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MotoGP, nove anni fa la scomparsa di Marco Simoncelli: un pilota tutto coraggio e spontaneità

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Era il 23 ottobre del 2011 quando, durante il Gran Premio della Malesia di MotoGP, Marco Simoncelli, tra i talenti più importanti del motociclismo italiano e iridato nella classe 250cc, perse la vita in un terribile incidente sulla pista di Sepang (Malesia). Il Sic, come era soprannominato dai tifosi, morì dopo una scivolata che sfortunatamente lo trascinò sotto le ruote della Yamaha di Colin Edwards e della Ducati di Valentino Rossi.

Sono passati 9 anni da quel mattino italiano che sconvolse tutti, appassionati di moto e non. Uno shock di dimensioni inimmaginabili per i principali attori del Circus delle due ruote, in primis per Rossi, grande amico di Marco e suo malgrado coinvolto nell’incidente fatale al centauro di Coriano, e poi per i tifosi, molti dei quali mai avevano assistito a un evento del genere: la scomparsa di un pilota in pista, per di più così noto.

Tuttavia, da quel giorno di lutto, il campione rivive nel ricordo che aleggia sempre nel paddock e nel cuore dei supporters. Quando si parla di questo argomento è sempre facile scadere nella retorica, ma se viene in mente Simoncelli è impossibile non dire quanto fosse speciale: diverso nel suo modo di correre, sempre all’arma bianca, tanto duro in pista quanto divertente fuori. Le battute con i giornalisti o con i colleghi prima di darsele in pista sono particolari indelebili.

Un numero, il 58, tornato nel Motomondiale grazie all’opera di papà Paolo, con un team nella categoria Moto3 (Sic58), per iniziare un nuovo percorso. Manca un personaggio come il “Sic” in un ambiente talvolta quasi ovattato dal politicamente corretto. Nell’era dei social il misurare le parole è diventato una necessità e la spontaneità e la genuinità sono sempre più merce rara. Le sue entrate in frenata, frutto di coraggio, erano un po’ osteggiate da chi interpretava l’andare in moto come un semplice esercizio di velocità e non anche di confronto maschio. Con Simoncelli lo spettacolo era garantito e la sua crescita era esponenziale nella classe regina.

Ripianti trasformati in sorrisi però se pensiamo al bene che ha fatto e sta facendo la fondazione a suo nome per aiutare i più deboli e i bisognosi. Un’attività benefica che ha reso il 58 un’icona onnipresente, alimentata dalla passione di chi collabora, forte proprio dei sentimenti di cui il pilota era un degno rappresentante. Nel weekend di Aragon (Spagna) un pensiero non può mancare per chi essendo se stesso ha un posto speciale nel cuore e nel cervello di noi tutti.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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