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Ciclismo

Giro d’Italia 2020: il borsino dei favoriti. Come stanno Nibali, Thomas, Fuglsang, Simon Yates e Vlasov

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Domani inizierà, finalmente, il Giro d’Italia 2020. Quest’anno, ai nastri di partenza, non c’è un corridore che possa essere considerato il favorito principe della Corsa Rosa. Tra i vari pretendendi al successo finale, infatti, nessuno, a questo punto della sua carriera, sembra nettamente superiore agli altri. Chi arriva al grande giro nostrano con il vento in poppa è indubbiamente Simon Yates (Mitchelton-Scott), il quale ha vinto la Tirreno-Adriatico grazie alla tonante prestazione sulla salita del Sassotetto, nella quale ha staccato tutti, inclusi gran parte dei rivali che lo attendono sulle strade del Bel Paese nelle prossime tre settimane. Il Folletto di Bury, però, non è un atleta particolarmente solido e si porta dietro delle incognite dovute alla sua cronica discontinuità. Non è un caso che in carriera, al di fuori della Vuelta vinta nel 2018, non abbia mai concluso una grande corsa a tappe in top-5. Il britannico alterna periodi in cui va fortissimo, ad altri in cui, invece, non è al livello dei migliori e la giornata storta, per lui, sembra sempre essere dietro l’angolo.

E’ particolarmente quotato, in questo momento, anche l’altro britannico: Geraint Thomas (Team Ineos). Alla Tirreno si è dimostrato inferiore, in salita, solo al connazionale Yates. Al Giro d’Italia, però, avrà dalla sua sessantacinque chilometri a cronometro dove potrà guadagnare parecchio su tutti gli avversari. Dal Mondiale, invece, arrivano segnali incoraggianti da parte di Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo). Il siciliano è in crescita e il fatto che sulla salita della Gallisterna abbia dovuto mollare le ruote dei migliori a poche centinaia di metri dallo scollinamento, non è indicativo in ottica Giro. L’erta in questione, infatti, misura appena due chilometri e per primeggiare su di essa serviva un’esplosività che, oggi, lo Squalo dello Stretto non ha. Una gara di tre settimane come la Corsa Rosa, invece, richiede quelle doti di fondo e recupero che da sempre sono il punto forte del messinese. Nell’ultimo triennio Vincenzo, nelle gare a tappe in cui ha fatto classifica, ha corso in maniera un po’ più conservativa rispetto al passato. La sua solidità, però, gli ha comunque permesso di andare sul podio al Giro del 2017 e del 2019 e alla Vuelta del 2017. Dato che il livello della concorrenza è inferiore rispetto a quello incontrato nelle occasioni sopraccitate, la capacità di Nibali di mantenere un rendimento costante nell’arco delle tre settimane potrebbe bastargli per trionfare.

Alla rassegna iridata è andato molto forte anche Jakob Fuglsang (Astana). L’avvicinamento del danese al Giro, però, è stato in chiaroscuro, dato che alla Tirreno-Adriatico, invece, non si è espresso sul livello dei migliori. L’anno scorso Fuglsang vinse il Giro del Delfinato, ma, in seguito, al Tour de France palesò una condizione non eccellente sin dalla prima settimana. E’ possibile che il danese, dunque, abbia deciso di fare una preparazione diversa che gli permetta di trovare il colpo di pedale dei giorni migliori durante la Corsa Rosa. Ad ogni modo, bisogna anche sottolineare come, storicamente, il danese non digerisca le gare di tre settimane. In carriera ha colto solo una top-10 in un grande giro, un settimo posto al Tour de France 2013, e per questo motivo, sulla carta, non convince come Nibali, Thomas o Yates.

Al fianco di Fuglsang, peraltro, ci sarà anche un’Astana che vanta altre due punte: Alexander Vlasov e Miguel Angel Lopez. Il primo è andato più forte del capitano alla Tirreno-Adriatico e si trova meglio del danese sulle ascese lunghe, come dimostra anche la vittoria alla Mont Ventoux Dénivelé Challenge. Il russo, che vinse il Giro d’Italia U23 nel 2018, però, è alla prima partecipazione a un Grand Tour e, chiaramente, sulle tre settimane non offre garanzie. Per quanto concerne Lopez, invece, il colombiano è reduce da un Tour de France concluso con una cronometro disastrosa sulla Planche des Belles Filles. Prima di quella controprestazione, però, era terzo in classifica ed era andato in crescendo sulle montagne, tanto da conquistare il successo in cima al Col de la Loze, nella tappa regina della Grande Boucle. Alla fine, date le sue doti di scalatore e fondista migliori rispetto a quelle dei compagni, potrebbe essere lui a emergere come leader del sodalizio kazako. Superman, ad ogni modo, necessita che si facciano le vette che superano i 2000 metri. In altura, da sempre, ha una marcia in più, e salite come lo Stelvio e il Colle dell’Agnello sono il suo pane.

Un corridore che ha nelle tre settimane il suo naturale terreno d’elezione è il neerlandese Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma). Non a caso, il Rosso di Neunen un Giro ha già rischiato di vincerlo nel 2016, quando, in maglia rosa con tre minuti di vantaggio su Chaves secondo, vide il suo sogno infrangersi contro una parete di ghiaccio mentre percorreva la discesa del Colle dell’Agnello insieme a Nibali e al colombiano sopraccitato nella penultima tappa. Il Tulipano, però, è fermo da un mese e mezzo, cioè da quando è stato vittima di una brutta caduta al Giro del Delfinato che lo ha costretto a dare forfait al Tour de France. Il suo stato di forma è un punto di domanda e lui stesso ha ammesso di non essere sicuro di poter competere per il podio.

Stanno decisamente bene, al contrario, il polacco Rafal Majka (Bora-Hansgrohe) e l’altro neerlandese Wilco Kelderman (Team Sunweb). I due sono andati molto forte alla Tirreno-Adriatico e mentre il primo sembra avere qualcosa in più in salita, il secondo, quando è in forma, è un ottimo cronoman. Sono due nomi meno quotati rispetto a quelli citati in precedenza, ma in un Giro senza un padrone annunciato e con un percorso che offre molte opportunità, possono sognare in grande anche loro.

IL BORSINO DEI FAVORITI DEL GIRO D’ITALIA 2020

*** Geraint Thomas
** Simon Yates, Vincenzo Nibali
* Jakob Fuglsang, Alexander Vlasov, Miguel Angel Lopez, Steven Kruijswijk, Wilco Kelderman, Rafal Majka

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luca.saugo@oasport.it

Twitter: @LucaSaugo

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Foto: Lapresse

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