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F1, GP Portogallo 2020. Lewis Hamilton può diventare il più vincente di sempre, come Alain Prost all’Estoril nel 1987

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Il Mondiale di Formula Uno prosegue nel “territorio inesplorato”, ovvero in quella serie di Gran Premi inseriti in calendario solamente in estate, a seguito della decisione di Liberty Media di non volare in America in virtù dell’emergenza sanitaria generata dalla pandemia di Covid-19. Lo stravolgimento del programma di questo 2020 ha permesso al Gran Premio di Portogallo di fare inaspettatamente il proprio ritorno nel Mondiale dopo 24 anni di assenza, seppur in un contesto completamente inedito. Infatti domenica 25 ottobre si gareggerà nell’autodromo di Portimao.

Il GP di Portogallo fa il suo esordio nel calendario iridato di Formula Uno nel 1958, utilizzando un circuito cittadino ricavato per le vie di Oporto. Il tracciato risultava anacronistico persino per gli standard dell’epoca, poiché si snodava attraverso strade frastagliate dai binari del tram, nonché su alcuni tratti in ciottolato! Così, per il 1959, ci si trasferisce a Lisbona, dove si usa un altro circuito cittadino, in questo caso all’interno del parco Monsanto. La situazione in termini di sicurezza non migliora granché, anzi Jack Brabham rischia seriamente la vita dopo essere stato sbalzato fuori dalla sua vettura a causa dell’impatto con un lampione. Di conseguenza, nel 1960, si torna a Oporto, ma l’esperienza portoghese si conclude subito dopo.

Bisogna attendere 24 anni prima che il Circus faccia il suo ritorno in terra lusitana, stavolta in un autodromo permanente. Il Gran Premio del Portogallo rientra infatti in calendario nel 1984, sfruttando il circuito dell’Estoril, non lontano da Lisbona. L’evento diventa appuntamento fisso, regalando peraltro qualcosa di memorabile praticamente ogni anno. La gara resta nel giro della Formula Uno sino al 1996, dopodiché viene stralciata dal calendario, poiché l’autodromo non è più in grado di far fronte alle sempre più elevate esigenze della massima serie automobilistica. Comincia, quindi, un secondo esilio di 24 anni, terminato proprio in questo 2020, quando si andrà alla scoperta del tracciato di Portimao, edificato nell’Algarve, all’estremo sud del Portogallo.

Ricapitolando, sono 16 le edizioni sinora disputate nella storia del Mondiale di Formula Uno. Di esse, 13 si sono tenute all’Estoril, mentre 2 sono andate in scena sul tracciato cittadino “Boavista” di Oporto e 1 in quello “Monsanto” di Lisbona. Portimao sarà quindi la quarta location differente a ospitare l’evento. Come detto, il GP di Portogallo è stato raramente banale. Abbiamo scelto 5 edizioni

1958 – Il GP del Portogallo è il terz’ultimo appuntamento di una stagione in cui il Titolo Mondiale è in bilico tra la Ferrari di Mike Hawthorn e la Vanwall di Stirling Moss. A Oporto vince quest’ultimo, mentre il rivale si classifica secondo. Cionondimeno, l’alfiere del Cavallino Rampante viene squalificato dopo la gara, in quanto, a detta dei commissari, ha percorso alcuni metri contromano nel rientrare in pista dopo un’escursione sull’erba. Non appena Moss viene a conoscenza della decisione, si fionda dagli steward per testimoniare in favore dell’avversario per l’Iride! Il londinese afferma di aver visto l’accaduto e sostiene che Hawthorn non ha fatto nulla di male. Così, la squalifica del ferrarista viene cancellata e gli viene restituito il secondo posto. La sportività di Moss si rivelerà decisiva nell’assegnazione del Mondiale. Infatti il Titolo andrà ad Hawthron per un solo punto. Se invece Stirling non si fosse comportato da gentleman, sarebbe stato lui a laurearsi campione con 2 lunghezze di vantaggio. Gesti di un’altra epoca, oggi lontanissima.

1984 – È l’ultimo Gran Premio della stagione e il Mondiale è ancora in bilico tra i due piloti della McLaren. Niki Lauda comanda la classifica iridata con tre punti e mezzo di vantaggio su Alain Prost. Alla partenza l’austriaco scatta malissimo e al termine del primo giro è solamente tredicesimo, mentre il francese occupa la seconda posizione. Il transalpino impiega nove tornate per avere ragione di Keke Rosberg, involandosi in testa. Nel frattempo il viennese sta cercando disperatamente di risalire la china, ma è ancora ottavo. Obbligato ad arrivare quantomeno secondo, Lauda abbandona i panni del “pilota computer” e attacca senza remore. A metà gara è terzo, ma è staccato di mezzo minuto da Nigel Mansell, che occupa la piazza d’onore. L’austriaco, rendendosi conto di non poter ricucire lo strappo, può solo sperare che uno tra Prost e il britannico si ritiri. In effetti, quando mancano venti giri al traguardo, Mansell finisce fuori pista a causa di un problema ai freni! Così Lauda conclude secondo, laureandosi Campione del Mondo per mezzo punto! È il suo “Canto del Cigno”, in quanto proprio Prost è ormai considerato da tutti il suo degno erede.

1985 – È l’unica volta in cui si gareggia in primavera anziché a fine estate. Sarà un caso, ma quella del 1985 resta la sola edizione “bagnata” andata in scena all’Estoril. Sotto una pioggia incessante, emerge il talento di Ayrton Senna. L’allora venticinquenne brasiliano, già fattosi occasionalmente notare nel 1984, domina prepotentemente la scena, rendendosi protagonista di una prestazione superlativa. Il paulista firma addirittura un Grande Slam, poiché dopo essere partito dalla pole position rimane al comando per tutta la gara, realizzando anche il giro più veloce. Magic conquista così la prima vittoria della sua carriera, staccando di un minuto la Ferrari di Michele Alboreto e doppiando tutti gli altri avversari.

1987 – In qualifica si verifica un evento inaudito, ovvero la pole position di una Ferrari. Per la prima volta dopo due anni e mezzo, il Cavallino Rampante scatta davanti a tutti grazie a Gerhard Berger. La speranza è quella di ottenere anche la vittoria, che a Maranello manca dal GP di Germania 1985, ovvero da 34 gare, che rappresentano il digiuno più lungo nella storia del team. L’austriaco si pone al comando e vi resta a lungo, anche perché le Williams, dominanti in quella stagione, per una volta segnano il passo (Nigel Mansell si è ritira a causa di noie elettroniche, mentre Nelson Piquet è rallentato da un guaio al suo telaio). Solo la McLaren di Alain Prost può minacciare Berger, che nel finale si trova braccato dal francese. Al quart’ultimo giro il tirolese, sotto pressione, commette un errore e finisce in testacoda. Così il Professore ha la strada spianata verso un successo storico, poiché è il 28° della sua carriera. In questo modo, il transalpino supera il primato di Jackie Stewart, diventando il pilota più vincente di sempre in Formula Uno (un ruolo che ricoprirà sino al 2001, quando sarà superato da Michael Schumacher). Berger, deluso, si piazza secondo. Poco male, perché Gerhard e i ferraristi dovranno aspettare solo poche settimane prima di tornare ad assaporare il gusto del successo.

1989 – All’Estoril, le Ferrari non hanno rivali e neppure le McLaren-Honda possono tenere testa al Cavallino Rampante. Infatti a metà gara le Rosse occupano la prima e seconda posizione. Nigel Mansell è al comando, ma quando si tratta di effettuare il pit-stop per cambiare le gomme, succede qualcosa di strano. Il box della Ferrari è subito dopo quello della McLaren, i cui meccanici sono tutti fuori ad aspettare qualcuno. Ma chi? Sia Ayrton Senna che Alain Prost hanno già effettuato la loro sosta… Mansell, probabilmente distratto dal tran-tran nel box McLaren, manca la sua piazzola e finisce lungo! Anziché schiacciare il pedale del gas e ripartire, per rientrare al giro successivo, decide di raggiungere comunque il box Ferrari innestando la retromarcia! La manovra è vitatissima e costa la bandiera nera al “Leone”, che però la ignora proseguendo nella sua gara. Infuriato per l’errore commesso e il tempo perso, l’inglese è ora terzo, alle spalle di Senna. Pochi minuti dopo, succede il patatrac. Nigel, che si ostina a girare nonostante a ogni passaggio sulla linea del traguardo gli venga mostrata la bandiera nera, tenta un sorpasso senza criterio nei confronti di Ayrton, speronandolo. Le due vetture finiscono fuori pista e il brasiliano, già in difficoltà nella sfida iridata con Prost, perde altri punti pesantissimi. In pit-lane si scatena il caos. Ron Dennis si fionda al muretto Ferrari, chiedendo spiegazioni sul perché il britannico fosse ancora in pista. Cesare Fiorio, DS del Cavallino Rampante, risponde a male parole, accusando la McLaren di aver volutamente ostacolato Mansell al suo rientro in pit-lane. Si sfiora la rissa. Ron Dennis mostra il pugno a Fiorio, che per tutta risposta lo manda platealmente “a quel paese”. Dopo la gara, Nigel si giustificherà affermando di non avere visto la bandiera nera, abbagliato dal Sole basso sull’orizzonte e di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte del suo box. In Ferrari si sostiene che la radio della vettura del “Leone” fosse in panne. La Fia, nella persona di Jean-Marie Balestre, non crede a una parola e squalifica Mansell dal successivo GP di Spagna. Tutto il can-can fa passare in secondo piano il successo dell’altra Ferrari, quella di Gerhard Berger, che zitto zitto è stato il primo a passare sotto la bandiera a scacchi…

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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