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Ciclismo, Davide Cassani: “Il lavoro fatto in questi anni darà risultati e ritorneremo ad avere anche corridori da corse a tappe”

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Davide Cassani ha voluto rispondere a una delle domande che tormenta maggiormente gli appassionati italiani: il ciclismo azzurro è in crisi? Va da sé che argomentare in un senso o nell’altro la risposta non è proprio semplicissimo ma il CT della Nazionale ci ha provato con un lungo post pubblicato sui social.

Sono andato a vedere i vari ranking mondiali e la prima cosa che è giusto sottolineare è il dominio della Slovenia. Roglic e Pogacar sono in testa alla classifica corridori, mentre la Slovenia in quella per Nazioni. Io penso che, per valutare lo stato di salute di uno sport, bisogni guardare il movimento nel suo complesso. Tornando al ranking mondiale per Nazioni, è interessante vedere che l’Italia in questo momento è al quarto posto dietro la Slovenia, la Francia ed il Belgio. In campo individuale se prendiamo i primi 100, contiamo 14 belgi, 13 francesi così come 13 italiani, 8 spagnoli, 6 australiani e olandesi. Su pista, nelle specialità endurance, l’Italia è al primo posto mentre in MTB abbiamo davanti solo la Svizzera e la Francia (siamo terzi). In campo femminile, specialità strada, siamo secondi per Nazioni mentre nella classifica individuale abbiamo, tra le prime 100, lo stesso numero delle olandesi, 13 atlete. La terza Nazione per numero è la Francia con 6“.

Cassani affronta un altro tema caldo per quanto concerne il ciclismo nostrano, ovvero l’assenza di corridori che possano lottare per la vittoria in una corsa a tappe: “Uno può dire ‘sì però c’è il nulla dopo Nibali per le grandi corse a tappe’. Io credo che, il non avere un dopo Nibali, non sia un problema nato oggi, ma le conseguenze di un qualcosa che è mancato anni fa. Mi spiego: dal 2012 al 2016 in Italia, la categoria Under23 aveva in calendario una sola corsa a tappe, il Val d’Aosta. Il Giro d’Italia giovani ed altre gare a tappe erano sparite. Cosa vuol dire? Che le nostre squadre dilettantistiche, ottimamente organizzate, ma in grado solo di gareggiare in Italia, avevano a disposizione un calendario non all‘altezza e questo ha abbassato il livello della categoria. Mentre nel resto del mondo i ragazzi correvano a destra e a manca facendo esperienze fondamentali per la loro crescita, noi ci siamo chiusi a correre in Italia. Ma se negli anni ’90 avevamo 7/8 corse a tappe che tenevano alto il nostro livello, in seguito sono sparite ed il nostro movimento ne ha subito le conseguenze. Credo che, anche per questo motivo, non abbiamo, per il momento, il dopo Nibali perché non siamo riusciti a preparare nel modo giusto i nostri giovani nel passaggio al professionismo. E abbiamo perso una generazione di scalatori“.

In chiusura Cassani parla delle prospettive per il futuro: “Ci vuole pazienza nello sport. Tanta pazienza. Io penso che il lavoro fatto in questi anni darà risultati e ritorneremo ad avere anche corridori da corse a tappe. Intanto abbiamo il cronoman più forte al mondo, un quartetto, anzi due (anche quello femminile), tra i più veloci, e diversi ragazzini e ragazzine che stanno crescendo molto bene. Almeno credo, perché questo è semplicemente un mio pensiero“.

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salvatore.serio@oasport.it
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Foto: Lapresse

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