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Ciclismo, l’Italia cerca volti nuovi per le corse a tappe. Colleoni, Aleotti, Fancellu e non solo. I giovani su cui investire

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Il Giro d’Italia 2020 è stato il peggiore nella storia del Bel Paese per quanto concerne i risultati degli azzurri in classifica generale. Nessun rappresentante dello Stivale è arrivato in top-5, una cosa del genere non era mai successa. Il migliore è stato un crepuscolare Vincenzo Nibali, che ha colto il settimo posto. L’unica nota positiva Fausto Masnada, il quale ha concluso la gara in nona posizione.

E’ inutile prenderci in giro, in Italia, al momento, non si vede all’orizzonte un Tadej Pogacar, un Remco Evenepoel o un Egan Bernal. Per certi versi il Belpaese è ancora una delle migliori scuole di ciclismo, ma il massiccio calo di praticanti avvenuto negli ultimi trent’anni ha fatto sì che sia molto più difficile scovare talenti nostrani. Negli anni ’90 avevamo tremila dilettanti, oggi meno di mille. Chiaramente non possiamo aspettarci di produrre campioni nella stessa quantità di quell’epoca gloriosa.

Ad ogni modo, dei ragazzi giovani che in un prossimo futuro potranno fare bene anche nelle grandi corse a tappe ci sono. In questo 2020, per la prima volta da quanto è rinato il Giro d’Italia U23, un azzurro è arrivato sul podio della Baby Corsa Rosa. Si tratta di Kevin Colleoni, scalatore eccellente che già nel 2019 si era messo in luce al Giro U23 su erte come il Mortirolo e il Fedaia. E’ promesso sposo della Mitchelton-Scott e negli ultimi mesi ha mostrato miglioramenti eccellenti anche a cronometro. Sicuramente è il prospetto azzurro più intrigante, ad oggi, per le corse di tre settimane.

Al Giro U23, inoltre, è stato grande protagonista anche Giovanni Aleotti, il quale ha concluso la manifestazione in quarta posizione. L’anno scorso, il portacolori del Team Friuli, era giunto secondo al Tour de l’Avenir. Nasce uomo da corse in linea, e quest’anno ha vinto il titolo nazionale di categoria, ma queste due prestazioni in gare di dieci giorni fanno pensare che con un lavoro certosino possa diventare anche atleta da corse a tappe.

In squadra con Colleoni alla Biesse Arvedi, oltretutto, c’è anche un altro corridore con del potenziale per i grandi giri: Filippo Conca. E’ un ragazzo meno talentuoso rispetto al compagno, ma che vanta una solidità d’acciaio. Nelle ultime due stagioni è arrivato due volte quinto al Giro d’Italia U23 e una volta settimo al Giro della Valle d’Aosta. Hanno avuto dei problemi fisici che li hanno rallentati in questo bizzarro 2020, ma meritano una menzione come scalatori di qualità anche i due classe 2000 Marco Frigo, l’anno scorso quarto al Giro del Veneto e autore di una bella prestazione sul Nevegal, e Alessandro Fancellu, nel 2019 vincitore della Vuelta a Leon ove ha staccato tutti sulla dura erta di Puerto de los Ancares.

Infine, ci sono i ragazzi della nidiata del 2001, che sembra forse la più ricca in ottica grandi corse a tappe, anche se chiaramente, al momento, non si possono emettere sentenze. Edoardo Zambanini è stato il miglior primo anno in assoluto al Giro d’Italia U23, ove è giunto decimo. Andrea Piccolo, da juniores, ha vinto quel Giro della Lunigiana che da sempre è una delle gare più ambite di categoria e che di recente ha consacrato anche Remco Evenepoel, Tadej Pogacar e Tao Geoghegan Hart. Infine, c’è Antonio Tiberi che è stato iridato a cronometro tra gli juniores e in salita ha fatto vedere belle cose sia nella categoria sopraccitata che nella sua prima stagione da U23.

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luca.saugo@oasport.it

Twitter: @LucaSaugo

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Foto: Valerio Origo

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