MotoGP
MotoGP, perché si è ritirato Valentino Rossi? La causa: un problema elettrico
“Purtroppo alla curva 4, quando ho riaperto il gas, la moto si è ammutolita e non è più andata. Ho visto che stavano ‘sbriccando’ la moto per capire cos’è successo, però ancora non si sa. Fortunatamente non si è rotto il motore, è stato un problema elettrico. Una cosa da un euro, come si dice in questi casi, però ancora non si sa con precisione“.
Con queste parole Valentino Rossi ha commentato il suo ritiro nel GP d’Europa, round del Mondiale 2020 di MotoGP. A Valencia, il “Dottore” è tornato a girare dopo aver saltato a causa del Covid-19 il doppio appuntamento di Aragon. Purtroppo, Vale non ha potuto portare a compimento la sua prova, visto che la Yamaha si è ammutolita e lo ha un po’ “tradito”. Le prestazioni, in generale, della moto di Iwata in gara sono state molto deludenti e non è un caso che il migliore della truppa dei tre diapason sia stato Franco Morbidelli, giunto solo 11°.
Si temeva che Valentino avesse rotto il motore e con quello che è accaduto a Maverick Vinales si trovasse a mal partito. L’iberico, infatti, vista la sanzione sull’uso delle valvole non consentito sui propulsori di Jerez de la Frontera (Spagna), ha subito una penalità, avendo punzonato la sesta unità e andando oltre il limite di cinque. Fortunatamente, sembra proprio che la causa del ritiro di Rossi sia un problema elettrico, in quanto il motore non ha presentato alcuna criticità dal punto di vista meccanico nell’analisi ai box. In questo senso, il nove volte iridato aveva visto giusto nella sua analisi post gara.
Il “46” avrà, quindi, a disposizione altri due motori per completare l’annata senza incorrere in penalità, ma è chiaro che questo discorso non sia affatto consolatorio. Di fatto, dal punto di vista prestazionale, il propulsore di Iwata manca in generale di prestazione e non è accompagnato dalla consistenza desiderata, visto quanto è accaduto in passato. Pertanto, con un Mondiale di MotoGP sempre più nelle mani della Suzuki e dello spagnolo Joan Mir, non resta che rimboccarsi le maniche tra le fila yamahiste.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: Valerio Origo