Ciclismo

Vuelta a España 2020: Richard Carapaz si gioca tutto sull’Angliru. Salita da scalatori puri, meno adatta a Roglic

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Oggi, nonostante oltre 4000 metri di dislivello, cinque Gran Premi della Montagna e l’arrivo in vetta all’Alto de la Farrapona, è stato un nulla di fatto nell’undicesima tappa della Vuelta a España 2020. Ci si aspettava sicuramente lo scontro diretto in chiave classifica generale, invece i big si sono guardati quasi fin sul traguardo, con tanta paura soprattutto per ciò che avverrà domani.

Nella frazione di domenica, la dodicesima, non ci si potrà più studiare. Solamente 110 chilometri, ma davvero scoppiettanti. Giornata di altissima montagna, con quasi 3000 metri di dislivello e cinque GPM. Il primo è l’Alto del Padrun, terza categoria di tre chilometri al 6.6% di pendenza media. Si svetta successivamente sull‘Alto de Santo Emiliano, un po’ più lungo (quasi 6 chilometri) ma con pendenze medie più dolci, di poco inferiore del 5%. Poi si farà sul serio: Alto de la Mozqueta, poco più di 6 chilometri all’8.4% con punte iniziali al 12%, Alto del Cordal di 5,4 chilometri ma con pendenze che superano spesso il 10% e con picchi del 14%, per poi arrivare sull‘Angliru, di più di 12 chilometri e punte superiori al 20%.

La salita conclusiva sarà ovviamente per scalatori puri, è una delle montagne più temute d’Europa. In chiave classifica potrebbe fare la differenza chi su queste pendenze si esalta come Richard Carapaz. Il capitano della INEOS Grenadiers, a pari tempo con il leader Primoz Roglic in graduatoria, si gioca praticamente tutto: l’obiettivo è infatti quello di guadagnare qualcosa visto che nella cronometro che porterà a Mirador de Ézaro perderà tempo inesorabilmente. L’ascesa finale non favorisce il campione sloveno, almeno sulla carta: la condizione della stella della Jumbo-Visma è stellare e non ci stupiremmo se ci potesse essere addirittura un suo attacco. 

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gianluca.bruno@oasport.it

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Foto: Lapresse

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