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Liegi-Bastogne-Liegi 2020: favoriti e possibili sorprese. Alaphilippe va a caccia della Doyenne

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Domenica Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step) andrà a caccia di una delle poche classiche che ancora mancano al suo palmares: la Liegi-Bastogne-Liegi. Il campione del Mondo è il grande favorito per il successo alla Doyenne, la quale, però, con il nuovo percorso, è un po’ meno adatta alle sue caratteristiche rispetto alla Milano-Sanremo e alla Freccia Vallone. Il Moschettiere, infatti, si trova a suo agio soprattutto nelle gare in cui il gruppo va regolare fino all’ultima salita di giornata, nella quale, poi, può sfoderare il suo formidabile scatto. Nella Decana, invece, c’è il terreno per provare ad attaccarlo da lontano. In questo modo si può sorprenderlo o, quantomeno, costringerlo a quegli sforzi ripetuti che sovente gli sono indigesti. Inoltre, un’altra discriminante sarà il maltempo. Julian soffre la pioggia e già due volte, nel 2016 e nel 2019, questa gli ha rotto le uova nel paniere.

La chiave, dunque, sarà trafiggere l’iridato prima della Roche-aux-Faucons. I rivali principali, in assenza del campione uscente Jakob Fuglsang, impegnato al Giro d’Italia, saranno l’elvetico Marc Hirschi (Team Sunweb), di recente re della Freccia Vallone, il polacco Michal Kwiatkowski (Team Ineos) e lo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Tre corridori eccezionali, ma domenica scorsa, al Mondiale, Alaphilippe li ha piegati tutti e tre, sulla salita della Gallisterna, con il suo folgorante cambio di ritmo. Per prendersi la rivincita dovranno cambiare strategia, magari rendendo la gara particolarmente selettiva, o sperare in un leggero cambiamento dei valori rispetto alla rassegna iridata.

Dal novero dei favoriti, ovviamente, non va escluso nemmeno il vincitore del Tour de France Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). Sul muro di Huy, alla Freccia Vallone, non ha brillato particolarmente. Ma la Liegi è tutt’altro tipo di gara. Nella Doyenne l’esplosività conterà un po’ meno e resistenza, doti di fondo e recupero nel breve un po’ di più. Tutti elementi, questi, che dovrebbero fare in modo che lo sloveno emerga. Pogacar, inoltre, spera anche nel maltempo. Sin da quando era juniores, ha dimostrato di esaltarsi con la pioggia, la quale, peraltro, era presente sia a Jesenik alla Corsa della Pace 2018, che a Plataforma de Gredos, alla Vuelta 2019, quando ha vinto su tracciati tortuosi che ricordavano quello della Doyenne con attacchi da lontano.

Ad insidiare i nomi sopraccitati, ad ogni modo, ci sarà anche una lunga lista di outsider. Il francese Benoit Cosnefroy (Ag2r la Mondiale) e il canadese Michael Woods (EF Pro Cycling) sono arrivati sul podio alla Freccia Vallone e, dunque, sicuramente possiedono un’ottima condizione. Il percorso della Liegi è un po’ meno adatto alle loro caratteristiche, ma dall’altro lato potrebbero godere della libertà necessaria per sorprendere i rivali più quotati. Attenzione anche al tedesco Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), già terzo l’anno scorso, il quale è meno forte in salita rispetto ai sopraccitati, ma se portato in volata può essere letale. Inoltre, il teutonico ha una spalla quale il connazionale Lennard Kamna, un atleta che ha le qualità per correre all’attacco, permettendo, così, a Schachmann di gareggiare sulle ruote degli avversari.

Tra gli altri nomi che potrebbero ben figurare nella Doyenne citiamo Adam Yates (Mitchelton-Scott), quarto l’anno scorso, il quartetto della Bahrein-Merida composto da Mikel Landa, Dylan Teuns, Damiano Caruso e Wout Poels, i colombiani della EF Pro Cycling Rigoberto Uran e Daniel Martinez, quel Daniel Martin (Israel Cycling Academy) che alla Freccia Vallone ha finalmente dato segnali di ripresa, il francese Warren Barguil (Arkea-Samsic), anch’egli molto pimpante sul Muro di Huy, il campione olimpico Greg Van Avermaet (CCC) e il tasmaniano Richie Porte (Trek-Segafredo).

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luca.saugo@oasport.it

Twitter: @LucaSaugo

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Foto: Lapresse

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