente scusato prima sul posto e poi tramite Instagram.
Il caso Djokovic regala così un’occasione enorme a tutti gli altri: per la prima volta da sei anni a questa parte, infatti, ci sarà un nuovo campione Slam. Nella parte alta del tabellone, anche visto quanto accaduto, Alexander Zverev diventa forse il favorito per prendersi finalmente quell’occasione che da tempo gli sfugge. Deve però stare attento: i suoi colleghi di gioventù, il croato Borna Coric e il canadese Denis Shapovalov, sono in forma abbastanza valida da poter tenere testa al tedesco, che pure ha lanciato segnali importantissimi contro lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina.
L’occasione, però, è anche per chi si trova nella parte bassa, e qui la battaglia sarà davvero importante già da oggi. Dominic Thiem avrà il suo bel da fare per riuscire ad arrivare in finale: Felix Auger-Aliassime negli ottavi, poi due tra Daniil Medvedev, Andrey Rublev e Matteo Berrettini nei quarti e in semifinale. Il canadese, i russi e l’italiano sono tutti giocatori perfettamente in grado di mettergli i bastoni tra le ruote. Resta da capire come, quest’oggi, i giocatori prenderanno la questione dal punto di vista psicologico, dal momento che è inevitabile che una simile situazione possa innescare tutta una serie di questioni mentali. E, com’è noto, questo sport lo si gioca, più ancora che con i colpi, con la testa.
Nel tabellone femminile, invece, le opportunità interessanti si stanno aprendo anche a causa della progressiva eliminazione di nomi importanti e dell’emergere di giocatrici per la prima volta a livello di quarti di finale o che, dopo un lungo peregrinare, ce l’hanno fatta. La kazaka Yulia Putintseva, classe ’90, da molto tempo è nota nel circuito, eppure solo ora ha recuperato quella stessa forma in grado di portarla per due volte ai quarti di finale del Roland Garros. Ancora più significativa è per lei la prestazione americana, dato che mai era andata oltre il terzo turno fuori dalla terra rossa. E a proposito di quarti Slam sul rosso, anche Shelby Rogers, che è classe ’92, ha vissuto l’esperienza nel 2016, ma sembrava esser stato un risultato casuale. Battere Petra Kvitova nel modo in cui l’americana l’ha battuta ha dimostrato come il suo non sia un nome arrivato lì per caso. Da ammirare, invece, la lenta, progressiva, ma costante scalata di Jennifer Brady, spettacolare nel tenere a bada una come Angelique Kerber. La più grande occasione, forse, ce l’ha però Naomi Osaka: per la giapponese, apparsa chiaramente in buona forma, non è utopia pensare a un’altra finale a Flushing Meadows.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: LaPresse