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Mike Tyson, un eroe mitologico che ferma il tempo: ci ha riportati in un passato sognante. Un quarto d’ora da leggenda

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Rivedere Mike Tyson sul ring è stato come fermare la clessidra. Ammirare Iron Mike sul ring dello Staples Center è stato come ritornare nel passato, è stata la manifestazione vivente di un tempo che non c’è più e che in maniera vellutata ci manca nel nostro quotidiano. Uno dei pugili più iconici della storia dominava le scene nella seconda parte degli anni ’80, vinse il suo primo Mondiale nel 1986 e poi unificò tre cinture difendendole fino al 1990. Era un mondo meno frenetico, in cui era eretto ancora il Muro di Berlino e in cui la contrapposizione tra USA e URSS erano ancora ben viva. Era un mondo in cui le comunicazioni erano lontane anni luce da quelle odierne e in cui l’atmosfera era più sognante, più ovattata, più spensierata. Un contesto in cui anche i rapporti umani erano ben più vivi rispetto a quelli attuali (indipendentemente dall’emergenza sanitaria).

Riammirare il rinominato King Kong con i guantoni ai pugni ci ha riportato a quei momenti: per una ventina di minuti non è sembrato di essere nel 2020, ma in quel passato tanto lontano, in cui Mike Tyson era uno degli sportivi più noti a livello globale. Ed è così ancora oggi: il ritorno sulle scene del fenomeno statunitense, a quindici anni di distanza dall’ultima volta, ha richiamato l’interesse non soltanto degli appassionati della nobile arte, ma anche di chi semplicemente si ricordava di questa icona, capace di fare parlare di sè non soltanto per le gesta sul quadrato ma anche per la sua vita sopra le righe.

In quel 1986 Diego Armando Maradona vinceva il Mondiale con la sua Argentina segnando i due gol più famosi della storia, proprio quando Iron Mike diventata il più giovane Campione del Mondo della storia tra i massimi a 20 anni e una manciata di giorni. Pochi giorni fa il Pibe de Oro ci ha lasciati e Tyson lo ha voluto ricordare con un messaggio accorato. Un uomo che ha fermato il tempo e che è tornato a risplendere a 54 anni suonati, dopo un’assenza infinita, con un fisico scolpito e performante, ben lontano da quello di qualsiasi ultra cinquantenne. Non è soltanto uno sportivo, ma un uomo che ha segnato la cultura popolare ed è diventato un mito. Uno dei dieci atleti più influenti degli ultimi trent’anni.

Si temeva che fosse un incontro farsa e poco significativo, invece il match contro Roy Jones Jr. è stato un match vero, entusiasmante e avvincente, con alcuni colpi di assoluto spessore tecnico e che ha creato un seguito enorme, forse anche maggiore rispetto a incontri per titoli iridati degli uomini di riferimento del momento. Sul ring è stato e resta un’icona indelebile, qualcosa che non può essere scalfito dalla sua vita sregolata. E ha un cuore grande: è in missione divina, come ha dichiarato, perchè è Dio stesso a chiedergli di combattere in modo da devolvere in beneficenza gli incontri delle sue contese. E se a 54 anni riesce ancora a garantirsi una borsa di circa 20 milioni di dollari, allora si capisce ancora di più quale era e quale sia la sua immensa grandezza sportiva e mediatica.

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