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Roland Garros 2020: la lezione di Rafael Nadal, ma Jannik Sinner è da applausi e il futuro ha il suo nome

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Sarà difficile da digerire per i “risultisti” più accaniti, coloro che tracciano bilanci leggendo solo il riscontro finale e qualche statistica a caso, valutare quello che è accaduto sul Philippe Chatrier. Sì perché per giudicare il 7-6 (4) 6-4 6-1 del match dei quarti di finale del Roland Garros 2020 tra il 12 volte vincitore del Roland Garros Rafael Nadal e l’azzurrino Jannik Sinner bisogna aver visto la partita.

Nadal, con classe ed esperienza, ha saputo prevalere perché Parigi è il suo “giardino di casa” e, anche se oggi il vento e le condizioni erano veramente al limite, ha saputo adattarsi, accettando con grande umiltà un giovane rivale che per più di due ore l’ha messo in difficoltà con le sue accelerazioni. La storia di questo confronto dice infatti che nei primi due set Sinner era avanti di un break, trovandosi a servire per la vittoria del primo parziale. Certo, coi se e coi ma non si fa la storia, e Jannik deve migliorare assolutamente nel suo essere “risolutore” in momenti critici, ma è necessario anche calcare certi palcoscenici per sviluppare determinate attitudini.

Jannik ha disputato una partita da applausi, al cospetto del più forte giocatore di tutti i tempi sulla terra rossa, che in 100 partite a Parigi ne ha vinte 98, conquistando con questo riscontro la sua 13ma semifinale in carriera in questo Major. Pertanto, aver messo in mostra colpi di pregevole fattura al cospetto del più grande su questa superficie e di uno dei migliori in assoluto è tanta roba.

Una lezione per lo studente Sinner, che lavora per diventare campione, e questa partita ha dimostrato quanto il percorso intrapreso sia quello giusto. Il talento c’è e la voglia di affrontare anche con sfrontatezza tutto e tutti altrettanto. Sulla terra, dove probabilmente il suo gioco così aggressivo fatica ad attecchire, si è visto per due set un Nadal fare il tergicristallo e spesso dover ammirare le palle prossime alle righe dell’altoatesino. Certo, alla fine è lui ad aver vinto ed è lui ad andare avanti. Ma la prestazione del 19enne del Bel Paese è qualcosa di più di una raccomandata con ricevuta di ritorno. Il futuro del tennis internazionale, al termine di questo confronto, ha il suo nome e da questa sconfitta sicuramente saprà trarre giovamento.

Nessuno infatti potrà toglierli il riconoscimento di aver raggiunto i quarti di finale all’esordio in questo Slam, di essere stato il più giovane italiano a spingersi a tanto e di aver replicato quanto proprio Rafa seppe fare nel 2005. Chiaro, si impone l’iberico, ma dietro il 7-6 (4) 6-4 6-1 c’è molto altro…

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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