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MotoGP, chi è Joan Mir. Un campione del mondo di regolarità. Ma nel 2017 aveva dominato in Moto3

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Joan Mir è il nuovo Campione del Mondo MotoGP 2020. Un traguardo sensazionale e a dir poco inatteso in sede di presentazione di questa stagione, che ha riservato però mille colpi di scena a partire dal primo round di Jerez fino ad arrivare al GP di Valencia odierno. Lo spagnolo della Suzuki, oggi 7° al termine di una gara in gestione con la consapevolezza di potersi accontentare di un piazzamento modesto per chiudere i conti, ha trionfato meritatamente senza dover correre il rischio di giocarsi tutto nel gran finale di Portimao. Mir è stato semplicemente il più forte di tutti in gara (sull’asciutto), arrivando quasi sempre nella top5 al traguardo nonostante qualifiche spesso e volentieri deficitarie che lo hanno costretto a dover rincorrere da lontano in griglia.

Classe 1997, il nativo di Palma di Maiorca è alla sua seconda stagione in MotoGP dopo aver chiuso 12° in classifica generale il suo anno da rookie nel 2019. Prima di sbarcare nella classe regina del Motomondiale, Mir aveva però già dato dimostrazione di tutto il suo talento specialmente in occasione del Mondiale Moto3 2017. Il centauro iberico dominò quel campionato in lungo e in largo con la Honda del Team Leopard, conquistando dieci successi e salendo sul podio in 13 gare su 17 con una superiorità davvero impressionante rispetto al resto della concorrenza in una categoria che, come sappiamo, appiattisce le differenze prestazionali favorendo l’equilibrio grazie al gioco delle scie. Nel 2018 passò in Moto2 con il Team EG 0,0 Marc VDS senza brillare (6° nella generale), ma facendo intravedere comunque dei lampi importanti con quattro podi equamente distribuiti tra secondi e terzi posti che gli hanno consentito di strappare un contratto con Suzuki in MotoGP per l’anno successivo.

Il resto è storia, come si suol dire. Joan ha commesso nel 2020 un solo vero grande errore, cadendo da solo a Jerez 1 e mettendo a referto uno zero molto pesante nel round inaugurale, ma in seguito è stato praticamente perfetto limitando i danni in qualifica (suo punto debole) e facendo la differenza in gara con un ritmo estremamente competitivo su ogni tracciato. La grande forza di Mir e della Suzuki è stata proprio quella della versatilità, mentre le altre case principali non sono state altrettanto solide dal punto di vista della costanza di rendimento nell’arco del campionato da un weekend all’altro. Quando manca ancora una gara alla fine della stagione, il maiorchino vanta una vittoria e sette podi complessivi, oltre ad altri due piazzamenti nella top5 (un quarto ed un quinto posto) che certificano la sua consistenza in condizioni di pista asciutta.

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