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Tennis: Marco Cecchinato e la caccia alla risalita sotto la guida di Massimo Sartori
Osservando il recente percorso di Marco Cecchinato, che dopo il lockdown è tornato ad alzare i giri del motore, appare chiaro come per il siciliano la mano di Massimo Sartori, al suo fianco da marzo dopo la conclusione del rapporto con Uros Vico, sia stata davvero importante.
All’inizio della loro collaborazione, queste erano le parole di Sartori al Corriere della Sera: “Marco nel 2018 ha avuto una stagione straordinaria, anche dal punto di vista mediatico. Ma l’ha pagato. Era immaginabile che facesse qualche passo indietro, ma lui si è adagiato troppo, ha pensato che le cose sarebbero andate avanti da sole, ha smesso di allenarsi come doveva. Ha iniziato bene anche il 2019, con una vittoria a Buenos Aires e una semi a Doha, ma quando è arrivata la stagione su terra, con tante aspettative, si è bloccato anche di testa“.
E poi ancora: “Ho detto a Cecchinato che se voleva lavorare con me doveva stare alle mie condizioni, a partire dallo spostamento a Vicenza. Poi servono educazione, regole e rispetto reciproco. E tanto lavoro. Ora l’obiettivo è rimetterlo in pista fisicamente e mentalmente, farlo tornare a essere un giocatore, non un colpitore come era diventato. Farlo galleggiare, evitando anche scelte sbagliate come preferire i Challenger su terra a Sofia e Vienna, dove era in tabellone a fine 2019. Una follia. Non so se può tornare in semifinale Slam, gli auguro di fare anche meglio, ma tornare tra i primi 50 del mondo mi sembra il minimo“.
Gli effetti della cura Sartori si sono visti fin dal rientro dal lockdown. A Todi si è fermato ai quarti, e solo perché il tedesco Yannick Hanfmann aveva iniziato un periodo da giocatore tra i più caldi del momento (anche se ieri Lorenzo Musetti è riuscito con maestria a disinnescarlo). Passata la parentesi US Open (sconfitta al primo turno con il sudafricano Lloyd Harris, più a suo agio sul veloce), sono tornati i buoni risultati, a partire dalle qualificazioni passate a Roma con un ottimo atteggiamento e la ben poca voglia di perdere subito con il bielorusso Egor Gerasimov, poi la rimonta col britannico Kyle Edmund prima del KO con il serbo Filip Krajinovic.
Al Roland Garros, però, si è davvero rivisto un Cecchinato forse non ai livelli della stagione su terra 2018, ma comunque davvero competitivo. Poteva essere pericoloso il confronto con Ernests Gulbis al primo turno del tabellone cadetto, e invece le vittorie sono tutte arrivate in due set, facili per di più. E ancor di più ha chiarito le cose il modo in cui ha battuto l’australiano Alex de Minaur, con i due game nel finale di secondo set durati, da soli, oltre mezz’ora che hanno disintegrato a livello psicologico la tenuta di colui che, in teoria, avrebbe dovuto essere più forte.
Tutti segnali, questi, che uniti a quanto accaduto in Sardegna (match point annullato a Gianluca Mager, gestione di un set complicato con l’americano Tommy Paul, rimonta contro lo specialista iberico Albert Ramos-Vinolas), fanno pensare che il lavoro portato avanti con Sartori stia dando dei buoni frutti. Il ranking in questo momento rende peraltro poca giustizia a Cecchinato, a causa delle attuali norme che lo regolano (e che lo regoleranno fino all’8 marzo 2021), ma il nuovo ingresso nei primi 100 può essere il crocevia, stante anche un atteggiamento sul campo ritrovato, per alcuni anni ancora di ottimo tennis da parte sua. Senz’altro sul rosso, ma anche fuori (come aveva in più occasioni dimostrato).
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: LivePhotoSport.it / Roberta Corradin