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Ciclismo su pista, a che punto è il velodromo di Spresiano? I lavori potrebbero riprendere presto

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Dopo 15 mesi di stop, di attesa e speranza, si fa sempre più concreto lo sblocco dei lavori del velodromo di Spresiano (TV). Secondo La Tribuna di Treviso infatti, entro la fine del 2020 sarà sciolto il contratto con l’impresa milanese Pessina Costruzioni, e il nuovo appalto sarà gestito da Sport e Salute (ex Coni Servizi), che per la prossima estate, o almeno si spera, darà il via alla ripresa dei lavori. Il velodromo trevigiano diventerà il primo impianto coperto omologato per il ciclismo su pista di livello internazionale, con la sua capienza di ben 6000 spettatori, nonché la possibilità di ospitare rassegne mondiali e olimpiche.

Questo cambio di passo è stato reso noto dal presidente della Federciclismo Renato Di Rocco a margine dell’ultimo Consiglio Federale: “Su Spresiano siamo in dirittura di arrivo, era difficile mettere d’accordo le parti con le pendenze e i contenziosi in ballo. Sport e Salute ha già manifestato la sua disponibilità a subentrare per completare l’opera, previo un passaggio con la Presidenza del Consiglio”. La Pessina Costruzioni, vincitrice dell’appalto, aveva iniziato la costruzione nel settembre del 2018, ma poi s’era trovata in difficoltà economiche, tanto da richiedere il concordato preventivo al Tribunale di Milano. Così la Federazione, ossia l’appaltante, aveva chiuso il cantiere, contando già un pesante ritardo sulla tabella di marcia.

Come ribadisce La Tribuna di Treviso, Di Rocco ha ritenuto opportuno non attendere gli sviluppi della vicenda Pessina, avviando già la scorsa primavera la procedura di revoca del contratto con l’azienda milanese, e candidando Spresiano ai Mondiali del 2026. Il piano B è ricaduto su Sport e Salute. L’ex Coni Servizi, società in-house del Ministero dell’Economia, s’è dichiarata disponibile a diventare stazione appaltante per conto della Federazione e della Presidenza del Consiglio, e dovrà mettere al bando il completamento dei lavori, previo parere favorevole della stessa Presidenza del Consiglio, da cui dipendono i fondi pubblici. Con questo potrebbe assumere il ruolo di regia, e non è nemmeno da escludere che possa mantenere la gestione dell’opera, così da poterla rendere pubblica. 

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