Biathlon
Biathlon, Coppa del Mondo femminile 2020-21: Dorothea Wierer è la donna da battere, Lisa Vittozzi l’aspirante regina
Sabato 28 novembre le nevi di Kontiolahti, in Finlandia, saranno teatro della prima gara della XXXIV edizione della Coppa del Mondo di biathlon femminile. L’Italia ha tutti i crismi per vivere una nuova stagione da protagonista, in quanto può contare su due atlete di livello assoluto, a cominciare da Dorothea Wierer. La trentenne altoatesina deve essere considerata la numero uno del circuito, avendo vinto le ultime due Sfere di cristallo e ben tre ori iridati tra Östersund 2019 e Anterselva 2020. Al tempo stesso, però, il movimento azzurro gode di un’altra freccia nella propria faretra, ovvero Lisa Vittozzi, che mira a riscattarsi dopo aver vissuto un 2019-20 al di sotto delle aspettative. Allo scopo di analizzare le prospettive della nuova stagione, abbiamo fatto il punto della situazione assieme all’ex biathleta René Laurent Vuillermoz, che per il secondo inverno di fila, collaborerà con OA Sport tramite la rubrica Bersaglio Mobile.
Renè, non si può non cominciare da Wierer, vincitrice delle ultime due Coppe del Mondo. L’anno scorso di questi tempi si diceva che non sarebbe stata un fattore per la classifica generale, poiché veniva data in ritardo di condizione. Invece, sappiamo tutti come è andata a finire. Nell’ultima estate non ha avuto alcun acciacco. Dunque, se tanto ci da’ tanto, la terza Sfera di cristallo consecutiva va considerata un obiettivo fattibile. Tu cosa ne pensi?
“Sono della tua stessa opinione, Dorothea sarà sempre al vertice. Conosciamo bene le sue qualità e, al tempo stesso, lei ha dimostrato di sapersi gestire magnificamente. Non so se vincerà ancora la Coppa del Mondo, ma di sicuro tutte le altre dovranno impegnarsi al massimo per batterla e non è detto che ci possano riuscire”.
Chi potrebbe essere la sua rivale più pericolosa?
“Io resto dell’idea che ce l’abbiamo in casa! Mi riferisco a Lisa Vittozzi, perché se riesce a mettere in pratica quanto le ho visto fare in allenamento, allora può diventare la nuova leader del circuito. L’ho vista molto più tranquilla, parecchio più rilassata e decisamente più sciolta rispetto a un anno fa. Può fare veramente bene e tornare quella del 2018-19. L’unica incognita riguarda la condizione atletica a inizio stagione, perché ha dovuto rallentare la preparazione proprio a cavallo dei mesi di ottobre e novembre. Comunque attenzione, perché si parte con due tappe a Kontiolahti, dove lei ha sempre fatto i numeri”.
Altre pretendenti alla Sfera di cristallo? Dobbiamo guardare soprattutto alla Scandinavia. Ti faccio un nome, Hanna Öberg.
“Lei sicuramente è una da tenere d’occhio, se ne parla da anni come una potenziale vincitrice della Coppa del Mondo e prima o poi credo riuscirà a portarsela a casa. Sinora le è mancato sempre qualcosa, sia sugli sci che nel tiro in piedi. Crescendo un pochino di livello, potrebbe mettere in difficoltà tutte le altre. Comunque, più che alla Svezia, io guarderei alla Norvegia”.
Parrocchia Olsbu-Røiseland o parrocchia Eckhoff?
“Olsbu! Nelle gare disputate settimana scorsa a Sjusjøen mi ha impressionato, perché ha letteralmente preso a sberle tutte le connazionali. Eckhoff non è lontanissima nel fondo, ma è troppo altalenante al poligono. Lo abbiamo visto anche l’anno scorso, quando ha comunque trovato dei periodi di grazia al tiro. Se devo scegliere tra le due, penso che la candidatura di Marthe possa essere più concreta di quella di Tiril”.
Quindi, o guardiamo a sud delle Alpi, o alla Scandinavia. Nel mezzo non c’è proprio nessuna?
“Beh ci sarebbe Denise Herrmann, alla quale però manca ancora un po’ di continuità, soprattutto al tiro. Deve evitare i passaggi a vuoto se vuole davvero puntare alla conquista della Coppa del Mondo. Per il resto non vedo granché. Franziska Preuß e Ingrid Tandrevold non mi convincono del tutto e nelle francesi ci credo poco, nonostante il rientro nello staff tecnico di Jean Paul Giachino e il ritorno di Anais Chevalier dalla pausa maternità. Marketa Davidova potrebbe essere cresciuta un pochino, ma sarebbe sorprendente trovarla in lotta per la Sfera di cristallo”.
Senti, alla voce Svezia ci sono due nomi da tenere d’occhio. Magari non nell’immediato, ma per il futuro sicuramente. Parlo di Elvira Öberg e Stina Nilsson.
“Allora ne discutiamo quando sarà il momento, perché adesso è presto per entrambe. La prima va seguita con grande attenzione, ma credo sia ancora troppo giovane. Dell’altra invece non parlo neanche. La prima stagione con la carabina in spalla non si può prendere in considerazione, basta guardare i risultati della stessa Herrmann quando ha effettuato il passaggio al biathlon. Non sono più gli anni ’90, il tiro è evoluto a un punto tale che una fondista non può più arrivare e prendere subito tutte le biathlete a sberle. Lasciamole fare la sua strada e penso che tra un paio di anni potrà raccogliere i frutti di quanto sta seminando. Sappiamo quanto valeva Herrmann nel fondo e sappiamo cosa è diventata nel giro di un quadriennio. Se Nilsson dovesse riuscire a fare altrettanto, sarebbero dolori per tutte. Se proprio vuoi tenere d’occhio qualcun’altra in vista del 2020-21, sposta lo sguardo un po’ più a est”.
In Finlandia? Kaisa Mäkäräinen si è ritirata…
“Lo so che si è ritirata! Io mi riferisco a Mari Eder-Laukkanen. Mi rendo conto di cosa sto dicendo, ma ti assicuro che quest’estate l’ho vista ad Anterselva e mi ha fatto paura. Se solo riuscisse a superare quel blocco psicologico al tiro che la attanaglia, allora potrebbe anche raccogliere il testimone di Kaisa”.
Passiamo alle vicende di casa Italia. A parte Wierer e Vittozzi, purtroppo, non c’è molta carne al fuoco. In squadra nazionale abbiamo solamente altre due atlete, ovvero Michela Carrara e Irene Lardschneider.
“Michela viene da una stagione di apprendistato, dunque sarebbe lecito aspettarsi una crescita. Purtroppo tra l’estate e l’autunno ha avuto grossi problemi fisici, quindi la sua preparazione non è certo stata ideale. Vedremo quale sarà il suo livello, che definirei un’incognita. Per quanto riguarda Irene, invece non credo ci possano essere grandi aspettative, in quanto dovrà prima prendere le misure con il massimo circuito”.
Infine non bisogna dimenticarsi dell’esistenza di Federica Sanfilippo e Nicole Gontier, le quali sono state escluse dalle squadre nazionali, ma dovrebbero essere pienamente abili e arruolabili per la Coppa del Mondo.
“Sappiamo quanto valgono e mi auguro che possano avere le loro possibilità, indipendentemente da quelle che sono state le scelte effettuate in primavera. Per come la vedo io, se un’atleta è meritevole e va parecchio più forte di chi ha 7-8 anni di meno, è giusto che sia schierata in Coppa del Mondo anche se non è più giovanissima. Fermo restando che non parliamo di cariatidi, perché nel biathlon a 29-30 anni si è ancora nel pieno della carriera. In tal senso, le scelte per Kontiolahti possono essere condivisibili”.
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Foto: La Presse