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Giro d’Italia 2020, Vincenzo Nibali in scadenza di contratto nel 2021. Poi sarà ritiro? Gli scenari

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Questa tormentata stagione è stata particolarmente complicata per Vincenzo Nibali. Il calendario stravolto a causa dell’emergenza sanitaria, l’approccio alle gare rivoluzionato per le conseguenze della pandemia, l’impossibilità di allenarsi in condizioni ottimali hanno indubbiamente messo in difficoltà lo Squalo. Il siciliano si è presentato con relativamente poche gare nelle gambe al Giro d’Italia, non era supportato da una squadra all’altezza della situazione e la forma era ben lontana da quella dei giorni migliori. Il capitano della Trek-Segafredo non è mai riuscito a tenere il passo dei migliori in salita, ha stentato anche a cronometro e ora si trova in ottava posizione quando mancano tre tappe al termine della Corsa Rosa. Nemmeno sul Passo dello Stelvio, a oltre 2000 metri d’altitudine, è riuscito a inventarsi un auspicato numero di antologia. Impossibile puntare alla vittoria, al podio o anche a una più modesta top-5.

Quale sarà il futuro di Vincenzo Nibali? Lo Squalo è in scadenza di contratto con la formazione statunitense al termine del 2021, ovvero quando avrà appena compiuto 37 anni: l’anagrafe inizia a farsi sentire ed è lo stesso ciclista ad avere ammesso che ci sono giovani più forti, che hanno dalla loro parte la carta d’identità. Il vincitore del Tour de France 2014 ha dichiarato che è in atto un cambio generazionale e i risultati delle ultime grandi corse a tappe lo testimoniano. Per il classe 1984 diventa sempre più difficile battagliare alla pari con la linea verde guidata ad esempio da Tadej Pogacar ed Egan Bernal (sono i trionfatori delle ultime due Grande Boucle), ma anche con i nuovi emergenti spuntati fuori nelle ultime settimane sulle strade del Bel Paese.

Il due volte conquistatore del Giro d’Italia farà un punto della situazione durante il prossimo anno e, se si renderà conto di essere lontano dai vertici, allora potrebbe pensare al ritiro dall’attività agonistica. Un fuoriclasse del suo calibro, capace di mettere il proprio nome nell’albo d’oro di tutti i Grandi Giri e di imporsi anche in due Classiche Monumento (doppietta al Giro di Lombardia e sigillo alla Milano-Sanremo), non può accontentarsi di battagliare per arpionare qualche top-ten al termine delle tre settimane di gara. Non aggiungerebbe nulla alla sua gloriosa carriera. Il nostro portacolori potrebbe magari concentrarsi sulle classiche di un giorno (il pallino della Liegi-Bastogne-Liegi è sempre vivo nella sua mente), ma è un discorso complicato anche perché ci sono autentici fenomeni come Wout van Aert, Mathieu van der Poel, Julian Alaphilippe e il rampante Remco Evenepoel, annunciato mostro del futuro.

Vincenzo Nibali punterà tantissimo sulla prova in linea delle Olimpiadi di Tokyo (sperando che si disputino davvero la prossima estate) e cercherà di mettere il mirino su un Mondiale, anche perché l’eterno Alejandro Valverde ha dimostrato che si può vincere alla soglia degli -anta in una rassegna iridata. Attenzione anche a un altro aspetto importante nella vita di un uomo: la lontananza dalla famiglia, soprattutto durante i lunghi ritiri e i periodi di corsa, potrebbe farsi sentire e non è un aspetto da sottovalutare. Detto questo, Enzo rimane un patrimonio indiscusso e indiscutibile del ciclismo italiano: un campione capace di vincere grandi corse a tappe e classiche di un giorno, restando sulla cresta dell’onda per una decina di anni, merita davvero il massimo rispetto, anche al termine di una stagione al di sotto delle aspettative.

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stefano.villa@oasport.it

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Foto: Lapresse

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