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Roland Garros 2020: Iga Swiatek contro Sofia Kenin, due cammini diversi per una finale non scontata

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Per cercare una finale senza precedenti confronti tra le due protagoniste, come sarà quella femminile del Roland Garros di sabato, non bisogna cercare lontano. Naomi Osaka e Petra Kvitova, agli Australian Open 2019, avevano vissuto il loro primo confronto proprio nell’ultimo atto. In quel caso, però, una veniva dai primi US Open vinti, l’altra una delle principali favorite quasi in ogni Slam, sebbene spesso rimanga sottovalutata. Tra Iga Swiatek e Sofia Kenin, invece, sarà una finale del tutto imprevista, sia per il percorso dell’una che per un rendimento sulla terra rossa dell’altra che non faceva certo presagire un simile risultato.

Invece, l’ultimo atto è questo: la novità che cerca di imporsi di forza contro la campionessa Slam che vuole ripetersi. Quella di Swiatek è una parabola che stava già ergendosi verso l’alto, ma è esplosa con la forza di una bomba a Parigi, con un percorso così dominante che non si vedeva da tantissimi anni. Il paragone è addirittura con Justine Henin, quella dei tempi d’oro, che nell’ultima edizione da lei vinta, quella del 2007, non perse un set fino alla finale. In questo caso la diciannovenne di Varsavia ha fatto forse ancor di più: ha fino a questo momento dominato il torneo, con una sicurezza impressionante mostrata anche contro l’argentina Nadia Podoroska, terza della storia ad arrivare dalle qualificazioni alla semifinale Slam (sarà numero 48 nel nuovo ranking WTA, un balzo di 83 posizioni). Di tutte le partite finora disputate da Swiatek, in nessuna delle quali ha lasciato più di cinque giochi alle avversarie, forse quella che più ha lasciato parlare è quella disputata contro la favorita numero uno del torneo, la rumena Simona Halep. Quel 6-1 6-2 ha fatto dire a tantissimi quello che già si mormorava, e cioè che, potenzialmente, siamo di fronte a una campionessa che negli anni a venire vincerà più di uno Slam. Altro dato importante: la tensione mentale che è sempre quella giusta. In tre incontri su sei (Vondrousova, Bouchard, Halep), per differenti ragioni, partiva da sfavorita, in altri tre (Hsieh, Trevisan, Podoroska) era invece lei ad avere il favore del pronostico. Swiatek non ha cambiato mai quello che è il proprio “focus”, l’obiettivo e la concentrazione sugli aspetti del proprio gioco in grado di dar fastidio alle avversarie.

E a questo dovrà stare attenta Sofia Kenin. L’americana, al contrario della sua futura avversaria, non era tra le principali candidate a un posto in finale sul Court Philippe Chatrier, e oltretutto non ha avuto vita particolarmente facile per arrivare a sabato. Nella semifinale con Kvitova, però, ha avuto un chiaro merito: quello di non consentire subito alla ceca di sentire fiducia nei propri colpi, che è ciò che le era riuscito nei primi cinque incontri. I segnali di tensione da parte di entrambe sono arrivati nel finale, ma migliore è stata la gestione della campionessa degli Australian Open dello scorso gennaio, protagonista, come si diceva, di un torneo tortuoso, in cui per quattro volte ha dovuto giocare il terzo set, in rimonta o da rimontata. Un vantaggio che avrà rispetto a Swiatek sarà quello di far valere l’esperienza in un simile contesto, che è diverso da tutti gli altri e proprio per questo necessita di un altro tipo di gestione dal punto di vista mentale in quei due giorni di attesa. Ne sa qualcosa Mary Pierce (benché già molto più avanti al tempo di Swiatek oggi) che, nel 1994, demolì chiunque si presentasse davanti a lei, Steffi Graf compresa, per poi cedere a livello nervoso in finale, dove l’esperienza di Arantxa Sanchez si rivelò decisiva. Ci sarà in ogni caso una prima volta a Parigi: con quale nome sarà tutto da vedere.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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