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Tennis, ATP Vienna 2020: Lorenzo Sonego, c’è Daniel Evans come passaggio dall’impresa con Djokovic alla finale
Lorenzo Sonego potrebbe diventare il secondo italiano a giocare una finale di un ATP 500 quest’anno, dopo Gianluca Mager nello scorso febbraio a Rio, ed è anche il secondo azzurro in fila a giocare una semifinale a Vienna, dopo Matteo Berrettini lo scorso anno. Contro il britannico Daniel Evans l’obiettivo è quello di diventare il secondo italiano a raggiungere l’ultimo atto in questo torneo dalla tradizione sempre più solida nel tempo: il primo fu Gianluca Pozzi nel 1992, il quale fu sconfitto da Petr Korda, che sarebbe stato ancora per pochi mesi cecoslovacco.
https://www.oasport.it/2020/10/live-sonego-evans-semifinale-atp-vienna-2020-in-diretta-lazzurro-cerca-la-finale-dopo-limpresa-con-djokovic/
La sorpresa del mondo tennistico ieri è stata grande nel vedere tanto un Novak Djokovic non al meglio della forma, cosa che si era intuita, anche se parzialmente, nei suoi due match precedenti con l’altro serbo Filip Krajinovic e il croato Borna Coric, quanto un Sonego dotato di così grande convinzione. Quest’ultimo tratto è quello fondamentale del torinese, che troppe volte è stato in qualche modo bistrattato, eppure è lì: numero 3 d’Italia, dalla prossima settimana nei primi 40 del mondo, giocatore a torto definito “da terra rossa” quando ha ottenuto risultati di rilievo anche sul veloce. Anzi, il primo titolo l’ha vinto sull’erba, quella turca di Antalya lo scorso anno contro il serbo Miomir Kecmanovic. La convinzione è quella che ha permesso a Sonego di non tentennare mai, nemmeno sulle palle break (sei nell’intero secondo set) avute da Djokovic, che avrebbe potuto rimettersi in partita con ognuna di esse. Dall’altra parte della rete, però, c’era un giocatore già ben rodato da due grandi successi, quelli contro l’altro serbo Dusan Lajovic e il polacco Hubert Hurkacz, con quest’ultimo in particolare che sulle superfici rapide è un signor giocatore. Il servizio fino a oggi gli ha dato diverse soddisfazioni, funzionando con buona continuità: è quello che deve accadere anche oggi.
Dall’altra parte della rete, Daniel Evans è un personaggio che ha letteralmente vissuto due vite tennistiche. La prima, fino al 2017, l’aveva visto affacciarsi nel mondo che conta con un terzo turno agli US Open 2013, ma con la nomea di “bad boy” del tennis britannico, per alcuni suoi comportamenti che non erano esattamente ortodossi, che lo hanno portato a perdere non una, ma due volte il sostegno economico della LTA. Il punto di svolta, però, è arrivato nel 2017, un anno che per lui pareva migliore degli altri con i successi a Sydney contro Thiem e a Melbourne contro Cilic. Dalla top 50 alla cocaina, però, il passo è stato breve: positività nell’aprile di quell’anno e squalifica per 12 mesi, con le annesse bordate di Andy Murray (“Ha buttato via una carriera”) e la consapevolezza di aver fatto un errore di proporzioni enormi. Dal quale, però, è riuscito a risalire, e qui si giunge ala seconda vita. In un anno e mezzo si è ripreso un’altra finale ATP (persa con il moldavo Radu Albot a Delray Beach), è diventato numero 1 di Gran Bretagna nell’ottobre 2019 e, quest’anno, è stato davvero costante soprattutto sul veloce, collezionando gli scalpi del belga David Goffin, dei russi Andrey Rublev (due volte) e Karen Khachanov (due volte anche lui). Poco amante del rosso, come è tornato sulle superfici rapide ha ripreso quota con la semifinale ad Anversa, e a Vienna ha battuto il bulgaro Grigor Dimitrov dopo una battaglia nei quarti. La stanchezza potrebbe essere l’arma a favore di Sonego, ma per entrambi c’è una fiducia non da poco.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: © e-motion/Bildagentur Zolles KG/Leo Hagen