Seguici su

Ciclismo

Vuelta a España 2020: David Gaudu è il Messia che la Francia attende per le corse a tappe?

Pubblicato

il

Nel 2016 David Gaudu vinse il Tour de l’Avenir battendo nettamente corridori del calibro di Egan Bernal, Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart. Il transalpino, che è coetaneo degli ultimi due e ha solo quattro mesi in più del colombiano, nelle frazioni di montagna si era dimostrato nettamente superiore alla concorrenza. Solo l’azzurro Edward Ravasi, di oltre due anni più vecchio, era riuscito a concludere la gara a meno di un minuto di distacco dal francese. Bernal, Hindley e Geoghegan Hart, rispettivamente quarto, quinto e sesto (terzo fu Adrien Costa, oggi ritiratosi), chiusero a 2’46” il primo, 3’09” il secondo e 4’16” il terzo.

Gaudu, in quel 2016, vinse anche la Corsa della Pace, proprio davanti a Tao Geoghegan Hart, e arrivò quinto in una gara per professionisti quale il Tour de l’Ain. Quando l’anno successivo, alla prima stagione tra i grandi, appena ventenne, sfornò prestazioni incredibili in salita, la Francia sembrava aver trovato il suo Pantani o, quantomeno, il suo Quintana. Nel 2017 Gaudu arrivò settimo sull’aspra salita di Lo Port alla Vuelta a Catalunya. Alle sue spalle giunsero corridori del calibro di Hugh Carthy, Jakob Fuglsang, Steven Kruijswijk, Romain Bardet e Geraint Thomas. In estate, inoltre, vinse una tappa d’alta montagna al Tour de l’Ain, ove fu secondo in classifica generale alle spalle del capitano Thibaut Pinot, mentre a inizio ottobre concluse al quinto posto la Milano-Torino, davanti allo stesso Pinot.

Il 2018 doveva essere la stagione della consacrazione, ma si trasformò nella peggiore della carriera per il giovane transalpino. Gaudu aveva come obiettivo l’esordio in un grande giro alla Vuelta e, dunque, iniziò l’annata andando molto piano, dato che doveva raggiungere la condizione migliore sul finire dell’estate. Tutto il lavoro, però, fu gettato alle ortiche quando venne convocato per il Tour de France, che non aveva preparato, dopo il forfait di Pinot. David non andò forte nel grande giro francese, saltò quello spagnolo e non trovò mai il colpo di pedale dei giorni migliori.

Nel biennio seguente il transalpino è tornato a ottenere ottimi risultati. Prima del successo odierno sull’Alto de la Farrapona aveva vinto anche una tappa al Giro di Romandia 2019. Ancora, però, non è riuscito a realizzare tutto il suo potenziale. L’impressione è che la Groupama-FDJ non sia il contesto ideale per far sbocciare David. Egli, infatti, sovente ha partecipato alle grandi corse come spalla di Thibaut Pinot e di rado ha avuto modo di fare il capitano e solo in contesti di secondo piano.

La troppa gavetta, in relazione a quella pressoché inesistente fatta da corridori che hanno la sua età o sono ancora più giovani, come Pogacar ed Evenepoel, e sono già tra i migliori interpreti al mondo delle corse a tappe, pare abbia finito per demoralizzarlo. Oggi sull’Alto de la Farrapona Gaudu sembrava stare nettamente meglio rispetto a Soler. D’altronde aveva anche lavorato di meno. Eppure ha aspettato gli ultimi centocinquanta metri per scattare, facendo capire che non si sentisse sicuro di partire prima.

La speranza non solo della Francia, che non ha un uomo capace di vincere il Tour o il Giro dai tempi di Hinault e Fignon, ma di tutti gli appassionati di ciclismo, è che questa vittoria serva a far sbloccare definitivamente Gaudu. Il transalpino è uno dei grimpeur più promettenti della sua generazione e ha sicuramente i mezzi per ottenere risultati migliori di quelli raccolti in questi primi anni da professionista. Deve, però, fare uno step prima di tutto mentale, altrimenti rischia di rimanere un eterno incompiuto.

[sc name=”banner-article”]

luca.saugo@oasport.it

Twitter: @LucaSaugo

Clicca qui per seguire OA Sport su Instagram
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

Foto: Lapresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità