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F1, Mondiale 2020: Lewis Hamilton entra nella leggenda tra Ayrton Senna e Michael Jordan

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Un po’ Ayrton Senna. Un po’ Michael Jordan. Questo è Lewis Carl Davidson Hamilton. Il sette volte campione del mondo della Formula Uno ormai può essere nominato senza alcun tipo di problema al fianco di queste leggende dello sport. Il pilota inglese ha appena festeggiato il suo ennesimo trionfo, grazie alla vittoria nel Gran Premio di Turchia. Una delle più complicate della sua vita, una delle più belle e una delle più significative. E dire che, quando raggiungi quota 94 successi in carriera, non dev’essere affatto semplice scegliere. Però, oggettivamente, quello che ieri il portacolori della Mercedes ha messo in scena all’Istanbul Otodrom ha valicato la pista e l’asfalto. Ha raggiunto un livello superiore, quasi poetico.

La vittoria nel Gran Premio di Turchia per Lewis Hamilton ha riassunto perfettamente due “massime” di Ayrton Senna e Michael Jordan. Senza alcun dubbio. Il pilota brasiliano, grande idolo del nativo di Stevenage, amava ricordare come durante una gara devi capire quando sia giunto il momento di rischiare e quando, invece, mordere il freno. Mai andare oltre le possibilità. Sensibilità e concentrazione. E così ha fatto. Gestendo con la sua indubitabile intelligenza la condizione di bagnato estremo iniziale, quindi una pista che andava, mano a mano, asciugandosi, ma non del tutto, come si è visto. Il fuoriclasse della NBA dall’alto dei suoi sei titoli era solito dire invece sul parquet: “Lascia che la partita venga a te”. Tradotto in soldoni: se all’inizio le cose non vanno come vorresti, rimani calmo, attendi che il match giunga nelle tue possibilità, quindi azzannalo e vallo a vincere.

Proprio così. Sostituite match con Gran Premio ed il gioco è fatto. Ieri il pilota della Mercedes ha sublimato tali concetti. Ha lasciato sfogare gli avversari in avvio, con una W11 che faceva davvero fatica a tenere in pista. Non ha voluto correre il minimo rischio, anche se con il vantaggio abissale a disposizione poteva comunque prendersi una giornata di “riposo”. Invece no. Ha iniziato a trovare il giusto feeling e le vibrazioni che cercava. Ha pazientato, fino a che la gara è arrivata. L’ha presa in mano e non se l’è lasciata scappare. Ha vinto tra mille difficoltà (un solo pit-stop gli ha consegnato gomme quasi alla tela negli ultimi chilometri) ma ha tagliato il traguardo per primo. Non certo una novità per un fuoriclasse che lo ha fatto per la novantaquattresima volta in carriera, certo, ma è stato il modo in cui l’ha fatto che ha reso una domenica speciale una giornata che entra nella leggenda della massima categoria del motorsport.

Le lacrime dell’inglese nel team radio dopo il traguardo, poi, ce lo restituiscono in maniera più umana. Non è un robot, come non lo erano Ayrton Senna e Michael Jordan. Campioni assoluti, senza dubbio. Tutti con una forza mentale e una intelligenza sensazionale, senza dimenticare Madre Natura che li ha stradotati di talento. Lewis Hamilton ormai è di diritto nel Gotha dello sport mondiale, non più solo della Formula Uno. Dopo una vittoria così, “Jordanesca”, non si può certo considerare il sette volte iridato posizionato in un gradino inferiore alle altre leggende dello sport. E, statene certi, anche il suo idolo Ayrton Senna la pensa come noi…

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